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"GreenWebEconomics - La nuova frontiera”, il futuro sta nel fare il massimo utilizzando il minimo

Quando due professori illuminati come Silvia Vianello e Davide Reina (entrambi docenti alla Sda Bocconi School of Management) mettono insieme le proprie esperienze e capacità, può nascere un libro interessante capace di guardare al futuro. Così mentre i media guardano ancora alla vecchia economia delle grandi banche e delle multinazionali globalizzate, c'è una nuova economia che preme per essere raccontata e che silenziosamente si sta diffondendo attraverso la rete globale di Internet. E’ un’economia che si ispira al principio Green del fare il massimo utilizzando il minimo e che è già leader nell'unico vero indicatore economico che conterà in futuro: il brain capital. Questa nuova economia, la GreenWebEconomics, è più egualitaria, democratica e intelligente di quella vecchia. La GreenWebEconomics è anche un cambiamento epocale e antropologico, che modifica la nostra società alla radice e che ci richiede una diversa prospettiva rispetto ai valori del profitto, dell'impresa e del lavoro. Ne parliamo con Silvia Vianello.

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Bentornata su AgoraVox, Silvia. Possiamo dire che è sempre un piacere ricontattarti perché offri un paniere di idee destinate a far parlare, discutere e riflettere. Questa volta parliamo di un prodotto editoriale interessante che ti riguarda in prima persona e che parla di GreenWebEconomics, su Ninja Marketing, in merito a ciò, parli di “giusta società”, cosa si intende?

Il principio di «giusta società» ci guida verso «un’economia il cui sogno non sia crescere all’infinito ma evolvere in armonia con l’ambiente». La GreenWebEconomics è il futuro dell’economia, che si sta diffondendo attraverso internet, e che si ispira al principio green del “fare il massimo utilizzando il minimo”. È un’economia più egualitaria, democratica e intelligente di quella vecchia, in cui l’unico vero indicatore economico che conterà sarà il brain capital. All’ambiente spetta il ruolo di stella polare. Al web, invece, il ruolo di strumento realizzativo, sia perché facilita enormemente la diffusione della sensibilità green in ciascuno di noi, attraverso innumerevoli siti che spiegano le nuove tecnologie green e, soprattutto, illustrano le ricadute positive dei comportamenti green (comprare green, guidare green, ecc) per l’ambiente. Sia, perché il web coniugato con gli smart device e il servizio di geo-localizzazione, è in alcuni settori green addirittura una pre-condizione del loro sviluppo. Si pensi, ad esempio, ai network nascenti delle stazioni di ricarica per auto elettriche; che sarebbero difficilissimi da trovare data la loro bassa diffusione sul territorio, ma che invece grazie alla geo-localizzazione sono al contrario di facilissima individuazione: è il navigatore unito ad un’apposita applicazione “green”a portarci, letteralmente, da loro, nel caso in cui fossimo alla guida di un’auto elettrica e dovessimo ricaricare le batterie.

Il futuro delle economie sta quindi nella coesione con l’ambiente che ci circonda, un’immagine più vicina al concetto di “decrescita felice” e sicuramente alternativa all’idea di consumo come distruzione di risorse?

La crescita zero è un obiettivo a cui tendere. La recessione ci costringerà a migliorare il PIL nella sua “qualità”, prima che nella sua quantità. E’ uno svantaggio perché il miglioramento della qualità del nostro PIL richiederebbe, in alcuni settori e in particolare nel green e nel web, investimenti pubblici importanti che una politica economica su cui attualmente pesa il giogo dell’enorme debito pubblico italiano, difficilmente prevederà. La possibilità di un reale cambiamento che passi dal web attraverso il green esiste “perché cambiano i mercati stessi. Accorciano la catena del valore attraverso la disintermediazione, trasformano i processi produttivi e commerciali da lineari in circolari grazie alla riciclabilità dei materiali, introducono un nuovo paradigma fondato sull’utilizzo del bene e non sul consumo, sulla cooperazione tra individui e non sulla competizione. È su queste leve che si fondano imprese rivoluzionarie come RecycleBank o Local Motors.

Silvia Vianello durante la trasmissione “Smart&App” su La3 {JPEG}

Partendo da questi presupposti avete realizzato una sorta di manifesto, un vademecum dell’ecosostenibilità, quali sono i punti chiave?

La GreenWebEconomics è un nuovo tipo di economia. E un nuovo tipo di economia si deve fondare su valori e regole nuove. Ecco perché all’interno del libro è presente un Manifesto, che rappresenta una sorta di “carta dei valori” di questa economia, “Un’economia il cui sogno non sia crescere all’infinito ma evolvere in armonia con l’ambiente”, recita il manifesto che apre il volume. Protagonisti di questo nuovo scenario saranno “imprese ad alto tasso di conoscenza, cooperative al loro interno e connesse con l’esterno attraverso il web, dove small is beautiful”, ma soprattutto “small is better than big”. Proprio grazie al Web, che permette ad una piccola impresa fatta di dieci o venti persone ad elevate preparazione e progettualità di competere su scala mondiale, grazie alla rete globale di internet. Prima del web questo non era possibile, perché i costi di informazione e cooperazione esterna erano troppo elevati. Prima del Web “big was better than small”.Per sfruttare tutto il potenziale offerto dalla rete occorre che le piccole imprese italiane siano popolate da manager ad elevato grado di preparazione. E su questo fronte c’è ancora molto da fare. Non sono infatti i grandi fenomeni mediatici come Facebook o Groupon, bensì piccole realtà sviluppate da imprenditori misconosciuti in settori ad alta tecnologia e nelle energie rinnovabili, con esperienza alle spalle e forte preparazione scientifica.

Il futuro di un progetto come questo sta naturalmente anche in una più ampia possibilità di comunicazione e diffusione attraverso il web, ma non pensate che il digital divide possa essere un grosso limitativo?

Negli ultimi anni in Italia per quanto concerne la connettività web vi è stata una mancanza di un progetto per il Paese. Ne sono prova la serie di decisioni incerte, ondivaghe e spesso influenzate dalla contingenza, che sono state prese negli ultimi anni. In questo senso, il nostro Paese dovrà ora impegnarsi per ridurre il digital divide in modo tale da potenziare le nostre reti e facilitare i processi che ci permetteranno di raggiungere, e non come sempre rincorrere, gli altri paesi. Il fatto che le città siano il luogo elettivo della GreenWebEconomics non esclude infatti la provincia. Anzi, se per provincia intendiamo le cittadine medio-piccole italiane tipicamente intorno ai 50-60.000 abitanti, il loro ruolo può essere enormemente aumentato proprio dalla diffusione del Web e dal fatto che, in queste città è più probabile, data la dimensione limitata, sviluppare velocemente delle smart grid. Ma la GreenWebEconomics arriva dappertutto. Anche ad esempio sulle colline delle langhe dove si producono gli eccellenti vini rossi piemontesi.

la copertina del libro {JPEG}
 

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.114) 29 novembre 2011 10:23

    Mi ripeto - Soraperra - secondo me sbagliate l’approccio: nessuno vi ha fregati, visto che la generazione che decide per adesso è proprio la vostra! Tutto quello che stiamo subendo lo avete deciso voi! Una società che non ne ha azzeccata una e si permette comunque di dare dell’ignorante e dello sprovveduto a quella di dopo. Con quale e quanta ipocrita presunzione si accusa i giovani di non avere capacità reattiva, cultura e autonomia di pensiero quando quel pensiero e quella capacità l’avete monopolizzata, distrutta e manipolata!? Ci vuole proprio coraggio, eh eh eh…

  • Di Fabio Barbera (---.---.---.114) 29 novembre 2011 09:01
    Fabio Barbera

    Eh eh eh un po’ di sfoghi anonimi mattutini, eh? Non fanno mai male! Va bene: siamo d’accordo che il futuro ce lo vogliamo creare da noi (e non mi sembra tanto una minaccia), il vero guaio invece è che il presente lo avete messo in piedi voi della generazione “renzo riva”: la pancia del paese, vecchi da sempre, pretofili, massoni, familisti, inchiodati alle poltrone, critici verso qualunque forma di progresso, nuclearisti, democristiani prima, socialisti dopo, berlusconiani adesso! 

    Sotto di voi sono passate senza protesta alcuna quintalate di leggi assurde (come la legge biagi che ha ammazzato il lavoro e ci ha reso schiavi della vostra generazione) e personaggi grotteschi sotto formalina che continuano a far danni. 

    Se l’immagine è di un futuro che assomiglierà a noi e sarà green mi piace di più del presente che assomiglia a voi e del quale avete la piena responsabilità! Saluti

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.240) 28 novembre 2011 01:55
    Renzo Riva

    Forse non lo sai ma è una legge della fisica quella che inconsapevolmente hai richiamato
    ovvero di ottenere il massimo risultato con il minimo lavoro.
    Se vuoi cito pure la caratteristica dell’adattamento d’impedenza delle linee elettriche
    per il massimo trasferimento d’energia con le perdite minime.

    Come potrai notare le leggi della fisica sono per nulla democratiche e mai sono state sottoposte a votazioni o referendum.
    Niente di nuovo sotto il Sole che t’irride.
    Il tuo FUTURO è vecchio come il cucco.

  • Di (---.---.---.108) 29 novembre 2011 08:46

    Mioddio... di cavolate ne ho sentite tante in vita mia... e in questo articolo "green" ce n’è una raffica da manuale... Quanti sogni infranti ho visto negli ultimi 50 anni? Il tutto con un denominatore comune: i nodi vengono sempre al pettine e chi fonda sulla demagogia le proprie idee e il loro sviluppo porta spesso se stesso e, purtroppo, molti altri verso un mare di guai. Il vero problema è che di queste baggianate (adesso è la volta del green-qualcosa, ma ce ne sono state di tutti i tipi, generi e gusti) ne escono in continuazione e meno sono serie più fanno presa, e morta una ne nasce subito un’altra che sparge i propri semi e prepara il terreno per i disastri che seguono (ad esempio il folle debito pubblico che ci attanaglia oggi è figlio dei pifferi magici di qualche decennio fa). La concretezza, la serietà, la solidarietà, la fattibilità, lo studio e la necessaria competenza e fatica per capire veramente le cose non diventano invece mai di moda: non sono scintillanti, tanto meno si adattano al dominio "demenzialifero" dei media. In questo quadro di follia generalizzata faccio tanti auguri a tutti i giovani: il futuro che avrete ve lo sarete costruito con le vostre mani, e se fate oggi le scelte sbagliate...

  • Di Fabio Barbera (---.---.---.114) 29 novembre 2011 09:01
    Fabio Barbera

    Eh eh eh un po’ di sfoghi anonimi mattutini, eh? Non fanno mai male! Va bene: siamo d’accordo che il futuro ce lo vogliamo creare da noi (e non mi sembra tanto una minaccia), il vero guaio invece è che il presente lo avete messo in piedi voi della generazione “renzo riva”: la pancia del paese, vecchi da sempre, pretofili, massoni, familisti, inchiodati alle poltrone, critici verso qualunque forma di progresso, nuclearisti, democristiani prima, socialisti dopo, berlusconiani adesso! 

    Sotto di voi sono passate senza protesta alcuna quintalate di leggi assurde (come la legge biagi che ha ammazzato il lavoro e ci ha reso schiavi della vostra generazione) e personaggi grotteschi sotto formalina che continuano a far danni. 

    Se l’immagine è di un futuro che assomiglierà a noi e sarà green mi piace di più del presente che assomiglia a voi e del quale avete la piena responsabilità! Saluti

  • Di (---.---.---.108) 29 novembre 2011 09:40

    Non ho nessuna intenzione di fare l’anonimo (semplicmente non vedo la casella per inserire il nome - mi chiamo Pietruccio Soraperra) né ho nessuna intenzione di fare polemiche di sorta, né ho mai appoggiato, sostenuto o condiviso le politiche che hanno portato l’italia al disastro economico (e sociale, direi - vista la situazione del mercato del lavoro, e tante altre cose che non vanno sulle quali non ho intenzione di parlare qui adesso).
    Stavo parlando sul serio, di qualcosa che ha poco a che fare con la politica e molto con la cultura, l’indipendenza del pensiero e la capacità di non diventare vittime dei manipolatori.
    Non credo tu abbia idea delle speranze e delle aspettative che c’erano negli anni sessanta: poi la realtà è stata questa... Quello che sto cercando di dire è che state (questa generazioni di giovani) per ripetere errori già fatti mille volte. Qualcosa di simile me lo disse mio padre, che si era fatto la seconda guerra mondiale, quarant’anni fa, parlando con un suo amico - notare che durante la guerra erano su fronti diversi. Mi dissero che li avevano fregati e che sarebbe successa la stessa cosa anche a noi... e mi pare proprio...

  • Di (---.---.---.114) 29 novembre 2011 10:23

    Mi ripeto - Soraperra - secondo me sbagliate l’approccio: nessuno vi ha fregati, visto che la generazione che decide per adesso è proprio la vostra! Tutto quello che stiamo subendo lo avete deciso voi! Una società che non ne ha azzeccata una e si permette comunque di dare dell’ignorante e dello sprovveduto a quella di dopo. Con quale e quanta ipocrita presunzione si accusa i giovani di non avere capacità reattiva, cultura e autonomia di pensiero quando quel pensiero e quella capacità l’avete monopolizzata, distrutta e manipolata!? Ci vuole proprio coraggio, eh eh eh…

  • Di (---.---.---.108) 29 novembre 2011 18:36

    Non ho condiviso niente di ciò che ha fatto la mia generazione né quelle precedenti (anche perchè ho sempre pensato con la mia testa e non c’è niente che dia più fastidio in un paese dove si va avanti senza ragionare e ci si divide per ideologie).

    Per quanto riguarda la vostra generazione e l’amore per l’ideologia "green"... ne riparliamo fra 15 anni.

    Ma ricordatevi che c’è qualcuno che a parlare ci ha provato.

  • Di (---.---.---.27) 22 dicembre 2011 14:21

    Ringrazio tutti gli amici che hanno commentato questo articolo, avvalorandone, di fatto, tutte le sue tesi. 

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