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Girls, il corpo delle ragazze

Con tutte le banali rappresentazioni a cui ci obbligano i media, c’è una serie tv che arriva dagli USA e che merita almeno una visione (ma abbondate pure!): GIRLS.

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Le protagoniste di “GIRLS”

Siamo alla seconda stagione, ma anche solo grazie alle fatiche della prima ha meritato due premi all’ultima edizione dei Golden Globe, miglior Comedy e miglior attrice Comedy.

Le girls sono quattro, vivono a New York, ma niente a che vedere con le chiacchierate semi-sboccacciate di Samantha, la carriera di Carrie, gli appartamenti alto borghesi e Manhattan. Qui si fa sul serio.

E sul serio si dipingono giovani donne per niente patinate, ma vive, di carne e tatuaggi e affitti da pagare e lavoro che non si trova e uomini e donne disfunzionali come il mondo che ci gira intorno, ma non per questo meno appassionate e brillanti.

Ragazze comuni di una classe media che si barcamena tra le tragicommedie quotidiane, coinquiline, amiche, sorelle, in cerca del proprio posto nel mondo. Le qualità della serie risiedono nella scrittura brillante, le ambientazioni realistiche, i rapporti caotici, le immagini vere, impreviste.

Come il sesso scadente con i coetanei.
Come l’etichetta dell’insuccesso che tutti appiccicano loro addosso quando mancano gli obiettivi sociali (tenersi il lavoro, far funzionare una convivenza, aver perso la verginità, trovare la stabilità). Come la considerazioni ciniche e naif insieme sull’amore. Come la realtà di un’adolescenza prolungata e vissuta precariamente.

La ragione di tanto successo sembra risiedere tra le intuizioni di una delle protagoniste: Lena Dunham, ideatrice, sceneggiatrice, produttrice e solo infine protagonista della serie. Figlia della fotografa Laurie Simmons, diplomata in scrittura creativa, ha qualche cortometraggio, web series e un paio di lungometraggi già sul curriculum, per arrivare a 26 anni ad ideare la serie rivelazione dell’anno appena passato.

In molti però, soprattutto negli USA, dove la serie conta moltissimi spettatori, non riescono a concentrare la propria attenzione sulle qualità della serie senza prima o poi accennare a un fatto: Lena Dunham non è magra.

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Lena, oltre a una fervida creatività, ha un corpo tozzo e poco slanciato, è sovrappeso di qualche chilo, ha seno piccolo e culo grande. L’esatto opposto del modello imperante.

Così diventa impossibile per la maggioranza degli spettatori, non notare l’infrazione della norma, quando durante le scene di sesso, di doccia, di letto esibisce spesso e senza imbarazzi il proprio corpo nudo così com’è.
 

Non lo noteremmo forse, lo classificheremmo solo come “corpo” e non come “corpo differente”, se la norma dettata dalle immagini più diffuse non fosse così martellante.

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A conferma di come un corpo normale eppure straordinario come quello di Lena non passi inosservato, si sono moltiplicate le critiche di stampa, rete e moda proprio riguardo al suo aspetto.

La giornalista di televisione del New York magazine, Emily Nussbaum, ha descritto Dunham come “bassa e a forma di pera”, Julie Gerstein del The Frisky’s sottolinea che il suo corpo sia “ben lontano da quello di una modella”. Il New York Post nell’articolo che avrebbe dovuto recensire la nuova stagione della serie, ha invece sottolineato come una donna con “cosce giganti, un didietro sciatto e seni piccoli” sia costretta in un mondo di “anoressiche dalle giganti tette finte” a mostrarsi nuda, per non scomparire.

L’articolo continua, condividendo lo stupore con cui ha accolto la fortuna in amore di Lena nella serie, mentre le amiche della protagonista, ben più carine di lei, rimangono da sole.

Lo scorso autunno, Dunham si è mostrata sul tappeto rosso di un evento mondano con una lunga tunica sotto i quali scomparivano i pantaloncini, lasciandole le gambe nude. Questo è bastato per farla sommergere delle critiche: “hot mess”, “ingaggia uno stylist… o stai a casa!”, “è quasi sempre nuda sullo schermo, dovrebbe assicurarsi di indossare dei pantaloni quando è fuori dal set”.

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Insomma, meglio che un talento pluripremiato come Dunham stia a casa piuttosto che mostrarsi con le sue “cosce enormi” fuori dalla finzione televisiva, dove è il personaggio, non la persona, ad avere quel corpo e allora tutto sommato solo lì, possiamo accettarlo. Perchè tra le finzioni televisive, fuori dal mondo reale, non ci preoccupa, non insidia il regno che ci autoimponiamo di donne tutte uguali da ammirare, da emulare, da invidiare.

Dopo il baccano sollevato da questa apparizione, la scrittrice/attrice risponde ai giornali:

“Se Olivia Wilde andasse a una festa con dei pantaloncini corti probabilmente le direste che il suo abbigliamento era carino. Non penso che una ragazza con le cosce sottili avrebbe ricevuto così tante attenzioni da “mancanza di pantaloni”.
Penso che quello che davvero intendevate con le vostre critiche fosse: perché ci stai facendo guardare le tue cosce?! La mia risposta è, abituatevi perché vivrò cent’anni e mostrerò le mie enormi cosce ogni giorno della mia vita.”

Hello Giggles, il blog tra le cui autrici figura anche Zooey Deschanel, altra giovane attrice destinata a durare, lancia uno spunto interessante in un articolo di Michelle Konstantinovsky.
Dunham non sarà la voce della nostra generazione, ma dà indubbiamente un contributo brillante alla discussione, è divertente, lavora sodo e ha appena superato i 25 anni. Per questo duole ammettere che pur non volendo oscurare il suo talento, è impossibile non parlare del suo corpo.

Perché, ammette imbarazzata l’autrice,

“C’è qualcosa di stonato nel vedere la sua carne scoperta sullo schermo. Il suo corpo è quello che le donne vedono nei camerini, negli spogliatoi e allo specchio. Ma osservarlo in uno spazio comunemente riservato a donne “stick-thin” (a stecchetto), sembra avanguardia. Buffo, no?

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L’avanguardia televisiva si nutre del reale. La novità sta nella consuetudine.

Gli spettatori sono così abituati ai difetti cancellati da Photoshop, all’uniformità delle forme, che il corpo delle donne come Lena Dunham in TV diventa elemento disturbante per donne e uomini che assomiglieranno sicuramente più a lei che non a Blake Lively.

Se è vero che i media ( soprattutto quelli rivolti prevalentemente a donne ), spesso giocano sulla crocifissione delle donne famose criticandone l’aspetto fisico per far sì che le lettrici comuni possano avere la propria rivalsa sulle bambole perfette delle foto, nell’attaccare Dunham attaccano in fondo se stesse, privandosi di nuovo della libertà di uscire dai dettami dell’estetica.

Così, la domanda a chi invoca più “donne vere” in televisione è: siete capaci di guardarle?

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Nota: c’è un elemento importante da sottolineare per concludere la riflessione.
Lena Dunham non è davvero grassa. Ha solo pochi chili più del “normale”.
Se da una parte è ormai comune chiamare “grassa” anche una donna taglia 44-46, non sarà che ciò che più infastidisce è la naturalezza con cui indossa il suo corpo?

Non ne fa una trasgressione, non fa diete dimagranti, non è un personaggio/persona al servizio dello sguardo maschile, non usa nemmeno le sue curve in maniera perturbante, ma si spoglia volentieri. Sembra solo contenta così com’è.
 

Sarà quello che ci imbarazza?

Questo articolo è stato pubblicato qui

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