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Hanno inventato anche questo: il profumo "Vulva: Scent of vagina"

Prima c’ era la donna oggetto, all’ uomo moderno oggi basta anche meno!

Hanno inventato anche questo: il profumo "Vulva: Scent of vagina"

Una ragazza in palestra, in intimo nero, casto, pedala sulla cyclette. Pedala con impegno e suda, lo si vede dalle riprese ravvicinate dell’operatore che si soffermano sui particolari, su primi piani abbastanza intimi. La ragazza si impegna pedalando in parte sui pedali ed in parte seduta sulla sella. Un ragazzo, biondo e bello (ma anche la ragazza, naturalmente, perché solo per il suo corpo è stata scelta, solo per mostrare le sue mutande, le sue cosce e il suo finto sudore) la osserva con attenzione. Ne vediamo solo il viso ma sembra molto interessato alla ragazza e al suo costume, nero, aderente alle forme graziose.

La ragazza alla fine si alza, sudata, affranta e se ne va, forse uno sguardo, senza dire una parola. Il ragazzo allora si avvicina alla cyclette, si china sulla sella e ne aspira l’odore, l’odore del sudore intimo della ragazza. Fine dello spot, compare un profumo e i titoli di coda:

Vulva. “The scent of Vagina”

L’annusamento prolungato del sellino da parte del ragazzo e la sua espressione fanno subito venire in mente uno di quei film americani di serial killer, quelli dove il protagonista è un assassino malato di testa con problemi sessuali che realizza se stesso solo in qualche modo cruento e che nasconde (ma lo si scopre solo alla fine, dopo la solita quindicina di giovani donne uccise, violentate e mutilate), che la mamma da piccolo gli toccava il pisellino e gli faceva fare degli strani giochini prima che arrivasse a casa il babbo dal lavoro e ripetutamente lo violentasse (questa però è opzionale, dipende molto dall’infanzia del regista!).

Io credo che se non siamo arrivati al fondo poco ci manca.

Ma dov’è andata la poesia, che fine ha fatto il nostro vecchio romanticismo, quello della bellezza di un cielo stellato, di un tramonto infuocato da vivere con lei, con il brivido di condividere questa bellezza con la donna che ami, con la gioia del sesso come atto finale e sublime, come coronamento di una relazione basata sul sentimento e sull’amore?

Il sesso ridotto a solo sesso diventa solo un’operazione meramente fisica, un semplice sfregamento di corpi e di organi utilizzati al fine esclusivo di provocare un piacere, un piacere fisico fine a se stesso, ben diverso e ben misera cosa rispetto al fare l’amore con la donna che si ama.

Ed anche l’etimologia rimarca questa distinzione: scopare, trombare, chiavare è cosa ben diversa dall’atto, più nobile ma soprattutto più intenso e coinvolgente, di fare l’amore.

Ora mi viene anche da domandare come è che realizzeranno quel “profumo”. Parlano di very scent (vero profumo) ma non credo che in qualche stabilimento ci siano operai che passino le otto ore lavorative giornaliere immersi fra le gambe divaricate di donne (altre operaie? volontarie goduriose? mogli retribuite?) sudate o meno ma comunque indiscutibilmente e necessariamente secernenti. Tutti con il loro pentolino a raccogliere gli umori, con la loro mascherina per l’asepsi, con i loro guantini bianchi a sollecitare, dal basso, la produzione del prezioso liquido.

Spot pubblicitario sicuramente di dubbio gusto, probabilmente anche ben fatto, ma subito contestato perché fornisce una visione della donna molto parziale, riduttiva, limitata, come se di lei contasse solo la vulva, la vagina, la sola cosa che può oggi interessare l’uomo.

E purtroppo è in parte la verità come dimostra il target delle nostre trasmissioni televisive più seguite dove il sesso la fa lungamente da padrone con la messa in mostra, le battute, le frasi a doppio senso, le discussioni.

Siamo passati in pochissimi anni, in appena una mezza generazione, da una televisione puritana e bacchettona ad una televisione senza limiti e senza freni, molto spesso senza gusto e senza idee, in cui l’ostentazione del sesso fornisce l’unica spinta e l’unico interesse dello spettatore.

Uno spettatore sempre più disincantato, superficiale e culturalmente impoverito a cui spesso si forniscono contenuti insulsi e talvolta addirittura ridicoli farciti però da qualche culo e qualche tetta, merce di poco costo ma sufficiente il più delle volte ad ottenere una buona audience.

Gli spot televisivi moderni confermano in pieno questa opinione.

Chi ha idee riesce e a fare ottime produzioni senza bisogno di utilizzare nudo e sesso, ne vediamo un esempio con lo spot della famiglia Totti che fa sempre allegria, chi non ne ha basta che prenda una donna e la faccia spogliare, o ammiccare, o muovere con grazia con lo sguardo languido.

Se poi è un uomo ci vuole lo sguardo intenso e sexi di chi non deve chiedere mai, uno sguardo da vero duro come nei profumi più costosi, che suscita nelle signore pensieri di notti indimenticabili e di vite meravigliosamente erotiche mentre magari il modello, tutto mento e sguardo intenso, è dichiaratamente gay e di mestiere fa l’operaio (modello solo per arrotondare), ha l’ emorroidi ed un alito pessimo!

E’ il sogno che ci vendono, non la realtà.

E il vero “scent di vagina” non sarà altro che un prodotto chimico banale, me lo immagino acidognolo e con un odore un po’ pungente prodotto in qualche anonimo laboratorio chimico cinese, mescolando cavoli avariati e riso scotto con l’aggiunta di qualche diavoleria orientale in cui i cinesi sono maestri.

Poi, ma qui dobbiamo dare atto che siamo nell’originale, propagandato con un ottimo piano di marketing nella scelta del nome e nella presentazione tramite lo spot televisivo.

Perché noi siamo fatti così, e loro lo sanno. Siamo deboli, ignoranti, sensibili, condizionabili e siccome siamo anche veri uomini di un prodotto così non possiamo certo farne a meno!

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