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Grazie Charlie

Alcune considerazioni sull’indimenticabile marcia dell’11 gennaio a Parigi.

 

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Charlie 11 gennaio 2015
 

Con quanta imprudenza molti cercano di levar di mezzo un tiranno senza essere in grado di eliminare le cause che fanno del principe un tiranno... (Baruch Spinoza)

Ore 14 ci dirigiamo verso la fermata della metropolitana. C’è molta gente e abbiamo qualche difficoltà per entrare nella carrozza. Evviva ci siamo riusciti! c’è tanta gente. Finalmente siamo arrivati sono alla fermata Place de la République.

Ecco, ci immergiamo in una folla colorata e silenziosa. Ci sono persone di tutte le età, di tutte le razze. Quello che ci colpisce è che ci sono numerose famiglie con bambini.

Di tanto in tanto il silenzio è spezzato da un applauso e dal grido Charlie Charlie!

E’ emozionante, non c’è rabbia, non c’è livore. C’è l’orgoglio di essere qui, di ritrovarci tutti insieme, anche se non ci conosciamo, per condividere tacitamente un valore: quello del rispetto della persona.

E’ un linguaggio non verbale che sfida la paura.

Incrociamo file interminabili di persone che si stanno dirigendo tutte verso il centro della piazza per iniziare questa marcia silenziosa.

E’ una messa senza preti, una manifestazione senza bandiere politiche, un evento senza star, con un solo e unico desiderio: che questa Kermesse non diventi una semplice celebrazione laica ma che abbia un seguito. Sembra che tutti si pongano questa domanda: e dopo?

Ci colpisce il cartello di un signore che scrive: in ricordo delle 20 vittime. E’ vero, stavamo pensando solo alle 17 persone morte per una follia omicida e non avevamo incluso nel macabro elenco i tre jihadisti. Anche loro sono vittime dell’intolleranza, vittime e carnefici. E si! proviamo tutti un po’ di vergogna perché sappiamo che i tre assassini erano cittadini francesi che avevano frequentato scuole francesi. Dove eravamo? Siamo sempre più assorbiti dal presente, pensiamo alla crisi, all’aumento dei prezzi e delle tasse e ci lamentiamo dei nostri governi.

Oggi stiamo manifestando il nostro dolore, il rifiuto della violenza, ma anche la nostra responsabilità per avere permesso che nella nostra società ci sia ancora intolleranza, razzismo e antisemitismo. In parte tutto ciò è dovuto al forte disagio sociale, ma pensiamo che la classe politica non abbia risposto con la fermezza dovuta.

Emma Bonino ha affermato: "i cattivi esistono perché i buoni tacciono" e sono totalmente d’accordo con lei.

Karl Popper ha affermato che l’intollerante è colui che sa riconoscere i tabù della propria tribù come assoluti, ma che non ha ancora scoperto che altre tribù hanno altri tabù. L’esercizio dell’intolleranza è nell’incapacità di accettare l’Altro. Ormai non possiamo più lasciare che si formino e si sviluppino luoghi della disperazione, materiale e morale, che prima o poi esplodono sfociando inevitabilmente nella violenza.

E’ il momento di rimboccarsi le maniche, di avviare un dialogo interlaico per portare avanti dei progetti audaci: è l’unica leva sulla quale possiamo agire.

Hubert e Isabella

 

 

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