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Giro d’Italia 2014, dalla verde Irlanda all’infernale Zoncolan. Venerdì si pedala

Maggio è sinonimo di corsa rosa ed il gruppo è pronto a ripartire, destinazione Trieste: dopo la stagione delle classiche del nord, inizia venerdì il Giro d'Italia, "la corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo" come recita lo spot che lo presenta. Il percorso dell'edizione 2014, la numero 97, è un vero inferno: tanta tanta montagna e solo 41 chilometri crono individuale "tradizionale" renderanno il trofeo senza fine una preda ghiotta per gli scalatori puri ancora più che negli scorsi anni. 

Molto attesi i primi tre giorni di corsa che animeranno questo week end dal momento che si terranno in terra irlandese: che piaccia o meno Giro, Tour e Vuelta sono tre grandi eventi sportivi di interesse mondiale ed esperienze come la partenza in Danimarca nel 2012 a mio avviso non devono essere viste troppo di malocchio. Per la prima volta nella storia un grande giro partirà da Belfast dove in un indedito orario serale (partenza ore 18) venerdì sera verranno date le prime pedalate nella cronosquadre che assegnerà la prima maglia rosa. Nelle due giornate successive invece l'isola da verde si tingerà di rosa e verrà attraversata dal gruppo che domenica sera arriverà nella capitale Dublino. Saranno due giornate per ruote veloci, i "big" ben nascosti nella pancia del gruppo: uniche insidie maltempo e cadute. 

Lunedì giorno di riposo (quattro nelle tre settimane di competizione) per consentire il trasferimento dei team e della carovana in Puglia: prima settimana a base di volate (fatta eccezione per la tappa di Montecassino del 15 maggio: primo arrivo in salita, 10 chilometri al 5%) fino ad un intrigante week end appenninico: tra 17 e 18 maggio gli arrivi a Montecopiolo e a Sestola, rispettivamente nel Pesarese e nell'appennino Emiliano, potranno già tagliare fuori alcuni nomi dalla lista dei pretendenti al trofeo senza fine. Soprattutto quella in terra marchigiana si preannuncia una tappa che potrebbe fare già vittime illustri con la scalata a Carpegna (Gran premio della montagna di 1° categoria) a 30 chilometri dall'arrivo, Villaggio del lago (GPM di 2°) ai meno 10, ed ascesa finale all'eremo della Madonna del Faggio con punte al 13%. La settimana successiva sarà scandita da volate (Salsomaggiore Terme e Rivarolo Canavese) e tappe ghiotte per le fughe (Savona), ma il grande appuntamento sarà la "crono dei vini", da Barbaresco a Barolo, di giovedì 22. Poi le Alpi.

Week end con arrivi ad Oropa ed a Montecampione. Sabato 4 GPM (il secondo e quello finale che porta all'arrivo di 1 categoria) in 164 km; ascesa finale che si fa progressivamente sempre più dura, media superiore al 7.5%. Domenica tappa che attraversa 200 chilometri di pianura lombarda, liscia come l'olio, e termina venti lunghi chilometri di salita dura. Disegno della tappa assolutamente originale.

Un giorno di riposo, poi la tappa che aspettiamo da due anni: il 27 maggio si riproverà la Ponte di Legno-Val Martello annullata l'anno scorso causa maltempo. 139 km in cui il menù prevede un piatto unico con Gavia, Stelvio (Cima Coppi, il punto più alto toccato dal Giro) e Val Martello. Tre salite leggendarie, se si hanno le gambe qui si fanno distacchi da ciclismo storico. Incastonata tra un giorno di riposo ed un giorno per velocisti (fuga per i colli veneti permettendo) l'arrivo sarà da brividi.

Poi il gran finale: si torna a salire il 29 alla volta del Rifugio Panarotta in Valsugana (altro GPM di 1° all'arrivo), tappa durissima, ma qui vedrei bene chi già è fuori dai giochi per la classifica generale: gli aspiranti alla maglia rosa finale si terranno d'occhio e conserveranno le energie in occasione della cronoscalata alla Cima Grappa (20 km, pendenza max 14%, media dell'8%). Il verdetto finale infine spetterà all'inferno fatto salita: a decretare il vincitore del giro 2014 sarà lo stadio naturale dello Zoncolan, già leggendario, in un'altra tappa per cuori forti. I dieci chilometri che da Ovaro condurranno sulla vetta saranno, complici le pendenze al 22%, i più lunghi per i corridori con oltre tremila chilometri di corsa nelle gambe. 

La passerella finale che porterà all'arrivo a Trieste ripagherà i pochi velocisti superstiti e soprattutto incoronerà il re del Giro d'Italia 2014. 

A proposito, chi sarà a contendersi il trofeo senza fine? Qui bisogna essere sinceri: i tre corridori di grandi giri più forti del momento per quest'anno hanno scelto il Tour. Froome difenderà il suo titolo dagli assalti di Contador e Nibali (vincitore del giro 2013) in percorso per le strade francesi assolutamente meno interessante rispetto a quello del Giro, ma il fascino della Grand Boucle persiste ed è innegabile che l'ambizione massima per un corridore resti sempre quella di alzare le braccia sotto l'Arc de Triomphe.

Tutti danno per gran favorito il giovane colombiano Nairo Quintana, alla prima esperienza nella corsa rosa. Lo scalatore che ha impressionato con il secondo posto allo scorso Tour si trova di fronte ad un Giro che sembrerebbe disegnato su misura per lui ma le insidie sono tante ed i favori del pronostico sono una pressione fastidiosa. Il capitano della Movistar per questo appuntamento ha fatto una preparazione ad hoc ma si è fatto vedere pochissimo nel gruppo, quindi è difficile dire quali siano le sue condizioni. 

Un ritorno graditissimo è quello di Joaquin "Purito" Rodriguez, lo spumeggiante spagnolo che si presenta come il principale rivale di Quintana. Corridore effervescente, molto amato anche dal pubblico italiano per il suo vivacizzare spesso la corsa. Il suo 2014 fino ad ora è stato abbastanza difficile con delle brutte cadute nelle classiche del nord, ma il corridore della Katusha difficilmente sbaglia nei grandi giri e questa potrebbe essere la sua grande occasione per vincerne uno. A supportarlo il sempre ottimo Luca Paolini.

Ambizioni più che legittime di successo le esprimono Rigoberto Uran Uran passato all'Omega Pharma per avere un posto da capitano. Il colombiano l'anno scorso aveva raccolto in corsa le redini del team Sky dopo le crisi di Wiggins ed aveva concluso con un magnifico secondo posto finale. Tra i pretendenti i due cugini irlandesi Nicky RocheDaniel Martin (soprattutto quest'ultimo) reduce da un ottimo secondo posto nella Freccia Vallone. Nella sua Garmin dovrà contendere il ruolo di capitano a Ryder Hesjedal, il canadese vincitore dello strano Giro 2012.

Ci saranno poi tre vecchie volpi di montagna da tenere d'occhio: Cadel Evans, Michele Scarponi ed Ivan Basso. L'australiano trapiantato nel Chianti viene dal successo nell'ultimo giro del Trentino e dal podio al giro 2013. Le primavere ormai sono 37 ma la tenacia e la grinta sono quelle di sempre. Difficile che faccia la comparsa. 

L'aquila di Filottrano (AN) è passata all'Astana con la missione di fare da gregario di lusso a Nibali sulle strade del Tour. Avrà al suo fianco il giovane Fabio Aru, pronto a sostituirlo come capitano del team kazaco in caso il marchigiano uscisse prematuramente dalla lotta per la generale. In ogni caso Scarponi è uno che ha sempre venduto cara la pelle ed il Giro è da sempre la sua corsa (suo il successo 2011 dopo la squalifica di Contador). Le tante salite e le poche crono gli sorridono.

Che dire di Ivan Basso: anche lui è uno di quelli che sulle strade della corsa rosa ha costruito una carriera e dopo il doloroso forfait in partenza dell'anno scorso il varesino ha voglia di rifarsi. Il team Cannondale punta su di lui e su di Moreno Moser che avrà puntati addosso gli occhi di molti.

Siamo così scivolati nel capitolo italiani: tra i pretendenti a qualche soddisfazione nella classifica generale io includerei anche Domenico Pozzovivo che con la maglia della AG2R potrebbe puntare a qualcosa di più della top ten e vittoria di tappa. Una squadra tutta votata all'attacco sarà la Neri Sottoli di Rabottini, miglior scalatore 2012; alla ricerca di qualche tappa di prestigio la Lampre Merida di Ulissi e dell'eterna incognita Damiano Cunego. Con il ruolo di cacciatore di tappe pertirà anche Ivan Santaromita indossando la maglia tricolore di campione nazionale.

Ma non di sole salite vive il ciclismo: tra le ruote veloci, dopo tre edizioni consecutive, non ci sarà Mark Cavendish. Per gli arrivi a gruppo compatto largo dunque al tedesco Marcel Kittel, punto di riferimento per tutti. A contendergli gli sprint soprattutto Farrar e Matthews e tra i nostri da tenere in considerazione Petacchi, Chicchi, Apollonio e Viviani.

 

Foto: WikiCommons-ZetaZone/Flickr-Wikipedia

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