Il Cardinal Martini è morto... per la Chiesa è suicidio come per Welby?

La morte del Cardinal Martini riapre per certi versi la tematica del fine vita e mette in luce alcune ipocrisie.
Ebbene da oggi fino al funerale cattolico che il Vaticano gli riserverà, come ha giustamente riservato a Woytila a suo tempo, ho l'impressione che vedremo il festival dell'ipocrisia benpensante e bigotta.
«La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz'altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano piu' alla persona.
In particolare non può essere trascurata la volontà del malato... non si può mai approvare il gesto di chi induce la morte di altri, in particolare se si tratta di un medico. E tuttavia non me la sentirei di condannare le persone che compiono un simile gesto su richiesta di un ammalato ridotto agli estremi e per puro sentimento di altruismo, come pure quelli che in condizioni fisiche e psichiche disastrose lo chiedono per sé».
Parole che, a loro tempo, hanno fatto discutere tutti coloro che avevano anche piacere ad apparire in televisione a dire la propria opinione conformista.
Orbene signori cari, visto che a quanto pare il Cardinal Martini ha consapevolmente rifiutato l'accanimento terapeutico, senza ipocrisie come si conviene nel conferire rispetto per la morte delle persone, occorre stabilire che o, per tutti, il rifiutare l'accanimento terapeutico è consentito - ed allora è legittimo chiedersi perché negare il funerale cattolico a Welby - oppure l'accanimento terapeutico non è consentito, ed allora niente funerale religioso per il Cardinal Martini. Tertium non datur.
Altrimenti ci raccontiamo solo stupidaggini. Avanti signori pro life, sappiate spiegarvi e spiegarmi.
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