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 Home page > Tribuna Libera > I «piombi» di Cialente

I «piombi» di Cialente

Caro Massimo,

ancora una volta hai voluto prendere le distanze dalle masse e da quelle istituzioni che, come hai dichiarato universalmente, ti hanno lasciato solo. Perciò, nel giorno delle solenni celebrazioni del 150° anno dell’Unità d’Italia hai voluto dimostrare, chiaramente, a Napolitano, a Berlusconi, a Chiodi, al codazzo dei commissari e, diciamolo pure, ai tuoi compagni di cordata, che L’Aquila ed i cittadini aquilani non appartengono alla regione Abruzzo, ma non risultano ancora annessi alla Repubblica Italiana. Se andiamo di questo passo, visto il palese indirizzo separatista dei “padani”, forse, sarebbe meglio spendere utilmente le nostre energie nella costituzione di una repubblica indipendente, proprio come quella di San Marino, se ci vogliamo difendere e se vogliamo assicurare un futuro alla nostra città ed ai nostri posteri. È troppo evidente l’intenzione di abbandonare al proprio destino le sorti del capoluogo di regione. A tal proposito, medita, se puoi, sul progetto di ampliamento del territorio della città rivierasca, con la possibile annessione dei comuni di Montesilvano e Spoltore. Proprio come avvenne nel 1927, quando furono soppressi i Comuni della cinta aquilana per dare corpo e consistenza al capoluogo di regione. Esistono, caro sindaco, due correnti di pensiero: una naviga remando in acque tranquille, aiutata dalla forza dei numeri che ne favorisce la velocità di sviluppo e di conquista di validi obiettivi. L’altra che rema sempre controcorrente in acque vorticose e in senso contrario alla corrente stessa. I risultati sono evidentI e sono anche sotto gli occhi di tutti, a meno che non si vogliano indossare pesanti bende per affermare il contrario. L’economia regionale è posta su un piano fortemente inclinato, disposto favorevolmente solamente a favore dell’area costiera. Se qualcuno dei “soloni” della politica locale e regionale è in grado di dimostrare il contrario, si avventuri pure in qualche pindarica teoria, vorremmo proprio vedere dove andrebbe ad arrampicarsi.

Le responsabilità di questo andazzo, di questo modo di gestire la cosa pubblica regionale dove potrebbero essere individuate se non in casa nostra, tra le nostre mura domestiche. Non ci sono attenuanti di sorta.

Di fronte a questo dilemma, forse, Massimo Cialente ha voluto schierarsi in controtendenza rispetto ai colleghi delle istituzioni regionali, facendosi imprigionare dalla sua solitudine, come Silvio Pellico nei “piombi” di Venezia, nel fatiscente palazzo municipale per richiamare l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori sul tradimento e sul gravissimo isolamento perpetrato ai danni del sindaco e della città. Probabilmente, non se ne accorgerà nessuno, neppure gli aquilani. Una cosa, però, è certa. Il deciso discorso di Napolitano, che ha richiamato gli italiani al senso, se non al dovere, dell’unità, è passato come un messaggio forte, penetrante, che ha scosso i cuori di tutti, almeno di quelli che hanno ancora un cuore. Perciò, da oggi, i responsabili della conduzione delle pubbliche amministrazioni dovrebbero cominciare a cambiare rotta, a ragionare con il cervello, non con gli istinti e le deprecabili pressioni, fortemente interessate da interessi più a meno leciti, se non vogliano correre il rischio di essere affossati da un federalismo esclusivamente legato ad una parte del territorio nazionale.

In questo momento di solitudine, forse, accosterei il sindaco più al Conte Ugolino che a Silvio Pellico, perché, chiuso nel buio della torre civica, potrebbe pensare, sulla scorta delle erronee valutazioni commesse, di rosicchiare, in senso politico s’intende, il cervello dei traditori compagni di coalizione che lo hanno lasciato sempre solo. Giungerebbe ad un solo risultato: morirebbe di fame, dal momento che non troverebbe materia grigia per potersi sostenere.

Personalmente, come sindaco, non ti auguro questa fine. Ti auguro, invece, che il tuo gesto possa giungere mirato alla mente di quegli uomini nelle cui mani è riposto il destino della città e del popolo aquilano, affinché si ravvedano dei macroscopici errori di valutazione effettuati fino ad oggi, correggano razionalmente i percorsi della ricostruzione, eliminino le disparità di trattamento rispetto ai cittadini delle regioni limitrofe, pongano fine allo spargimento di sale, da parte dei commissari, per evitare la rinascita di questo glorioso popolo. In questa ottica, caro Cialente, non sarai solo. Avrai il sostegno e la forza di quei cittadini che hanno ancora il senso di appartenenza al territorio, l’attaccamento ai valori sociali e culturali e le capacità di ragionare, a trecentosessanta gradi, per il benessere della città e, perché no, anche della regione. Insisti nella tua valida azione, perché Silvio Pellico fece sentire la sua pesante voce dai famosi “piombi” e tu farai sentire la tua dalla prigionia della “torre civica” aquilana.

di Fulgo Graziosi

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