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I giornali cattolici criticano Saramago

I giornali cattolici criticano Saramago

L’Osservatore Romano e Avvenire hanno espresso critiche molto forti nei confronti dell’opera di José Saramago, lo scrittore portoghese, premio Nobel per la letteratura, morto l’altro ieri. Claudio Toscani, sul quotidiano della Santa Sede, si è soffermato soprattutto sulle sue idee politiche, scrivendo che Saramago “si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell’inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle ‘purghe’, dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi”: “un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all’ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo”.
 
Principale bersaglio dell’articolo è stato Il Vangelo secondo Gesù Cristo, definito una “sfida alla memorie del cristianesimo di cui non si sa cosa salvare”: “Irriverenza a parte, la sterilità logica, prima che teologica, di tali assunti narrativi, non produce la perseguita decostruzione ontologica, ma si ritorce in una faziosità dialettica di tale evidenza da vietargli ogni credibile scopo”. Il recente Caino è a sua volta giudicato “inaccettabile”. In sintesi, il “populista estremistico” Saramago è accusato di non essersi fatto mai “mancare il sostegno di uno sconfortante semplicismo teologico: se Dio è all’origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l’effetto di ogni causa”.

La prosa debole dell’ateo è invece il titolo del commento di Fulvio Panzeri pubblicato su Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani. Panzeri definisce Saramago uno di quegli scrittori che, “per essere al centro dell’attenzione mediatica e per distogliere il giudizio dalla poco rilevante qualità delle loro opere, amano mettersi al centro dell’attenzione attraverso polemiche e attacchi mediatici”: “vincitore di un premio Nobel nel 1998 più per le sue controverse posizioni che per l’ effettiva grandezza della sua opera. Saramago è stato uno scrittore notevolmente sopravvalutato in maniera esagerata in Italia”.
 
Con i suoi romanzi, si legge, lo scrittore “ha voluto soprattutto condurre una personale e blasfema campagna contro la tradizione cristiana e cattolica”, prendendosi per esempio la “libertà ampia e audace” di descrivere Gesù come “una persona normale”, oppure raccontando i miracoli “senza inventiva” e “senza fede”. “Le sue sono state solo parole”, conclude Panzeri, “spesso brutte parole, senza storia”.

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