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IMU e crisi edilizia

Quale cittadino non sarebbe d'accordo con l'abolizione di una tassa? Ebbene è proprio questo il motivo per cui in molti Paesi un tale sbandieramento con finalità elettorali, aperto o meno, è vietato, non senza ragioni. L'OCSE - cui capo economista è l'italiano Padoan - dopo attenta analisi ha ritenuto che più importante per l'economia italiana sia la riduzione della tassazione sul lavoro, priorità emergenziale del nostro Paese.

Premessa la fondamentalità di una eliminazione o riduzione dell'IMU almeno per la prima casa per i meno abbienti, il suo accostamento alla crisi edilizia appare tuttavia non solo forzoso ma grottesco, specie nei termini posti da un ex ministro della Repubblica, il quale la addita nientemeno che l'essere causa della perdita di 300.000 posti di lavoro nel settore edilizio. Le statistiche dell'ISTAT ci mostrano infatti che la crisi del settore edilizio ha origini e cause ben diverse. Il dato più significativo è quello riguardante la cementificazione in Italia nell'ultimo decennio: per approssimazione in difetto, 23.000 Kmq, ovvero una superficie paragonabile a quella della Toscana (22.992 Kmq), una delle regioni italiane più estese, circa l' 8% della superficie totale dell'Italia.

Si tratta di un dato assolutamente incompatibile con la realtà territoriale e soprattutto con le sue dimensioni fisiche: la superficie italiana è di 301.277 Kmq. Una delle prime cause della crisi del settore edilizio è invece proprio nell'atteggiamento fideistico di gente com l'ex ministro e molti del governo di cui egli faceva parte, a cominciare dal Presidente, per cui bisogna "laisser faire" perché tanto "la gente sa quello che fa" e lasciandola fare una mano invisibile porta tutto a posto, si diano perciò anche con facilità tutti i condoni e le agevolazioni possibili ed immaginabili, perché così l'economia cresce da sé. Ed infatti è cresciuta senza alcun controllo e con tassi di crescita che presuppongono un territorio illimitato aperto ed adatto a qualsivoglia cementificazione, salvo poi andare a sbattere sul fatto che tutto ciò è falso: non c'è un territorio illimitato, c'è un Paese dalla superficie di 301.277 Kmq di cui in diec'anni ne sono stati cementificati 23.000 Kmq, l'8%, e dove è fisicamente impossibile mantenere quello sviluppo, ovvero mantenere un'industria edilizia sovrapproporzionata in tale eccedente misura come è accaduto sino ad oggi.

In altri termini: la causa è che si è avuto un concetto di sviluppo - e si è lasciato che andasse avanti - assolutamente incompatibile con il territorio e la realtà, di più e peggio, ogniqualvolta ciò veniva fuori si procedeva subito con l'accusa di nemici dello sviluppo, ecologisti della domenica, comunisti e quant'altro. Il problema è che quando per diec'anni si è sempre fatta "pulizia" andando a nascondere la spazzatura sotto il tappeto, si finisce per ritrovarsi con il tappeto in cima ad un cocuzzolo. E lì siamo.

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