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Gruppo Defendini: una frode annunciata?

Le recenti indagini della Procura torinese sulla storica azienda torinese, l’Agenzia Defendini, hanno portato alla luce fatti di appropriazione indebita ai danni della impresa di trasporto pubblico della città, ipotesi di frode fiscale e falsa fatturazione. I dipendenti della società e le loro famiglie sono ora alla soglia della pvoertà non ricevendo lo stipendio da mesi ed in alcuni casi da anni. Ma il mercato è davvero capace di autoregolarsi? O forse la deregulation è solo un danno per la colletttività ed un occasione in più per gli imprenditori che volgiono sfuggire alle regole. 

Le vicende giudiziarie più complesse pare che debbano iniziare sempre nello stesso modo: una grande tragedia (come è stato per la Thyssen) oppure una semplice casualità che interrompe un piano preordinato e che trascina dietro di se quello che forse non si poteva nemmeno immaginare.

Così è stato per la tangentopoli milanese, ma pure per il processo FIAT delle schedature illecite (anni 80).

L'Agenzia Defendini non ha fatto difetto alla regola della casualità; creatura della omonima famiglia, è stata un pezzo della storia di Torino. Ha pure superato, non con poche difficoltà, l'avvento di multinazionali specializzate nel settore: TNT, DHL ed altre.

Non ha però "resistito" alle attuali leggi del mercato, quelle che consentono proprio di non rispettare le leggi: perché è solo il mercato che può dettare le regole.

Ma a questo esiste ancora un limite, una sottile linea rossa che, ogni tanto, desta l'attenzione dei capaci ed allarma coloro i quali conoscono ancora la differenza tra legalità ed illecito.

Già da qualche tempo comparivano sui giornali locali articoli sulla crisi della società, sulle difficoltà dei dipendenti e sulle irregolarità commesse. Si trattava dei sintomi. Di lì a poco sarebbe esplosa la malattia. La procura della Repubblica di Torino ha ordinato decine di perquisizioni e sequestri presso privati ed aziende per dar corpo alle ipotesi "cresciute" nel corso delle indagini: frode fiscale, false fatturazioni e appropriazione indebita di 7 milioni e mezzo sottratti ai parcometri. Quest'ultima a danno della GTT e per un valore di diversi milioni di euro. La GTT è la società di trasporto pubblico della città di Torino nata nel 2003 e terza impresa più grande d'Italia dopo quelle di Roma e Milano. L'Agenzia Defendini aveva l'appalto di ritirare il denaro dei parcheggi a pagamento presso i parcometri a disposizione dell'utenza ed utilizzati per il pagamento della sosta.

Un normale onesto lettore si chiede come tutto ciò sia potuto accadere, ma potrebbe anche essere sollevato all'idea che una simile situazione sia ora al vaglio della Magistratura.

In realtà non si tratta di un bella notizia. Il Gruppo Defendini ha trascinato per anni una crisi ed ha, probabilmente, illecitamente operato sui bilanci e sui soldi pubblici senza che nessuno avesse la materiale possibilità di intervenire per stracciare ed interrompere le illegalità.

Sarebbe stato sufficiente raccogliere le notizie reperibili su internet, seguire gli avvenimenti societari attraverso gli atti pubblici depositati e controllare i bilanci. Bastava questo per accorgersi di una iniziale alleanza con Consorte ex UNIPOL, una successiva sinergia societaria con gli esponenti della bancarotta Eutelia Ex Agile ed un altra ancora con il gruppo Omega rispetto al quale, recentemente, è stata diffusa la notizia dell'arresto di un imprenditore, Claudio Marcello Massa su richiesta della Procura della Repubblica di Novara.

Non appena un gruppo societario, che evidentemente aveva subito danni da una serie di condotte ritenute illecite, ha sottoposto alla Procura una attendibile ricostruzione degli eventi i Magistrati sono immediatamente intervenuti. 

Questa vicenda è un evidente paradigma di una realtà economica malata e non è affatto una vicenda a lieto fine. Un sistema di regole di mercato, degno di questo nome, avrebbe dovuto impedire che venissero posti in essere movimenti societari illeciti ed avrebbe dovuto imporre molto tempo prima il fallimento dell'Agenzia Defendini (che solo ora ha chiesto l'Amministrazione Straordinaria come ultima spiaggia al fallimento forse inevitabile). Ma non perché si debba genericamente sventolare una bandiera di legalità e giustizia, ma più semplicemente perché ormai sono anni che i dipendenti non percepiscono stipendi e le loro famiglie non sanno più come tirare avanti. Sono anni che le organizzazioni sindacali hanno dovuto prestare fede a proclami che prevedevano risanamenti attraverso l'apporto di nuovi capitali. E questo non è certo un lieto fine.

Viene poi naturale una domanda: ma quali sono le regole che mancano o che non hanno funzionato? La risposta è tanto semplice quanto drammatica. Il 24 novembre 2000 un emendamento del governo Amato alla allora legge sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi ha abrogato le omologhe societarie che spettavano ai Tribunali. Essi vigilavano sulle società di capitali autorizzandone la nascita e le principali operazioni (aumenti di capitale o ripianamenti delle perdite, modifiche dell'oggetto sociale) e se scoprivano qualcosa di ilelgale o sospetto negavano l'omologa. Non passano nemmeno due anni ed il falso bilancio viene drasticamente depenalizzato o allegerito. Nel 2006 invece la nuova legge sui fallimenti abroga del tutto l'iniziativa d'ufficio dei Magistrati. Fino ad allora se il Tribunale veniva a conoscenza della situazione di insolvenza di una società poteva intervenire. Oggi spetta solo al creditore (ed i rari casi al Pubblico Ministero: quando i danni peggiori sono stati già subiti dalla collettività).

Tutto questo perché il mercato deve regolarsi da solo. A questo altare sono stati sacrificati, però, centinaia di famiglie che presto aumenteranno le fila dei nuovi poveri.

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