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I dipendenti possono salvare le loro aziende. E se accadesse anche nel pubblico?

Mi piace l'idea che aziende sull'orlo del fallimento o addirittura fallite possano essere salvate dai loro stessi dipendenti. Sta succedendo in Italia, ormai si contano decine e decine di casi, forse qualcosa sta cambiando?

I dipendenti forti del TFR e dell'indennità di mobilità si uniscono in cooperative e acquistano le aziende alla deriva togliendole di fatto dal fallimento. Mi piace pensarla come se si trattasse di un tornare a Cesare quel che era di Cesare, ossia l'azienda in crisi si spoglia dei gradi e dei galletti per essere ridistribuita ai lavoratori sotto forma di partecipazione collettiva. Chi più di loro, direttamente interessati, sarebbero in grado di fare meglio? Certo immagino proclami del tipo "lavoreremo 50 ore al giorno senza darci alcun aumento o sabati lavorativi senza straordinari", insomma, tutto quello che a degli imprenditori non veniva concesso ad un'azienda autogestita sarebbe consentito.

Potrebbe essere un modo per scavalcare un sindacato a volte fin troppo rigido rispetto le necessità del momento, e comunque sarebbe come un forte "ruggito" in una "savana" colma di "codarduncoli" in cui i dipendenti anziché "addormentarsi" tra i due guanciali della cassa integrazione e della mobilità si incazzano e forti delle loro competenze, scommettendo sulla bontà dell'azienda per la quale lavorano, investono la propria liquidazione e si rimboccano le maniche.

Di fatto, perché le aziende non possono essere dei lavoratori? Ciò significherebbe far impennare di certo la produttività e ridurre drasticamente il costo del lavoro, facendo ripartire gli utili. Inoltre, estendendo il concetto, perché la cosa non potrebbe interessare l'azienda che risulta essere la più in crisi nel nostro paese: l'azienda pubblica? Visto che l'inguaribile deficit pubblico, che grava da decenni non più sulle sole tasche bensì sulle teste dei cittadini, è il male incurabile del paese: cerchiamo di porci rimedio. O dobbiamo lasciare a casa decine di migliaia di dipendenti pubblici? Perché di questo si tratta, l'azienda pubblica è fallita e i suoi dipendenti continuano però ad essere regolarmente assunti e a percepire gli stessi stipendi, al massimo bloccati negli aumenti, un'anomalia che non può certamente durare a lungo. Allora, che i dipendenti pubblici acquistino quote dell'azienda pubblica, mettendoci del loro, così come hanno fatto e stanno facendo molti dipendenti di aziende private fallite, investendo su di essa il proprio TFR e consentendo di risollevare le sorti del paese.

Diamine sarebbe una rivoluzione, al diavolo frasi come "è tutta colpa della destra o della sinistra" o anche frasi del tipo "i dipendenti pubblici sono dei raccomandati che non rischiano niente", con un gesto del genere, con l'investimento degli stessi dipendenti pubblici sulla "cosa" pubblica, si colmerebbe un vuoto ritenuto incolmabile, un lampo nel buio, una scintilla sul combustibile di un motore ormai fermo da tempo. Si tratterebbe di un sussulto, un gesto inaspettato da parte di chi da troppo tempo gode e si crogiola su dei diritti acquisiti che non hanno più ragione di esistere, un bene pubblico che più pubblico non si potrebbe riacquistato e tolto di fatto dal fallimento dagli stessi dipendenti pubblici che diventerebbero tanti piccoli imprenditori dello stato e non più dipendenti, talvolta passivi, dello stesso.

 

Foto: Klearchos Kapoutsis/Flickr

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