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I film finanziati con fondi statali non escono (quasi mai) in sala!

Su 59 film finanziati nel 2008 dal Fondo Unico dello Spettacolo, 49 non sono mai usciti in sala.

Qualche giorno fa, su Cinemio è uscito un interessante post a firma di Luigi Coccia che vi invito a leggere integralmente.

Partendo dalle esternazioni del ministro Brunetta durante la Mostra del Cinema di Venezia, Luigi approfitta per fare il punto sulla situazione dei finanziamenti statali dedicati alla produzione di film in Italia.

La situazione è evidentemente confusa e mancante di un programma preciso.
La tabella che Cinemio rilancia elenca i film che hanno usufruito dei finanziamenti pubblici per la loro realizzazione da dicembre 2007 a dicembre 2008.

Sono cifre variabili che vanno dai 40.000,00 euro ricevuti da una ventina di titoli al 1.900.000,00 euro presi da Una questione di cuore di Francesca Archibugi.

Quello che mette l’amaro in bocca di questa tabella è che dei 59 film finanziati con soldi pubblici in un anno ben 49 non hanno ancora trovato una loro distribuzione in sala!

Vale a dire che sono stati visti solo da pochi eletti in qualche festival o evento particolare. Non c’è dubbio che questo dato dovrebbe far riflettere.

Giusto finanziare film che poi non escono in sala?

Giusto finanziare film che anche se escono non riescono nemmeno ad incassare la cifra utilizzata per la produzione?

Attenzione perchè queste non sono domande retoriche. Non credo che la qualità di un film si possa calcolare dai soldi che riesce ad incassare al botteghino e tantomeno credo che lo scopo del Fondo debba essere quello di finanziare film che abbiano poi un successo di pubblico.

Detto questo è però evidente che se un film è di fatto invisibile serve a poco che sia un capolavoro qualitativamente incomparabile.

Bisogna senza dubbio mettersi intorno ad un tavolo e decidere nuovamente regole ed obiettivi.



La proposta appena accennata da Luigi è un buon punto di partenza.

Finanziare meno film e seguirne però il percorso fino all’uscita in sala permetterebbe di appoggiare con maggiore attenzione i film, di seguirne la produzione (cosa che garantirebbe anche la sicura conclusione del progetto) e soprattutto di poter poi vedere in sala il risultato di tanta fatica.

Chi lavora nel cinema sa bene quanto sia frustante portare a compimento uno sforzo simile e poi non riuscire a trovare un canale di distribuzione.

Per fare questo bisognerebbe però entrare in un meccanismo complesso e ben oliato che coinvolge distributori ed esercenti: se 1500 sale sono occupate da due soli titoli è evidente che trovare spazio diventa impresa ardua.

Vogliamo mettere in mezzo anche le multisale che hanno praticamente cancellato i cinema d’essai e globalizzato la distribuzione?

Come avrete capito non ho la soluzione. Non so come evitare di sprecare soldi publici, né so come portare in sala film di autori giovani che meriterebbero.
Voglio però sollevare il problema e chiedere che il Fondo Unico per lo Spettacolo venga rimesso in discussione.

Voglio che non sia più "unico" (teatro, musei, cinema sono cose profondamente diverse).

Voglio che i finanziamenti siano aumentati e gestiti in maniera più giusta.
Voglio che venga nominata una commissione di tecnici
(registi, produttori, distributori, esercenti, critici, nessun politico... per carità) che analizzi la situazione e prenda decisioni importanti.

Tutto questo non per amore del bello (che già sarebbe sufficiente) ma perchè la cultura deve essere il motore portante di questo Paese, importante strada per fregarsene della crisi (vera o presunta che sia).

Qui la casa originale di questo articolo.

Commenti all'articolo

  • Di sganapino (---.---.---.179) 30 settembre 2009 12:14

    i film che non escono nelle sale sono tanti! I cinepanettoni però escono regolarmente e stanno in sala per giorni e giorni. I film finanziati da fondi statali dovrebbero essere visti almeno per televisione.

  • Di Marco (---.---.---.135) 1 ottobre 2009 06:27

    Tagliare, tagliare, tagliare....la cultura? Ma tanto la cultura è già scomparsa, dalla tv, per esempio. Per la cultura sono sufficenti i libri. Nemmeno un cent bisognerebbe dare al cinema!

  • Di Marco (---.---.---.135) 1 ottobre 2009 09:03

    Nessuna ironia. Bisogna proprio chiudere i rubinetti al cinema.
    Basta con lo stato che spende.
    Nessuna forma di supporto...e se il cinema muore...amen!

    • Di soloparolesparse (---.---.---.167) 1 ottobre 2009 09:21
      soloparolesparse

      Andiamo bene, caro Marco, la forza dell’Italia è la cultura (arte, cinema , teatro, ambiente, turismo).
      Se investissimo su questo potrebbe vivere di turismo e cultura la metà del Paese. Non è un discorso filosofico o da sognatore, è un qualcosa di molto pratico.

  • Di poetto (---.---.---.244) 2 ottobre 2009 14:28

     Il fatto che la maggior parte dei film prodotti con soldi pubblici non abbiano poi un riscontro economico, ossia un ritorno di soldi, perlomeno quelli usati per produrlo, lascia sorpresi ed amareggiati.

    Viene da chiedersi il perché produrre un film che poi, se va bene, viene visto solamente in varie manifestazioni cinematografiche o culturali.

    Le domande da fare per capire quali sono le ragioni che portano ad una invisibilità del film prodotto con soldi pubblici sono tante.

    Perché non vengono accettati dalla distribuzione? Quali sono le motivazioni che impediscono ad un film creato con fondi pubblici di essere visto, ad esempio, in una sala di un multisale?

    Quali sono i criteri per ottenere i fondi? Chi decide che per un determinato film occorrono tot fondi e chi decide quale film finanziare?

    A chi viene concesso il denaro e come questo viene utilizzato? Chi controlla se i fondi siano gestiti in modo appropriato o se questi siano insufficienti per il progetto previsto?

    Le domande che mi vengono in mente, da profano, da cittadino che paga le tasse e vede parte dei soldi che versa utilizzati in quel modo, sono tante.

    Forse andrebbe rivista tutta la materia che regolamenta questo campo.

    Quanto al fondo unico, è incredibile mettere nello stesso calderone cinema, teatro, musei, questo denota un profondo disinteresse nel gestire tutta la materia, in quanto è evidente che uno spettacolo teatrale non è uguale al girare un film o al gestire un museo.

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