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Gaza: quello che l’ambasciatore israeliano in Italia non dice

Qualche giorno fa Pubblico, il nuovo giornale fondato da Luca Telese aveva dedicato la prima pagina al massacro dei bambini palestinesi a Gaza, con un titolo ("E se fossero i tuoi figli?") che nella sua secca semplicità ha fatto un certo scalpore. La risposta delle autorità israeliane in Italia non si è fatta attendere. L'ambasciatore Naor Gilon ha accolto la giornalista Stella Prudente con il giornale spalancato sul tavolo: "Vogliamo parlare di figli? I terroristi di Gaza stanno sparando sui nostri figli dal 2009", queste le parole infuocate esplose del rappresentante israeliano prima ancora dei saluti di rito.

"Le spiego cosa significa vivere con una minaccia simile alle porte di casa (...) Nessuno (sic!) ne parla, ma tutto questo ha effetti psicologi tremendi anche sui bambini israeliani... Anche io ho tre figli in Israele in questo momento. La più piccola ha 18 anni, ma per me è ancora una bambina. Il pensiero di essere qui al sicuro mentre loro scappano nei bunker a nascondersi dai missili non mi rende particolarmente felice".

Al che, giustamente, la giornalista fa notare all'ambasciatore come una macabra ma lampante "matematica dei morti" veda le vittime civili palestinesi in testa, con più di un centinaio di morti da un lato e 3 dall'altro. Il diplomatico ribatte tranquillamente che sono i terroristi a farsi scudo dei civili, essendo gli attacchi dei cacciabombardieri israeliani "mirati" agli obiettivi strategici...

Proprio in tal senso la propaganda delle forze armate israeliane, l'IDF, aveva riversato sulla Striscia una pioggia di volantini in arabo che invitavano la popolazione a non frequentare membri di Hamas, per evitare di essere colpiti dai raid. La famiglia di tre persone, padre, madre e figlio, che viaggiava in auto nei pressi di Deir al-Balah, uccisi ieri da una bomba, oppure l'agricoltore falciato mentre si trovava da solo nel suo campo a Beit Lahiya avevano rispettato gli avvertimenti israeliani, ma a quanto pare non è bastato. Per non parlare di adolescenti e bambini, che nella Striscia rappresentano quasi la metà della popolazione totale. A Zeitun due ragazze ventenni ed un bambino di 5 anni sono stati dilaniati da un altro ordigno "intelligente".

"Le nostre forze di sicurezza usano sistemi tecnologici all'avanguardia. Nessun altro è in grado di intercettare i razzi con una simile precisione (...) Prendiamo misure cautelari ogni volta che si crea una situazione a rischio. Per questo i numeri sono dalla nostra parte. Ma quando passiamo alla rappresaglia, facciamo tutto il possibile per evitare vittime innocenti. Non è mai successo che puntassimo a civili".

Civili che, però, muoiono come mosche. Con "sistemi tecnologici all'avanguardia" l'ambasciatore intende lo scudo anti-missile Iron Dome, che ha permesso ad Israele di intercettare e deviare oltre 300 dei 640 razzi sparati contro i suoi territori. Un "lusso" - si fa per dire - che i palestinesi, non disponendo neppure di postazioni anti-aeree, non possono certo permettersi. I 1350 attacchi compiuti dai caccia israeliani in appena 6 giorni sono andati tutti a segno. Il che spiega come sia possibile che le vittime palestinesi, in meno di una settimana di conflitto, siano già più di un centinaio (111).

"Perché attaccare Gaza ora?", chiede la giornalista. L'ambasciatore esclude che si tratti di un'operazione politica della destra israeliana in vista delle elezioni di gennaio:

"C'è stato un attacco contro una jeep israeliana che pattugliava il confine. Israele ha risposto colpendo obiettivi strettamente militari e il risultato sono stati attacchi con razzi e missili da parte palestinese"

Quello che l'ambasciatore dimentica di dire ai lettori italiani è che, prima che un commando delle brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, sparasse un razzo contro una jeep dell'IDF in pattugliamento ferendo 3 militari, la mattina dell'8 novembre truppe israeliane avevano aperto il fuoco su un gruppo di "persone sospette" a Khan Younis, uccidendo un bambino di 12 anni, Hamid Abu Daqqa, che giocava a pallone nel giardino di casa.

Ora, dove comincia la ritorsione? Chi ha sparato per primo e chi ha risposto al fuoco? Sono domande che, in Palestina, trovano risposte diversissime a seconda di chi le ponga e di chi si prenda l'onere di rispondere.

Restiamo umani.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.134) 20 novembre 2012 14:30

    complimenti. molto dettagliato efato bene da chi evidenzia la sua preparazione sull’argomento. detto da chi abita in israele!

  • Di (---.---.---.215) 20 novembre 2012 17:58

    complimenti per la pazienza avuta, io al tuo posto gli avrei sputato in faccia.

  • Di (---.---.---.93) 21 novembre 2012 00:19

    Peccato che Emanuele Midolo prenda di questi abbagli. Tutto l’articolo si fonda su "quello che l’ambasciatore non dice", da cui il titolo. Quello che non dice sarebbe che " prima che un commando delle brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, sparasse un razzo contro una jeep dell’IDF in pattugliamento ferendo 3 militari, la mattina dell’8 novembre truppe israeliane avevano aperto il fuoco su un gruppo di "persone sospette" a Khan Younis, uccidendo un bambino di 12 anni". Naturalmente non si cita la fonte della notizia, il che non è trascurabile.

    Le fonti che ho io dicono invece che: http://www.bbc.co.uk/news/world-mid... il bambino di 12 anni è stato ucciso il giorno 8, ma "earlier in this week three Israeli soldiers on patrol along the border fence were also wounded by a bomb explosion". Dove earlier in this week significa all’inizio di questa settimana. L’articolo è datato venerdì 9, quindi inizio della settimana significa 5 (lun) o 6 (mart). Il bambino è stato ucciso giovedì 8, quindi DOPO l’assalto palestinese alla jeep militare. Successivamente c’è stata la reazione israeliana e la controreazione di Hamas.

    Esattamente quello che riferisce l’ambasciatore.

    Una conferma ? Il sito delle Forze Armate Israeliane http://www.idf.il/1283-17489-en/Dov... che data esattamente al 6 (due giorni prima dell’uccisione del bambino) l’attacco contro la jeep di pattuglia lungo il confine.

    I palestinesi hanno tirato dal primo dell’anno a fine ottobre circa 800 razzi. Ma l’ultima terribile recrudescenza di conflitto e di morti si è avuta dopo questo episodio. Si sa che colpire i militari israeliani provoca una reazione "sproporzionata"; quindi vale la domanda: perché i miliziani di Hamas hanno colpito quella jeep ? Cosa volevano ottenere o provocare ? Su questo varrebbe la pena di ripensare.

    E perché persone assennate e preparate continuano a riproporci questa frittura mista di ideologia (per cui i mentitori e violenti stanno sempre e solo da una parte, qualsiasi cosa succeda davvero) e falsificazione di notizie ? Speriamo sia solo uno svarione, può capitare. Se non lo è, è un peccato. Per Emanuele Midolo.

  • Di (---.---.---.82) 21 novembre 2012 12:20

    Peccato che siano in troppi quelli come xxx.xxx.xxx.93, che guardano i palestinesi come persone che stanno comodamente a casa e che ogni tanto si svegliano chiedendosi "che facciamo oggi invece di guardarci un bel film in TV? Attacchiamo gli Israeliani" che poverini stanno tutti (incluse le forze militari e i coloni) facendo una passeggiata sotto casa propria e non disturbano nessuno.


    Chissà se coloro che la pensano come xxx.xxx.xxx.93 accetterebbero che qualcuno occupasse la propria casa, mentre oltretutto ne ha già una e non permette agli altri di averla. Quella non è provocazione? E non solo "earlier" or later "in this week".

    Forse non ricordiamo che anche noi siamo stati occupati in vari periodi della nostra storia. Abbiamo lottato. E anche in quel caso si parlava di "terroristi" (termine superabusato a convenienza). Terroristi (!?) senza i quali anche noi saremmo ancora sotto qualche forza straniera. Si fa presto a parlare quando si ha tutto ... anche l’arroganza di volere di più. Come i coloni israeliani e i loro governanti (ovviamente ci sono molti israeliani che si oppongono!).

    Chissà qual è la vera "frittura mista di ideologia e falsificazione di notizie" e assolutamente non "uno svarione". Perché i palestinesi continuano a morire.

    xxx.xxx.xxx.93 dice che "si sa che colpire i militari israeliano provoca una reazione sproporzionata". Certo. Come accadeva quando i nazisti (ovviamente non tutti i tedeschi) ci occupavano.

    Ovviamente c’è l’estremo di chi "vuole annullare lo stato ebraico". Non lo si vuole dimenticare. Come non si vuole dimenticare che c’è l’estremo (che in Israele è al potere e fuori lo sostiene) che non permette allo stato palestinese di esistere.

    Ma si vuol continuare a credere (o far credere) che da una parte ci sono i terroristi e dall’altra le forze di pace ... sì ... ben armate ... "all’avanguardia"!

    giuseppe fusco
  • Di (---.---.---.93) 22 novembre 2012 00:35

    No, penso che esistano i falchi e le colombe. Da una parte e dall’altra. E che i falchi di qua e i falchi di là fanno politica "estera" entrambi, a suon di missili e a suon di bombe. Poi c’è chi non riesce a distinguere e crede che "i palestinesi" (chi ? quando ? dove ?) sono tutti mamme piangenti con bimbi al seguito o fieri resistenti e non - ANCHE - luridi tagliagole come il caso Arrigoni o la strage di Itamar hanno dimostrato.

    E credo che esistano organizzazioni (chiamale resistenza se vuoi) che pianificano escalation o de-escalation seguendo logiche politiche. E che poi le attuano militarmente. La bufala che i palestinesi stanno solo lì a difendersi dai continui attacchi dei cattivi israeliani è roba da fumetto.

    Poi c’è anche chi non sa digerire la critica ad una notizia falsa (o svarione che sia) su cui si è costruito un articolo e si scoccia parecchio se qualcuno glielo fa notare. Perché di questo parlava il mio commento. Beh, la verità ti fa male lo so, mi dispiace tanto.

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