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Guerra in Libia: Sarkozy si è montato la testa

Ha già seminato il panico la clamorosa affermazione di Sarkozy secondo la quale: "...ogni governante deve capire, e specialmente i governanti arabi, che d'ora in poi la reazione della comunità internazionale e dell'Europa sarà sempre la stessa". Il ministro degli esteri tedesco Westerwelle, sicuramente più brillante e reattivo del nostro Frattini, gli ha risposto immediatamente criticando con durezza l'affermazione: "Penso sia una discussione molto pericolosa, con conseguenze difficili per la regione e il mondo arabo".

Già, Sarkozy si trova bene nei panni del liberateur, i sondaggi lo premiano e allora si è allargato un attimo, ma con quella frase è riuscito alla stesso tempo a imbarcare gli altri paesi europei in un'impresa che non sembra gradita a nessuno e a minacciare i tanti autocrati arabi che vanno a braccetto con l'Occidente. Facile immaginare che negli Emirati Arabi Uniti, che hanno mandato i bombardieri contro Gheddafi e la polizia ha reprimere la rivolta in Bahrain senza che nessuno avesse niente da dire, non la prenderanno bene. E chissà come la prenderanno bene nel resto dell'area. Intendiamoci, se l'affermazione di Sarkozy avesse il minimo fondamento saremmo di fronte a una svolta epocale dell'atteggiamento occidentale verso le dittature, ma è chiaro che si tratta solo di una sparata in solitaria di Sarkozy e che nessun paese europeo è disposto a sottoscrivere affermazioni del genere.

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