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Il Cardinal Martini è morto... per la Chiesa è suicidio come per Welby?

La morte del Cardinal Martini riapre per certi versi la tematica del fine vita e mette in luce alcune ipocrisie.

Il Cardinal Martini - un cardinale per lo più illuminato - è morto sconfitto dal Parkinson. Stesso morbo che ha attanagliato ed ucciso Karol Woytila.

Ebbene da oggi fino al funerale cattolico che il Vaticano gli riserverà, come ha giustamente riservato a Woytila a suo tempo, ho l'impressione che vedremo il festival dell'ipocrisia benpensante e bigotta.
 
Sull'accanimento terapeutico che il Cardinal Martini propose la propria visione per certi versi rivoluzionaria. Laddove Bagnasco rapidissimamente s'affrettò a dire che, sì capiva il dolore, ma il gesto di Welby non era conforme alla religione cattolica; il Cardinal Martini - da sempre stato contrario all'accanimento terapeutico - disse sul tema:
«La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz'altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano piu' alla persona.
In particolare non può essere trascurata la volontà del malato... non si può mai approvare il gesto di chi induce la morte di altri, in particolare se si tratta di un medico. E tuttavia non me la sentirei di condannare le persone che compiono un simile gesto su richiesta di un ammalato ridotto agli estremi e per puro sentimento di altruismo, come pure quelli che in condizioni fisiche e psichiche disastrose lo chiedono per sé».

Parole che, a loro tempo, hanno fatto discutere tutti coloro che avevano anche piacere ad apparire in televisione a dire la propria opinione conformista. 

Orbene signori cari, visto che a quanto pare il Cardinal Martini ha consapevolmente rifiutato l'accanimento terapeutico, senza ipocrisie come si conviene nel conferire rispetto per la morte delle persone, occorre stabilire che o, per tutti, il rifiutare l'accanimento terapeutico è consentito - ed allora è legittimo chiedersi perché negare il funerale cattolico a Welby - oppure l'accanimento terapeutico non è consentito, ed allora niente funerale religioso per il Cardinal Martini. Tertium non datur.

Altrimenti ci raccontiamo solo stupidaggini. Avanti signori pro life, sappiate spiegarvi e spiegarmi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

I commenti più votati

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.117) 2 settembre 2012 17:57

    c’è una bella differenza tra eutanasia e accanimento terapeutico

  • Di (---.---.---.165) 2 settembre 2012 18:05

    Sappiamo la differenza tra eutanazia e accanimento terapeutico. L’autore di questo articolo per chi ci prende?

  • Di Sandro (---.---.---.110) 2 settembre 2012 18:26
    Sandro

    Non avevo alcuna intenzione di prendervi per alcunché, ma visto che vi siete qualificati come anonimi, almeno a voi due una spiegazione la do.

    Cerchiamo di non impelagarci in disquisizioni semantiche. Dunque nel caso di Welby, costui ha reiteratamente chiesto per 9 anni di poter evitare cure inefficaci in relazione all’obiettivo. In pratica Welby - rimanendo attaccato ad un respiratore - non faceva altro che reiterare le proprie sofferenze senza avere nessun beneficio terapeutico. Ha solo posticipato la propria morte.

    Analoga cosa ha fatto il Cardinal Martini. Ora mi chiedo solo perché per Welby si parla di suicidio e per Martini no.

    • Di (---.---.---.106) 2 settembre 2012 22:40

      Per il semplice motivo che le leggi e le regole valgono sempre e solo per gli altri e non per chi le fa, Ricordo inoltre che la chiesa non celebrò neppure i funerali a Welby al contrario di costui.

  • Di (---.---.---.82) 3 settembre 2012 02:48
    Non è proprio la stessa cosa. Senza voler giudicare, per il rispetto dovuto a tutti (Welby, Englaro, etc.) perché si tratta di casi delicatissimi, serenamente si dovrebbe distinguere (e non per questioni semantiche) tra rinuncia all’accanimento terapeutico ed eutanasia (ripeto che non è mia intenzione esprimere giudizi su alcuno!).
    Riporto parzialmente un articolo da Quotidiano Nazionale:

    "la rinuncia all’accanimento terapeutico non vuol dire procurarsi la morte o procurare la morte ad una persona. Si accetta semplicemente di non poterla impedire. Spetta al paziente, se ne è cosciente, in dialogo con il proprio medico e con le persone che lo assistono, decidere quando e come sospendere determinati trattamenti o non iniziarne altri all’approssimarsi del termine della propria esistenza terrena"

    "Da quanto ha dichiarato" il medico personale del Cardinal Martini, "il professor Gianni Pezzoli, si è verificata un’ultima crisi particolarmente grave a seguito della quale è stata prospettata l’eventualità di una alimentazione per via enterale, attraverso un sondino, e il cardinale ha scelto di non farsi praticare questo trattamento considerato l’avvicinarsi ormai imminente del termine della sua vita"

    "l’accanimento terapeutico si configura come un intervento medico non più adeguato alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure perche’ appare troppo gravoso per le sue condizioni"

    "nel caso della giovane Eluana, essa versava in una situazione clinica che era del tutto differente; non era in agonia, né stava per entrarvi, e per il suo stato clinico, la nutrizione enterale era perfettamente appropriata. Anche nel caso di Piergiorgio Welby, su richiesta dello stesso paziente, il respiratore gli venne staccato ben 45 anni dopo l’inizio della patologia; anche in questo caso, Welby, non si trovava in prossimità della morte. Si è dunque trattato di un’eutanasia volontaria".

    PER L’ARTICOLO COMPLETO:

    giuseppe
  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.238) 5 settembre 2012 11:11
    Damiano Mazzotti

    Le differenze ci sono eccome, però anche la sedazione sembra ci sia stata, quindi non si tratta di una semplice interuzzione della terapia.
     
    Inoltre nel caso dei malati ci cancro terminali si fa già l’interruzione dell’alimentazione forzata per avviare il trapasso. Questa operazione era quindi fattibile e legale anche per Eluana Englaro, che non era in agonia perchè era un vegetale: le piante finché fornisci acqua e sali minerali sopravvivono. Per certi cattolici quindi gli uomini sono paragonabili alle piante.

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