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 Home page > Tribuna Libera > Giorni festivi: perché è giusto chiudere i negozi

Giorni festivi: perché è giusto chiudere i negozi

Faccio parte di quella generazione che è cresciuta senza l'apertura dei negozi durante i giorni festivi e nessuno di noi ne ha mai sentito la mancanza. 

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Al di là degli sproloqui sentiti questi giorni (dalle affermazioni di Di Maio - favorevole alla chiusura dei negozi durante le festività; ci si chiede come mai le città amministrate dal M5S non abbiano finora fatto mai nulla a riguardo - alla "perla" del Ministro Calenda che ha affermato che se si procederà alle chiusure domenicali sarà Amazon a trarne lucrosi vantaggi), conviene ricordare alcuni punti fondamentali.
Il personale impiegato è costretto spesso a turni massacranti, spesso risulta precario e malpagato e la qualità della sua vita privata ne risente non poco.
E tutto questo per cosa?
Perché lo shopping deve regnare sovrano sempre in ogni momento del giorno e della settimana.
Poco importa che a pagarne le spese sia una classe di lavoratori trattati come se fossero macchine da sfruttare anziché persone con una loro dignità e una sfera privata da rispettare.
Non sono fra coloro che sostengono che le chiusure dei negozi durante i giorni festivi debbano essere applicate per motivi religiosi (e questo anche se ritengo che non ci sarebbe nulla di male, specie in un'epoca come la nostra caratterizzata da una caduta libera di valori e principi).
Ritengo che si possa benissimo procedere agli acquisti sei giorni su sette come si faceva benissimo una volta e in quanto a contattare Amazon in caso di chiusura dei negozi la domenica, la considero una vera e propria castroneria, perché chi fa acquisti on line lo fa soprattutto perché spinto dalla necessità di voler comprare oggetti a buon mercato. 
La verità è che l'insistenza nel voler tenere aperti i negozi anche durante i giorni festivi è dettata soltanto dalla voracità senza freni delle lobby che ormai comandano il commercio mondiale e che si manifestano attraverso catene presenti ormai nelle principali città italiane.
I fautori dell'apertura ad oltranza giungono perfino a diffondere banali generalizzazioni che non hanno riscontro nella realtà dei fatti, come ad esempio che in tutti i paesi evoluti i negozi sono aperti tutte le domeniche e spesso anche 24 ore su 24. 
Cosa ovviamente non vera, ma bisogna pure che si aggrappino a qualcosa questi schiavi imperterriti del consumismo che li porta a voler comprare un paio di mutande la domenica mattina o una lametta da barba all'una di notte!
Poi la confusione regna sovrana quando questi personaggi ritengono che i negozi sono come i bar, i ristoranti, i musei o addirittura gli altiforni delle acciaierie!
Pazzesco!
Ovviamente non riescono a capire che le attività di intrattenimento o culturali (bar, discoteche, ristoranti, teatri, cinema, musei...) sono focalizzate da sempre durante il weekend perché è in quel momento in cui la stragrande maggioranza della popolazione gode di molto più tempo libero rispetto al resto della settimana.
Andare in negozio non rientra certo (manco lontanamente) in un'attività di questo tipo, ma risponde essenzialmente ad una necessità di consumo che viene proposta sei giorni su sette!
Giungere poi a citare attività produttive che per loro stessa natura devono poter operare a ciclo continuo è assolutamente ridicolo perché queste tipologie di lavoro rispondono a delle esigenze intrinseche alla realizzazione di manufatti ed elementi fondamentali per l'industria.
Traduzione: bisognerebbe tenere aperti i negozi di domenica perché anche gli altiforni non vengono mai arrestati!
Pazzesco!
Detto questo, concludo con alcuni quesiti: 
Ma è proprio così necessario, fondamentale per le nostre esistenze essere sempre disponibili a consumare...senza sosta, senza ritegno, senza pensare a chi ne paga le conseguenze?! 
E poi non è che alla fine della fiera questa vita invece di viverla la consumiamo?! 
E' questo che vogliamo o l'uomo non meriterebbe di meglio?!
 
Yvan Rettor
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Spago (---.---.---.186) 14 dicembre 2017 23:54

    Conviene ricordare solo una cosa. Chi vuole i negozi chiusi vuole imporre qualcosa agli altri, chi vuole la liberalizzazione vuole solo togliere un obbligo. Chi vuole chiudere i negozi vuole una decisione politica presa al centro e imposta a tutti, chi vuole liberalizzare non vuole decidere per gli altri. Chi crede che la domenica non vada dedicata allo shopping è liberissimo di non dedicarla, e se questa è una convizione diffusa tenere aperto la domenica non si rivelerà conveniente per i negozi, che continueranno a restar chiusi nei festivi. Se tuttavia tale convinzione non fosse diffusa, se le persone per mille motivi che sono loro, allora tenere aperto la domenica si rivelerà profittevole, con beneficio reciproco dei clienti contenti, dei negozianti che potranno guadagnarci e di chi verrà pagato di più o assunto per lavorare quelle ore. Non vedo perché alla libertà di ciascuno di scegliere per sè, e di amministrare come crede il proprio negozio, il proprio tempo, i propri soldi e la propria vita, in una parola di autodeterminarsi, debba essere sostituita l’imposizione centrale di una scelta unica per tutti, che corrisponde alla sensibilità di qualcuno soltanto. Perché deve essere imposta una particolare concezione della domenica e della festa? Perché il governo mi deve dire quando devo o non devo andare a fare shopping? Perché lo stato dovrebbe gestire il mio negozio e il mio lavoro al posto mio? Insomma come al solito si affrontano una mentalità autoritaria, che vuole imporre sia pure il bene comune, per come lo concepisce lei, e una mentalità libertaria, che non vuole imporre niente a nessuno, e crede nella bontà della libertà, e nell’autonomia individuale. Ovviamente questo sfugge ai più, dopotutto gli italiani sono imbevuti di statalismo, e in particolare ai politici che sono intellettualmente dei parameci, e hanno sempre e comunque una mentalità da burocrati e da ducetti.

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