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Ikea pronta a nuovi investimenti in Italia

Ikea è pronta ad espandersi in Italia nonostante gli ostacoli della nostra burocrazia e le assurde polemiche che hanno accompagnato i programmi d'investimento di Pisa e Torino.

IMPREVISTI ALL'ITALIANA 
 
Nella metà del 2000 il colosso svedese dei mobili aveva stanziato almeno 100 milioni di euro per realizzare un maxi centro commerciale di circa 15-20 mila metri quadrati nel comune di Vecchiano, in confluenza di tre importanti snodi stradali (Aurelia, A12 e A11). 
 
Ma si è arenato in infinite discussioni sul timore di un aumento del traffico locale, con il comune che negava le autorizzazioni fino all'intervento decisivo del presidente della regione Toscana Enrico Rossi
 
Adesso sembra che il nuovo negozio si possa fare. 
Altro caos in Piemonte, dove la Provincia di Torino si mise di traverso su un investimento di 70 milioni già approvato dall'amministrazione comunale di La Loggia, fondamentale in un'area duramente colpita dalla crisi dell'industria manifatturiera nella cintura torinese. 
 
L'impegno della Giunta Cota dovrebbe ora sbloccare la situazione.
L'ultimo caso risale a quest'estate nel Lazio. Ikea ha denunciato le lungaggini per ottenere le autorizzazioni necessarie alla realizzazione del terzo centro commerciale a Roma, considerato che gli attuali 2 punti vendita si sono rivelati insufficienti a fronte delle potenzialità del mercato locale. 
 
PREGI E DIFETTI DEL SISTEMA ITALIA 

Nonostante la "calorosa" accoglienza, il ceo di Ikea Mikael Ohlsson si dichiara "paziente ed impaziente allo stesso tempo", non risparmiando elogi e critiche al sistema Italia: "Il mercato italiano per noi è uno dei più importanti a livello mondiale, al quarto posto per il numero di vendite ed addirittura al terzo per gli acquisti. Dopo Cina e Polonia l'Italia è il nostro terzo fornitore, con una quota dell'8%. 
Nel 2010 le forniture nel Bel Paese sono cresciute del 17% e per l'80% riguarda acquisti di mobili". 
"Le aziende italiane lavorano bene in molti aspetti. Di recente abbiamo sposato in Italia due tipologie di beni che prima facevamo produrre in Cina e Malesia, rispettivamente accessori di metallo per cucine e giocattoli". 
Dopo i complimenti, Ohlsson evidenzia una significativa caratteristica del nostro sistema economico: 
"Devo dire che in Italia le procedure per ottenere i terreni, le infrastrutture necessarie e le licenze, sono tra le più lunghe mai sperimentate nei paesi in cui lavoriamo. Ci rendiamo conto dell'elevata densità della popolazione, della non facile reperibilità di terreni adatti, ma aspettare sei anni, come è accaduto a Pisa, è davvero troppo.
In fondo Ikea Italia è un'azienda ancora relativamente piccola e l'apertura di nuovi negozi rappresenta un impegno considerevole, in media un investimento da 70 milioni di euro. Va pianificato in tutte le sue componenti e non può essere ostaggio di continui stop-and-go.
Non capisco questo atteggiamento, anche perchè in una situazione economica come quella attuale, particolarmente difficile, riusciamo a creare occupazione: attualmente diamo lavoro direttamente a circa 7.000 persone e quando annunciamo nuove aperture arrivano in media fino a 30-40 mila richieste di assunzione"
 
IN ARRIVO UN MILIARDO 
 
Lungaggini burocratiche, polemiche sterili, contrapposizioni pretestuose, immancabili ritardi, a fronte di una forte domanda di lavoro e di consumi.
Un paradosso tutto italiano. 
 
Eppure Ikea, sempre per bocca del Ceo Ohlsson, è pronta a scommettere ancora sul nostro mercato: "Nel 2012 è prevista l'apertura di Pescara ed in primavera avvieremo un altro progetto di investimento a Perugia.
Vogliamo sicuramente potenziare la nostra presenza in Lombardia, nell'area metropolitana milanese. Pensiamo ad almeno 2-3 negozi.
In generale, sul medio termine, pensiamo a 10-15 aperture, con un investimento medio di 70 milioni a negozio. 
Questo fa capire quale potrebbe essere il nostro impegno finanziario in Italia nei prossimi anni". 
 
Tra i 700 milioni e un miliardo di euro.
Sempre che un altro comune, ente, regione o provincia, non blocchi tutto per la paura del traffico. 

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