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 Home page > Attualità > Economia > Graecia capta docet: alla fine i più deboli pagano per tutti!

Graecia capta docet: alla fine i più deboli pagano per tutti!

Da quello che emerge dagli ultimi sviluppi della crisi greca, si possono trarre molteplici conclusioni, tra cui quella che il Bel Paese assomiglia sempre più paurosamente alla nazione ellenica, non solo nella parte finale della crisi, ma anche nella sua genesi.

Quando la nave affonda, spesso si riesce ad abbandonarla, con il risultato che, pur avendo perso il bagaglio e gli effetti personali, si può ricominciare a vivere quasi come prima, seppur traumatizzati. Ma quando la nave è una nazione, c’è ancor meno da stare allegri, anche perché la nave in questo caso rischia di "affondare" con tutti i passeggeri e tutto quello che loro possiedono.

Le cose sono andate grosso modo così: dopo sette anni di boom economico, dopo il “collasso” finanziario mondiale e la recessione, si è scoperto che la Grecia ha molti più debiti di quanto indicassero i conti truccati di vari istituti di statistica. I conti dello Stato erano stati falsificati, con il risultato che il rapporto deficit-Pil è ora al 13,6%. E dopo il declassamento del debito greco a spazzatura” da parte di Standard & Poor’s, la torta greca - che sarebbe opportuno chiamare pasticcio - ha avuto la sua ciliegina.

 

Qualcuno che ci è stato, lì ad Atene e dintorni, ha scoperto che poi i greci tanto male non se la passano, almeno una parte di loro. Macchinone di vario genere - tra le quali spiccano i suv - incolonnate nelle strade dimostrano che, se il paese è in crisi, lo è per varie ragioni, ed una di queste è l’evasione fiscale.

Dall’università di Heildeberg sono venute fuori statistiche paurose: in Grecia l’economia in nero sottrae al Pil il 25%.

Su 11milioni solo 5mila contribuenti dichiarano al fisco greco di aver guadagnato oltre i 100mila euro.

Questa ennesima crisi tra i pochissimi “meriti” che ha, ha proprio quello di aver messo in evidenza la sperequazione di una società capitalistica basata sull’ineguaglianza fiscale, che prende dai più poveri e lascia perdere i più ricchi, i quali non sono tracciabili, hanno vari modi per evadere, e che non ci vuole tanto a capire, sono quei ceti che fino a poco tempo fa hanno sostenuto, in parte, il governo di destra di Kostas Karamanlis e la sua politica.

Certamente la colpa non è da ascriversi solo al precedente governo di destra, ma ad una cultura della furberia, alla quale noi italiani non abbiamo proprio niente da invidiare.

Il Paese è diviso in due Grecie: da un lato quella degli evasori e dei mazzettari e dall’altro quella dei lavoratori salariati che lavorano e pagano le tasse normalmente, i quali, essendo dipendenti pubblici, insegnanti, infermieri, impiegati e operai, non possono evadere, ergo, le tasse le pagano solo loro, o quasi.

Anche in questo la Grecia assomiglia molto all’Italia.

Solo che la Grecia, non è l’Italia, è molto più piccola, ed i conti nelle tasche piccole, si sa, si fanno prima, … e fanno presto a non tornare!

Questo significa che prima o poi si dovranno fare anche da noi!

È di ieri la notizia che il paese ellenico ha raggiunto l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale, Ue e Banca centrale europea per dare il via agli aiuti internazionali, calcolati in 110 miliardi da far confluire verso la Grecia nell’arco di tre anni, di cui 30 miliardi verranno dal FMI e gli altri 80 dai paesi dell’UE. Il premier greco Papandreou ha detto che il piano comporterà grossi sacrifici per il Paese, che il Parlamento dovrà votare martedì. Ci sarà un aumento dell’Iva dal 21 al 23%, tasse sulla benzina e altri beni di largo consumo. Tagli sugli stipendi dell’amministrazione pubblica e sulle pensioni. Verranno richiesti contributi di solidarietà alle aziende e alle banche più produttive. L’età pensionabile verrà fissata a 65 anni per uomini e donne, il lavoro sarà reso più flessibile con meno vincoli per i licenziamenti. Salari minimi per i giovani e per i disoccupati. Ci saranno altresì abolizioni di alcuni comuni e provincie. Si prevedono anche misure di restrizione amministrativa per ridurre l’evasione fiscale.

Come al solito, e come era da aspettarselo, quelli che pagano di più, stando a queste misure, sono sempre i poveri cristi, quelli della Grecia che lavora e paga le tasse, mentre per quelli che evadono, solo misure vaghe e indefinite.

È da vedere come reagiranno i greci a queste misure, in più sarà altresì emblematico vedere se una società come la nostra riuscirà a cogliere la lezione greca.

Ho molti dubbi a riguardo!

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