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Quante sono le agenzie di rating? Tra campanilismo e voti diversi tra loro

Il conflitto d'interessi non è l'unico problema che mina fortemente la credibilità delle agenzie di rating. Persiste anche un marcato nazionalismo che condiziona non poco il giudizio finale sulla qualità dei debiti sovrani.

Anche se balzano spesso agli onori della cronaca internazionale, i tre big Moody's, Standard&Poor's e Fitch non sono le uniche agenzie presenti sui mercati finanziari. Se ne contano a decine sparse per il mondo, alcune francamente "curiose". Per esempio Kroll Bond Rating, una costola della famosa agenzia di investigazione americana.

Sul suo sito internet il motto è chiaro:

"A differenza delle altre agenzie, le nostre metodologie di valutazione si basano sulla filosofia dello scetticismo, su sofisticati modelli, su una diligente attività di investigazione".

C'è proprio da fidarsi! 

Non è da meno A.M. Best, che in sintonia con il proprio nome si presenta con "I migliori rating e le migliori analisi".

Peccato che questi giudizi universali spesso variano da agenzia ad agenzia e soprattutto a seconda dei paesi ai quali appartengono, che ricevono rating più benevoli rispetto ad altri.

L'agenzia cinese Dagong per esempio, assegna una patriottica "tripla A" alla Cina, che agli occhi degli analisti locali è solida come una roccia. 

Meno forti invece sono considerati gli Stati Uniti, che si beccano una misera "A" con prospettive negative, ovvero cinque gradini in meno.

Si dirà: gli Stati Uniti hanno un debito pari al 100% del Pil! Eppure per l'americana Moody's questo non conta. 

L'agenzia quotata a Wall Street restituisce il favore alla collega cinese: "tripla A" agli Stati Uniti (seppur con outlook negativo) e una più modesta "Aa3" al gigante asiatico (tre gradini in meno). 

Standard&Poor's invece ha avuto il coraggio di bocciare la madrepatria con un secco "AA+" rifilando un "AA-" alla Cina. 

Anche i giapponesi non scherzano quando si tratta di campanilismo ed esaltazione delle virtù nazionali. Indovinate quale giudizio emette la giapponese Japan Credit Rating al Giappone? Ovviamente una "tripla A"!

Chi se ne frega se il suo paese ha un debito pari al 233% del PIL (stime del Fondo Monetario Internazionale)! 

Piuttosto benevoli sono anche con l'Italia (debito al 120% del PIL) con una più rassicurante AA (S&P di recente ci ha declassati a BBB+). 

Più cauta l'altra agenzia giapponese R&I, che affida al suo Stato una "AA+", ma si scaglia contro la Cina, valutata solo "A+". 

Non solo campanilismo. Le decine di agenzie di rating sparse per il mondo, litigano anche quando valutano un altro paese. Per l'Italia, ad esempio, vengono assegnati cinque voti diversi. 

La più severa è sempre la cinese Dagong, che ci assegna "BBB" con outlook negativo, 2 passetti dal giudizio "speculativo". In sintonia con gli americani di S&P che di recente hanno declassato il Bel Paese a "BBB+".

Invece Fitch e DBRS sono più benevoli con l'Italia, tenendoci ancora in serie A... 

Anche la Spagna, su 7 agenzie, ha 5 rating diversi.

In fondo ognuna ha i suoi metodi di valutazione, al quale si potrebbe aggiungere una certa "differenza culturale" tra gli analisti della Cina o dell'Europa. 

Ma la spiegazione è anche un'altra: le agenzie vengono pagate in gran parte dalle società che devono valutare e in parte minore dal mercato. Poche agenzie vengono retribuite esclusivamente dal mercato, per esempio l'americana Egan-Jones. Diversi committenti che possono generare diverse "visioni". 

La domanda finale è sempre la stessa: è possibile che i mercati finanziari e l'intera industria del risparmio basano le loro strategie di investimento in gran parte sui rating? Anzi, soprattutto su solo 3 agenzie rispetto alle decine sparse nel mondo? 

Se magari ci affrettassimo a creare un'agenzie europea, forse l'Italia si potrà assicurare una splendente tripla A. Se la sede ufficiale sarà a Milano... 

 

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