I testimoni di Geova e l’Apocalisse continuamente rinviata
I testimoni di Geova hanno sempre basato la loro propaganda religiosa sulla fine del mondo. Il loro intero impianto dottrinale si basa sulle profezie escatologiche. Il primo a stabilire una data per l’avvento dell’Apocalisse fu il loro fondatore, Charles Russel, che fissò la fine per il 1914. In quell’anno credeva che la prima guerra mondiale sarebbe sfociata in un conflitto universale chiamato Armageddon.
Un termine, quello di Armageddon, che papa Benedetto XVI spiegò essere un termine figurato usato solo per simboleggiare la lotta tra le forze del bene e del male per liberare i cristiani dai nemici che li perseguitavano e non si riferiva a un olocausto mondiale. E infatti il 1914 passò senza che accadesse nulla. E allora i testimoni di Geova spostarono la fine prima nel 1918, poi nel 1925 e infine nel 1975. Singolare il caso del secondo presidente della Watch Tower, Joseph Rutherford, che si dimostrò così convinto che nel 1925 sarebbe giunta la fine del mondo che fece costruire pure una sontuosa villa in California che sarebbe dovuta servire per accogliere i patriarchi del Vecchio Testamento per mettersi a capo dell’umanità. Ovviamente non tornò nessuno e quella villa diventò la sua dimora principesca.
In ogni caso, per evitare di perdere di credibilità e affidabilità, negli ultimi tempi i testimoni di Geova hanno smesso di fissare date precise, anche se si continua a mettere l’accento sulla sua imminenza preannunciata da guerre, conflitti, calamità naturali, pestilenze, come se queste cose non fossero mai avvenute anche in passato. Una strategia comunicativa che gli esperti dei movimenti fondamentalisti hanno definito mirata ad alimentare aspettative nei fedeli così da tenerli legati alla setta.
Poco importa se questo vuol dire arrampicarsi sugli specchi per mantenere in piedi un gioco che se non fosse seguito da milioni di persone renderebbe surreale le dottrine dei testimoni di Geova. Già, perché i papi della Watch Tower avevano affermato, convinti, che la generazione nata nel 1914 non sarebbe passata prima che il mondo finisse. Quale è stato il risultato? La generazione nata nel 1914 è morta e sepolta, riposa in pace al cimitero, eppure il mondo sta ancora in piedi. Ed ecco allora il gioco di prestigio: nel 2010 la Watch Tower inventò una seconda generazione che si sarebbe sovrapposta, fino a sostituirla, quella del 1914 e che sarebbe nata nei nostri giorni. Un modo sofisticato per prolungare la fine all’infinito in una sorta di bonus.
Il punto è che molti testimoni di Geova, anche se in buona fede, assorbono acriticamente qualsiasi dottrina biblica che la Watch Tower propina loro, trasformando in menzogne tutto ciò che ieri erano considerate verità indiscutibili. Guai a mettere in dubbio certe presunte verità che la Watch Tower dichiara sacrosante, anche se il Corpo Direttivo, la massima autorità mondiale dei testimoni di Geova, ha sempre affermato di non essere infallibile e di non essere ispirato da Dio da o chicchessia, quindi soggetto a errori di interpretazione e di valutazione. Ma se non sei ispirato da Dio, come fai a profetizzare cose che non ti sono state rivelate? In fondo, anche Gesù disse ci sono cose che nemmeno lui conosce.
E fu sempre Gesù ad avvisare i suoi discepoli circa certi capi religiosi quando disse: “Guardate che nessuno vi inganni, perché molti verranno in base al mio nome dicendo ‘Sono io’ e il ‘tempo è prossimo’. Voi però non seguiteli”. Molti invece li seguono, e finiscono per diventare schiavi di uomini che concepiscono la religione come un business. Che mentre predicano l’imminenza del disastro, loro nel frattempo vivono in ville di lusso, viaggiano in business class, alloggiano in alberghi rinomati. E tutto questo con le contribuzioni che i fedeli sborsano ogni anno. Non c’è che dire: per certi gruppi religiosi la fine del mondo rende davvero bene.
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