Masturbazione femminile: il piacere che mette in discussione il patriarcato
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N.B.: il contenuto di questo articolo ha come unico scopo quello di fornire degli spunti di riflessione, senza l’intento di generalizzare o di sostituirsi alla molteplicità di sguardi esistenti sul tema
“Spesso le streghe sono state viste sdraiate sulla schiena nei prati o nei boschi, nude sino all’ombelico, ed era evidente dalla disposizione degli arti e degli organi relativi alle parti veneree e all’organismo, come anche dal movimento delle gambe e delle cosce, che stavano copulando con i demoni noti come Incubi, anche se questi erano invisibili agli astanti”
Secondo gli scritti del tempo, entità demoniache (Incubs) solevano raggiungere le donne durante la notte per avere rapporti sessuali con loro.
Condannata ancora oggi, non solo da sacerdoti e clericali, non si capisce bene come un atto semplice e naturale, e soprattutto personale, quale quello di procurarsi piacere attraverso il contatto col proprio corpo possa essere ancora stigmatizzato.
In particolare, la masturbazione femminile è difficilmente nominata, quasi nascosta da un’aurea di mistero come non esistesse (e chissà, magari qualcuno ci crede ancora!).
Sicuramente si porta dietro moltissimi preconcetti e, a differenza di quella maschile, che nell’immaginario collettivo risulta imprescindibile e fisiologica, è considerata inutile o comunque un capriccio di donne “viziosette”.
Anche la scienza prova a più riprese a spiegarci come l’orgasmo femminile sia un “sottoprodotto accidentale dell’evoluzione maschile” (Ricerca dell’Indiana University: Te Case of Female Orgasm: Bias in the Science of Evolution).
Spesso si ignora volutamente che l’autoerotismo femminile è il modo, per la gran parte delle donne, di assecondare il primo stimolo sessuale e risulta un importante contatto col proprio corpo fin dall’infanzia, contatto che poi perdura spesso durante l’intera adultità, passando anche per le eventuali gravidanze (sì, anche le mamme si masturbano!).
Insomma, un normalissimo comportamento di autocompiacimento fisico e sessuale che accompagna le diverse fasi della vita.
Ma a molti la masturbazione femminile non va giù. Non viene accettata perché ci parla del piacere nel suo valore assoluto, quello “fine a se stesso”, che non ha bisogno di niente e nessuno in particolare per ri-prodursi.
Ammettere che le donne si masturbano, amano farlo e pure spesso, significa – per molti – dover mettere in discussione le basi stesse del patriarcato, che si fondano su una totale dipendenza, anche sessuale, della donna rispetto all’uomo.
Per anni la sessualità femminile è stata negata, invisibilizzata, quando non diretta al compiacimento dell’uomo eterosessuale. E lo stesso vale anche per la masturbazione, per molto tempo taciuta o – quando rappresentata – ricondotta ad una funzione di fruizione maschile, come accade anche nella pornografia mainstream, in cui la donna, anche quando si masturba, non lo fa per proprio godimento ma per assecondare le presunte fantasie altrui, diventando quindi oggetto e non soggetto della pratica sessuale in atto.
Per controllare anche la sfera più privata e auto-diretta delle donne, la masturbazione femminile è stata connotata nel tempo da forti pregiudizi che l’hanno resa qualcosa da nascondere e di cui vergognarsi. Non c’è quindi da stupirsi se una gran parte di donne nega di praticarla o prova ancora imbarazzo nel parlarne, col timore di essere giudicata e stigmatizzata, fino ad averla a volte invisa.
L’inquisizione, e la storia della Chiesa in genere, è stata accompagnata da un forte avversione pruriginosa verso la sessualità femmine, accompagnata da una feroce repressione, e la masturbazione, ancora oggi, viene spesso considerata sinonimo di bulimia sessuale, mentre le donne che la praticano sono definite “assatanate” o considerate ninfomani, inquadrando così nella malattia la spiegazione del compiacimento sessuale femminile fine a se stesso.
Specularmente, c’è chi considera la masturbazione femminile un comportamento da “sfigate” o “zitelle”, di chi non è riuscita a trovare un uomo atto a soddisfarla e ha quindi bisogno di una pratica che sopperisca a questa fallacia.
C’è, in queste visioni, un chiaro disagio nei confronti di un piacere che non mette la donna nella condizione di dover assecondare un uomo o di essere necessariamente soddisfatta dal "fallo onnipotente".
Non è un caso che la masturbazione non venga concepita quando riguarda donne “in coppia” o con una vita sessuale attiva, poiché considerata esclusivamente come surrogato di un rapporto sessuale completo con un uomo (quando invece rappresenta per molte donne qualcosa di completamente diverso e imprescindibile).
Di conseguenza, si comprende bene come la masturbazione stessa venga intesa esclusivamente nella sua versione penetrativa e fallocentrica, ignorando che i primi contatti avvengono attraverso lo sfioramento della clitoride, fulcro – per molte – del piacere e dell’orgasmo.
La masturbazione femminile non dà adito a tutte quelle voci che vorrebbero la sessualità femminile come debole, subalterna a quella maschile, che inquadrano le pratiche sessuali come attività vissute dalle donne "loro malgrado", utili soltanto a mantenere rapporti diplomatici all’interno delle relazioni di coppia, ad ottenere qualcosa in cambio o caratterizzate da un fine procreativo.
Ancora oggi c’è, infatti, chi sostiene che il sesso sia un optional per le donne, o addirittura fastidioso, frutto di una negoziazione con l’altro sesso.
Se pensiamo che fino a qualche decennio fa l’orgasmo femminile veniva ancora messo in dubbio non possiamo stupirci.
La masturbazione femminile, come già sottolineato, non è però rimasta sempre invisibile. Nell’arte, ad esempio, sono diversi i casi in cui il soggetto di dipinti è rappresentato da una donna che si masturba.
Durante il periodo a cavallo tra l’800 e il 900, gli istinti e le pulsioni entrano a far parte dei temi dibattuti e nell’arte si esplicitano con rappresentazioni dell’intimità, tra cui la masturbazione, principalmente femminile. Le opere in questione sono considerate “scandalose” e questo ci dà modo di percepire come questa rappresentazione della masturbazione femminile sia un tentativo di esplicitarne il tabù collegato e di rappresentare l’alone di mistero che lo accompagna.
Se Madonna è stata considerata da alcun* l’artefice dello sdoganamento della sessualità femminile e della masturbazione in epoca contemporanea, è anche vero che tutto rimane all’interno di una performance, come avviene anche per le più recenti Miley Cyrus e Rhianna, dove il piacere passa in secondo piano rispetto all’intento di “dare spettacolo” attraverso esibizioni irriverenti che danno visibilità ad un tema che, per l’appunto, risulta ancora – incredibilmente – scabroso.
Il tema della masturbazione, quindi, non viene ancora accettato tranquillamente ma viene invisibilizzato, da una parte, o enfatizzato, dall’altro.
Forse quello che manca davvero è un insieme di narrazioni reali sulla masturbazione, che ci racconti l’approccio diverso che si può avere nei confronti di essa all’interno di un contesto che la stigmatizza, facendola rimanere incastrata nella dicotomia che vede due polarità, quella del “non detto” e quella “dell’esibito”.
Per questo considerazioni ed esperienze riguardanti il tema della masturbazione sono importanti, perché possono aiutare a creare un confronto sui limiti che ci sono stati imposti, e vi invitiamo a condividerle con noi.
Se il piacere è a portata di mano, perché negarcelo?
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