Germania: la vittoria della destra e l’"invasione" islamica
È interessante confrontare alcuni dati relativi alle ultime elezioni politiche in Germania.
Da notare ad esempio che le zone dove l’immigrazione è meno presente (più chiare nella cartina di sinistra, meno del 5%) sono le stesse dove più forte è stata l’affermazione del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) (più scure nella cartina di destra).
Dal momento che la AfD ha condotto una campagna fortemente anti-immigrazione sembra evidente che i dati corrispondano. Il messaggio xenofobo, in particolare l'islamofobia, è più recepito proprio nelle aree meno densamente abitate da immigrati di religione islamica.
Si dirà che sono i paesi più poveri ad essere anche i più insofferenti all'immigrazione: l'area di maggior influenza dell'AfD (ma anche del partito neonazista NPD, Brandeburgo, Meclemburgo-Pomerania, Sassonia, Alta Sassonia, Turingia) corrisponde ai Länder dell'ex DDR. E sicuramente qualcosa di vero c'è. Un reportage molto interessante di Lorenzo Monfregola sulla Germania depressa delle periferie ci dà molti elementi di riflessione.
Intanto però è lecito chiedersi se quello che accade in Germania abbia un riscontro anche in altre aree dell’Unione Europea.
Nel 2016 - anno che ha visto il picco di afflusso dei migranti e dei profughi verso l’Europa - i musulmani nell’area UE erano circa 27 milioni. Con una maggior concentrazione in Germania e Francia (4,7 milioni ciascuna), circa 3 milioni in Gran Bretagna e 2,2 milioni in Italia. A seguire le altre nazioni.
La percentuale di immigrati musulmani sulla popolazione - dato fondamentale per capire l'impatto reale del fenomeno migratorio su una società - è più alta in Francia (7,5%), Belgio e Olanda (6-5,9%), Germania (5,8), Grecia e Austria (5,3-5,4), Gran Bretagna (4,8), Svezia (4,6). La Bulgaria e Cipro fanno eccezione per la presenza di popolazione autoctona di religione musulmana.
Percentuali decisamente più basse sono presenti invece in Italia (3,7), Spagna (2,1), Ungheria e Polonia (inferiori allo 0,1%).
Abbiamo evidenziato questi paesi perché è proprio qui, in Ungheria, Italia e Polonia, insieme alla Grecia, che l’astio antimusulmano risulta invece essere decisamente più alto (tra il 65 e il 72%). In Spagna è al 50%.
Al contrario i paesi in cui la percentuale di musulmani è più alta sono anche quelli dove l'islamofobia è decisamente più contenuta (tra il 28 e il 35%).
Più si ha contatto reale con la popolazione islamica e meno allarme islamofobico c’è.
Sembra paradossale ma è evidente: la Francia ha il doppio di immigrati di fede islamica dell'Italia, ma nel nostro paese la percezione negativa dei musulmani è più del doppio di quella francese.
Queste brevi considerazioni ci portano a una conclusione semplice, addirittura banale: non è vero che l’immigrazione - diventata “invasione” nella narrazione politico-giornalistica di centro-destra (ma non solo) - causi l’insofferenza e l’astio della popolazione autoctona.
Sono altri i fattori che generano xenofobia anche in totale assenza di immigrazione (Ungheria e Polonia) o dove le percentuali di immigrati sono più basse (Italia, Spagna).
Insomma le gente non ne può più della "invasione" islamica... proprio là dove non c’è.
Si dirà che sono i paesi più poveri a reagire all'immigrazione, e c'è indubbiamente del vero in questa affermazione, ma - per riprendere la comparazione già fatta - il tasso di disoccupazione in Francia (9,9%, uguale a quello nei Länder della Germania orientale) non è poi così lontano da quello italiano (11,7%) da giustificare un tasso di intolleranza verso l'immigrazione così diverso.
Dovremmo prendere in considerazione anche altri elementi che impongono di approfondire meglio la ricerca sul rapporto con i "diversi" nell'Europa di oggi. Vedremo.
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