Gli eurobond sono la soluzione per le economie più indebitate? Con quali implicazioni per i cittadini?
Per la seconda volta un'asta dei titoli tedeschi non ha trovato acquirenti per tutto il fabbisogno o, se si preferisce, l'offerta ha superato la domanda o, meglio ancora, la domanda è stata inferiore all'offerta.
Comunque lo si voglia dire, il fatto è che oltre un terzo dei titoli offerti, alla fine, li ha dovuti comprare la Bundesbank (affettuosamente detta BuBa). A mio avviso forse (e sottolineo il forse, in rosso e con luce lampeggiante) questo non significa molto.
I bund tedeschi rendono poco, pochissimo, quelli a breve arrivano a rendere anche solo lo 0,40%, quelli a dieci anni rendono, comunque, meno dell'inflazione. E presentano sempre un po' di rischio. Non fosse altro quello derivante dagli altri Paesi.
E' normale che chi è un tranquillo risparmiatore magari commetta l'errore di comprare oro o decida di tenersi i risparmi sul conto corrente e che, chi è speculatore, cerchi di comprare qualcosa in grado di dare di più in danaro o in potere.
Quello che non si capisce è l'idea di sostituire ai titoli nazionali, in tutto o in parte, dei titoli emessi dall'insieme degli stati europei della zona euro. Si pensa di legare tutti i vari debitori tra loro. In pratica si pensa di unire tutti con una lunga catena “finanziaria”.
Il problema è, come è noto, che ogni catena ha la forza… del suo anello più debole. Per questo penso che il piano suggerito non servirebbe a niente.
A meno che non si faccia precedere l'operazione da una patrimoniale europea con cui si provveda ad abbattere in modo drastico (non meno del 20% in media) il debito pubblico dell'Europa.
Ovviamente facendo sacrificare di più chi è più indebitato e dando all’Europa il potere di stabilire una sua imposta in sostituzione di parte di quelle nazionali, un'imposta che dia un gettito pari almeno al 105% degli interessi da pagare sul nuovo debito emesso dalla Europa nel suo insieme, nonché il potere di negare o dare l'autorizzazione ad emettere bond nazionali in misura superiore a quanto necessario al rinnovo (interessi esclusi) dei titoli scaduti.
Questo darebbe maggior forza ad ogni stato membro e, quindi, alla catena, maggiore efficacia a chi sostiene la proposta e minor resistenza alla ragionevole e ragionata contrarietà della Germania. Non solo.
Se è vero, come è vero, che la potenza della speculazione è nel totale dei titoli in circolazione (derivati compresi), e che questi sono dodici volte il PIL mondiale e se è vero, come in parte è vero, che la debolezza dei debiti è dovuto agli attacchi della speculazione, allora è di tutta evidenza che nessuna catena, fosse anche mondiale, sarebbe in grado di resistere a tali attacchi e che l'unico modo per resistere ad essi è non chiedere danaro in prestito. Almeno per un certo tempo.
Nell'ipotesi formulata è chiaro che la sfiducia vera non avrebbe assolutamente nessun motivo di esistere di fronte ad un debito pubblico complessivo ridotto del 20% (Italia al 100% o meno ad esempio) e che la speculazione non potrebbe spingere in alto i tassi di interesse visto che nessuno chiede danaro.
Accantoniamo per un momento tutti i grandi dell'economia, della macro e della microeconomia, dimentichiamo per un momento i vari Keynes, Krugman, Rogov e Friedman (specialmente il pessimo Friedman) e ragioniamo in termini semplici.
Una persona può uscire dalla stretta delle banche solo se paga puntualmente gli interessi con il proprio reddito e, con lo stesso, almeno scalfisce i propri debiti.
Fintanto che continuerà ad andare in giro a chiedere soldi in prestito troverà sempre maggiori difficoltà nel trovarne e gli chiederanno sempre maggiori interessi e, magari, i suoi creditori faranno in modo di spingerlo in difficoltà per lucrare sempre più.
Tanto più questo accadrà se ogni volta, come fanno quasi tutti gli Stati fortemente indebitati, chiederà di più per coprire gli interessi.
Ovviamente l'operazione in esame non esclude la trasformazione di altra parte del debito corrente in una sorta di mutuo ventennale europeo con rata inferiore (tra capitale e interessi) per un programmato rientro, debito che, proprio per la sua natura europea e per la rata contenuta sarà considerato solido e sicuro da tutti e che quindi spunterà un tasso molto basso.
Un tanto basso (2%) che la rata, a conti fatti, risulterà più o meno (più meno che più) pari al gravame oggi necessario per i soli interessi. Un po’ quello che succede quando si sostituisce ad uno scoperto di conto corrente un mutuo su immobili.
Il nocciolo di tutto il problema è che i debiti attuali sono stati contratti non per investimenti, ma per spese correnti e senza alcuna intenzione di pagarli, ma solo di rinnovarli. E, spesso, pagando gli interessi con un nuovo debito aggiuntivo.
E’ l’errore che commette chi, non riuscendo a vivere con il proprio stipendio, decide di vendere la casa di proprietà e sostituendola con una in locazione, per pagarsi il tenore di vita desiderato con l’aggiunta della spesa per l’affitto. Fino a quando non avrà finito la somma ricavata dalla vendita dell’immobile.