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Gaza, collaboratori e scomparsa dei fatti


 

















Apprendo dal sito di Massimo Fini (cfr. http://www.ilribelle.com/) la decisione di assumere Marco Travaglio su base regolare per l’editoriale della sua nuova rivista “La voce del Ribelle” e subito mi dico che qualcosa stride. Che cosa stride?

ECCO COSA STRIDE

La risposta di Marco Travaglio a una mail su Gaza di questi giorni dice:
"Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un’organizzazione terroristica come Hamas che, essa sì, attacca civili israeliani (di origine ebraica e palestinese, cittadini di uno Stato discutibile finchè si vuole, ma democratico). Da tre anni, dopo il ritiro di tutti i soldati israeliani dalla Striscia, quel che accade a Gaza non è più responsabilità di Israele, ma del governo di Hamas, che anzichè lavorare a costruire lo Stato palestinese, s’è occupato di distruggere quello di Israele. L’ultima volta l’ha fatto un mese fa violando unilateralmente la tregua a suo tempo firmata e riprendendo il lancio di missili su centri abitati e uccidendo civili, anche bambini. Di qui la reazione di Israele."

Ecco cosa stride, perché no, la questione non è così complicata per chi si fosse doverosamente informato - e dovrebbe essere proprio il compito di giornalisti, opinionisti, intellettuali - altrimenti a cosa servirebbero i vari “ribelli” in rete e i tanti altri siti di (contro)informazione sul net? Chi afferma che la situazione è troppo complicata da capire fa chiaramente il gioco di Israele che si è prefissato di demonizzare e uccidere 125000 miliziani di Hamas, scontando le uccisioni “collaterali” di circa 10 cittadini per ogni miliziano. Se la matematica non è un’opinione e se sarà una operazione lunga come hanno dichiarato i vertici militari israeliani, il risultato matematico è genocidio (essendoci 1600000 di abitanti nella Striscia).

Poi stride che Travaglio si occupi così massicciamente della "questione morale" - in linea con il personaggio per carità - ma ciò facendo fa il gioco di disinformazione dei media che hanno inventato la questione e il "terremoto di Napoli" dal 17 dicembre scorso come metodo di "scomparsa dei fatti" che erano: le indagini di Woodcock sulla cupola internazionale della Total, arrivando su su fino ad Albert Frère, azionista di maggioranza di Suez Gaz de France e socio in affari di BNP Paribas (BNL), degli amministratori Total Italia e delle loro malefatte in Basilicata. Funziona così: i riflettori si spostano dal vero scandalo e creano una “questione morale” preconfezionata ma utilizzata unicamente come metodo per "bruciare" alcuni politici – del resto particolarmente inossidabili i nostri - il cui eventuale "sacrificio" mediatico sarà servito a coprire i veri responsabili e i veri gangli del potere economicofinanziario, spesso oltralpi, e gli stessi meccanismi del potere occulto.


Così nel silenzio e dietro le quinte, i poteri forti internazionali hanno avuto il tempo di soffocare l’affaire, non senza la complicità delle varie istituzioni politiche. Le ipotesi di reato erano: organizzazione a delinquere con turbativa d’asta nella vicenda Centro Oli di Tempa Rossa (scambio di buste per la gara) di cui Total partecipa al 50%, corruzione, concussione, e altri reati molto pesanti. Ne avete sentito parlare oltre a qualche dispaccio stampa scritto il 16 dicembre? No, oscurato ad arte dalla "questione morale".

Prima si oscurano le notizie, che si fanno sempre più rade e sempre più nel senso di fare scomparire il fatto, il fatto mediatico e il fatto giudiziario (vedi sotto), con una concatenazione operativa e molto efficace dietro alla facciata mediaticopolitica.

Eppure la questione giacimenti idrocarburi dovrebbe essere la Questione di cui tutti i media dovrebbero parlare se non vogliamo finire espropriati della nostra terra, a marcire in un campo profughi in una qualche periferia cittadina, con gli aiuti umanitari di Croce Rossa e Onu, quando l’Italia sarà completamente fallita come l’Argentina. Si, perché le royalties (7%) pagate sono le più basse al mondo e quelle effettivamente corrisposte agli enti locali non vengono assolutamente ridistribuite; perché in Basilicata e Abruzzo vi è un nuovo esodo di massa dei giovani, un nuovo scempio territoriale ed economico per gli “indigeni” che avrebbero potuto tranquillamente vivere di agriturismo e autosostentarsi con l’agricoltura. Senza parlare della selvaggia privatizzazione dell’acqua non senza vari casi di premeditato inquinamento delle falde e dei pozzi, un modo per far risultare “indispensabile” l’intervento di un monopolio “privato” che ha i brevetti per la depurazione idrica (il duopolio che spadroneggia nel mondo e in Italia è Veolia in cartello con Suez Gaz de France).

Chiusa la parentesi sul fatto scomparso, ritorniamo ai nostri pionieri del fatto resuscitato: al riguardo non dimenticherò le prese di posizione – e le tante omissioni - di Travaglio sulla scomparsa della truffa monetaria e che solo ultimamente, ob torto collo, ha accennato qualcosa di confuso proprio costretto dal contesto della crisi finanziaria circostante, che più che una crisi è una enorme piramide truffaldina a schema MADOFF. All’epoca, lo avevo scusato perché effettivamente non ci si può occupare di tutto, e lui era così bravo a spulciare le sentenze, ma sinceramente un’analisi così superficiale del conflitto in atto e un contributo così massiccio alla scomparsa dei fatti nel caso Total, STRIDONO, con le sue prediche e con la linea del Ribelle, a meno che il Ribelle non voglia diventare conforme o sia lì per recuperare un movimento di ricerca della verità tra gli internauti. Ma allora cambi nome. Lo dica chiaramente. Ecco cosa STRIDE.

All’argomento della libertà di espressione e della pluralità di opinioni, rispondo che una cosa è la libertà di espressione, altra cosa è opinare su un dato di fatto che è un massacro etnico in un ghetto, e questo fatto non dovrebbe essere dell’ordine delle opinioni, degli argomenti o dell’opinabile; è un dato di fatto sulla cui ingiustizia, atrocità e responsabilità non dovrebbe esserci alcuno spazio per disquisire. Certi fatti non sono opinabili, tranne per certa stampa di regime. Punto. Vi è un massacro in corso, e di due cose l’una, o lo si nega, e si fa del negazionismo, o non lo si nega, allora quel che è peggio lo si appoggia e si fa del collaborazionismo.

A meno che non si parta dal presupposto, ma lo si dica chiaramente allora, che la vita dei membri di alcune etnie hanno meno valore di quelle di un’altra che si richiama a una presunta “democrazia”, per non parlare del rivendicato giudaismo dello Stato d’Israele – diritto di sangue contro diritto di suolo degli indigeni - al punto da giustificare una reazione non solo sproporzionata ma una punizione collettiva – e non da ieri - di cui un giorno qualcuno dovrà rispondere davanti a una corte internazionale per crimini contro l’umanità. Ma in questo caso si pecca anche di razzismo, reato contemplato dal codice penale (razzismo e istigazione al razzismo).

Cioè, ben vengano gli scambi di opinioni, argomentate e suffragate dai fatti ma che non si confondano con la libertà di manipolare l’opinione pubblica facendo scomparire i fatti del regime tanto stigmatizzato da Travaglio e Fini. Il fatto, ad esempio, che a interrompere la tregua è stato Israele e non Hamas – uccidendo sei palestinesi ai primi di novembre – che la tregua è stata costantemente violata da Israele che ha proseguito un vergognoso embargo da quando Hamas, partito democraticamente eletto nel 2006 non è mai stato riconosciuto né alcun israeliano ha mai voluto discutere attorno a un tavolo delle sue giuste rivendicazioni: ritiro dai confini del 1967, apertura dei valichi, cessazione della costruzione del muro e degli insediamenti illegali dei coloni, sospensione dell’embargo alimentare, energetico, idrico e monetario, liberazione di tutti i prigionieri politici, di cui le tante donne e i bambini che marciscono nelle prigioni israeliane.

Per tornare ai nostri paladini dei fatti resuscitati, libertà di opinione non dovrebbe essere quella di veicolare sofismi e luoghi comuni per giustificare un crimine contro l’umanità. Né il lavoro onesto e certosino di tanti precari sul net che tentano di sbrogliare la matassa dei ragionamenti capziosi dovrebbe essere vanificato dalla propaganda, almeno non in quegli ultimi spazi liberi che ci sono rimasti sul net!!!

Fosse una collaborazione una tantum, ancora ancora, ma la collaborazione è su base regolare. Non vi sembra sia giunta veramente l’ora per questo martoriato paese di dare spazio ai nuovi talenti del giornalismo che annegano nella precarietà più totale? Travaglio, che io sappia, è un giornalista dell’establishement, ha le sue “poltrone” in televisione o sulla stampa scritta. A meno che anche qua voi della Voce non predichiate bene per razzolare male.

E poi pongo un interrogativo (retorico): chi scrive, e ha visibilità, non ha anche una responsabilità etica? Se una parola va nel senso di sia pur minimamente difendere le giustificazioni faziose di chi sta perpetrando un massacro etnico, non è come collaborarvi, o esserne complici? Insomma così come esiste il reato di mancata assistenza a persona in pericolo, dovrebbe anche esistere il reato di collaborazionismo intellettuale, quando si omettono deliberatamente i fatti, e la libertà di opinione dovrebbe trovare un limite laddove tenta di giustificare le violazioni dei diritti, i soprusi, le violenze, i massacri, le espropriazioni. Qual è la linea etica del Ribelle? Collaborare con un collaborazionista?

E se Travaglio non è ferrato nel conflitto, di due cose l’una, o si informi sui fatti, o taccia. Però strano per un opinionista. Stride soprattutto con la visione implicita che ha della democrazia, agli antipodi di quella dichiarata da Massimo Fini: un regime da ampliare a suon di cannonate. Che fa Massimo Fini assume un infiltrato nella sua testata? Sempre pronto a sparare le sue pallottole eccellenti sugli stessi personaggi, ma mancando sempre regolarmente il quadro globale, i veri mandanti o i veri meccanismi del potere. Premeditato? Fa lo gnorri? L’interrogativo rimane aperto.

Fatto sta che a certi personaggi non si dovrebbe dare più spazio di quanto non abbiano già sui media ufficiali. Largo agli altri. Almeno sul web.


(Fine prima parte)

La seconda parte è qui
 

Commenti all'articolo

  • Di Elia Banelli (---.---.---.59) 19 gennaio 2009 15:45

    Definire Travaglio "infiltrato del regime" e "collaborazionista" mi sembra davvero eccessivo. Così come accusarlo di non fornire la sua dettagliata versione dei fatti su signoraggio o sulla guerra di Israele a Gaza, come se dovesse obbligatoriamente occuparsi di tutte le questioni del globo terracqueo.
    Se volete una versione alternativa sulla politica estera ci sono i Noam Chomsky e John Pilger o i Paolo Barnard di casa nostra, che io stimo e leggo spesso.
    Ma non mi sono mai sognato di accusare Barnard di occuparsi troppo di Stati Uniti e Israele e non di mafia o corruzione.
    Ogni giornalista, scrittore o intellettuale, ha le sue peculiarità e aree di competenze sulle quali si specializza e costruisce il proprio lavoro giorno per giorno. La pluralità degli argomenti deve essere coperta dalla pluralità di persone che se ne occupano, ciascuno a modo suo.
    Francamente stanca sentire ogni volta queste accuse a Travaglio, come se bisogna per forza evidenziare dei punti critici e costruirci delle battaglie senza alcun fine specifico.
    Massimo Fini è una persona libera, e come tutte le persone libere dà voce anche a un Travaglio che magari non è spesso in linea su tutta la politica editoriale del ribelle.
    Mi piacerebbe un giorno sentire dai ferventi critici una bella accusa dettagliata su quello che scrive, basata su fatti concreti. Sempre che la prossima contestazione non sia di far parte del gruppo Bieldeberg, della setta dei "distrattori", dei rettiliani o della Grande Alleanza per la cospirazione mondiale.

    • Di ncoletta forcheri (---.---.---.76) 19 gennaio 2009 20:27

      Io non ho usato queste parole comunque per collaborazionista, ce lo dirà un giorno la storia se guardando indietro nei fatti l’opinione pubblica avrà il coraggio di definire quel che sta facendo da decenni Israele e soprattutto ultimamente (nel senso che il pericolo da accerchiamento è più nelle intenzini di alcuni di Hamas che non reale contrariamente alle prime guerre). per quello che è: colonialismo razzismo invasione e massacri etnici non prima di espropriazione illecita di terre e annullamento di centinaia di villaggi palestinesi.

      In quanto al Bildberg Group Lei della sua bontà sa qualcoza? Qualche prova?
       

    • Di ncoletta forcheri (---.---.---.76) 19 gennaio 2009 20:29

      PER NON PARLARE DEL MURO E DEL NUOVO IGNOBILE VERGOGNOSO APARTHEID

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 19 gennaio 2009 16:54

     volevo brevemente commentare l’articolo che, pur non trovandomi daccordo nel merito, e’ interessante ed argomentato, ma vedo che Elia Banelli l’ha gia’ fatto e, dal mio punto di vista, in modo impeccabile.

     Un unico punto mi preme aggiungere: parlare di "linea etica" getta, su chi la usa, un luce piuttosto sinistra.

    I maggiori filosofi di ogni tempo, da Platone a Tommaso Moro, e i tentativi degli "ismi" totalitari del 900, hanno tutti provato ad intaurare lo "stato etico" o qualcosa del genere. E ne conosciamo i risultati.
     Credo che il liberalismo (classico) sia rimasta l’unica ideologia "praticabile" non soltanto per la sua vittotria in guerra e in economia ma, soprattutto, per il suo procedere a piccoli passi, per tentativi, senza pretendere di conoscere la verita’ in nessun campo e, soprattutto, in etica dove, come diceva Bertrand Russell, "non e’ possibile una conoscenza"(etica) e dove "non e’ logicamente dimostrabile alcun tipo di superiorita’ "
     Che poi oggi il neoliberismo abbia totalmente pervertito e rinnegato i suoi natali e’ un altro discorso.

     Anch’io, per quel poco che vale, credo che in etica, soprattutto, si debba discutere e confrontare sempre e comunque, in un processo continuo, senza fine. 
     L’etica e’, in ultima analisi, distinguere il bene dal male e, come diceva Socrate, il piu’ arduo dei problemi filosofici. Nemmeno noi moderni l’abbiamo risolto, tale problema. Per questo Travaglio deve aver la possibilita’ di scrivere dove gli pare e piace. Anche se "sbaglia", soprattutto se "sbaglia" (e, a mio avviso, sulla Palestina lui sbaglia di grosso).

     Sono gli argomenti che vanno criticati, non le persone e men che mai le posizioni etiche. Solo Dio conosce la verita’ e la giustizia; gli esseri umani devono cercarle. Per questo servono tante voci. Perche’, domani, possiamo essere noi a "sbagliare" e dobbiamo poter argomentare, non essere messi a tacere, coi piu’ nobili motivi.


    • Di ncoletta forcheri (---.---.---.76) 19 gennaio 2009 19:47

      Peccato che le sue considerazioni però si inseriscano in un contesto che non è normale, né di liberalismo né di libertà e che perciò Travaglio, che doveva essere uno dei fari del giornalismo libero secondo quanto fa trapelare dal tono dei suo articoli, in questo caso si schieri con il pensiero unico della stampa di regime che blatera su un conflitto senza presentare alcun fatto. Il mio articolo aveva un seguito che non è stato pubblicato (lo troveranno su comedonchisciotte.org) e descriveva il metodo per fare scomparire un fatto specifico, la truffa della Total in Basilicata, opportunatamente celata dalla questione morale, oggetto prefabbricato dai nostri media di regime, in cui Travaglo ha partecipato.
      Guarda caso anche Gaza ha il suo caso Total ed è il caso del gas al largo di Gaza in concessione a British Gaz Group e guarda caso anche in questo caso fa disinformazione e/o è disinformato in quanto ignora, lui come tutti gli altri, il fatto. Alla fine della fiera non attacca mai i poteri forti internazionali di cui i sionisti, ma non solo, fanno parte.Sono loro (i poteri forti economici) che ci stanno portando alla guerra, al crollo finanziario con l’enorme piramide monetaria tipo madoff, alla carestia, alla malattia e alla morte prematura di milioni di persone. Penso che dovrebbe essere l’Argomento del secolo.
       
      Sono d’accordo ognuno ha le sue specialità, e non sopporto gli stati etici o neanche chi ti fa la morale per cose o regole che ritengo del tutto coglione, ma mi sono permessa di introdurre questo concetto in questo caso perché si tratta di un ignobile massacro di persone innocenti in una gabbia, un nazismo risscitato, che diventa criminale non solo non vederlo ma soprattutto intellettualmente sostenerlo per chi come Travaglio giostra con parole e concetti in un contesto di propaganda guerrafondaia totale.

      Quali sono i limiti dell’intellettuale? Secondo me devono essere etici e niente può scusare la giustificazione di chi giustifica uno spietato massacro etnico come quello cui abbiamo assistito (io su aljazeera).

      Se non si vuole sponsorizzare il massacro la prima cosa da fare per un intellettuale è quella di disinnescare le parole; perché alla fin fine per che cosa si scrive? Per fare mostra di sé? per piacere a un padrone? per sfoggiare le belle lettere? per puro narcisism? per formentare l’odio? o per ottenere il "bello e il buono"?

      Se non è l’ultima cosa, penso che si possa tranquillamente smettere di scrivere, o che il lettore debba saperlo. In altri tempi poi codesti intellettuali erano (saranno?) chiamati collaborazionisti.
       

  • Di antonio (---.---.---.244) 19 gennaio 2009 20:14

    Questa è una frase di Gramsci...
     "Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l’accorgerti che ha un po’, o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.."



     
  • Di alessandro cascone (---.---.---.30) 20 gennaio 2009 09:56

    Si rimane perplessi dai toni usati dalla Forcheri che nelle sue forche ci butta tutti coloro che hanno un pensiero diverso dai suoi. La Forcheri continua a confondere, stranamente, i fatti con i giudizi puntando il dito accusatorio contro chi, esponendo un giudizio sui fatti, viene tacciato di fare cattiva informazione al punto da suggerire, cosa strana per una che si professa paladina dei diritti, l’eliminazione dei propri pensieri dal web. Ma niente niente la Forcheri sta pensando ad una shoa internettiana ?

    • Di ncoletta forcheri (---.---.---.76) 20 gennaio 2009 11:44

      vedo che cascone ci casca ancora a meno che non sia una caduta bensì una premeditata metodologia per non farmi dire quello che dico. Quando si dice non sapere a cosa attaccarsi: invece di attaccare i fatti e gli argomenti, si attacca al tono. Ma un’idea gliela do volentieri: attaccati al tram.

    • Di alessandro cascone (---.---.---.30) 20 gennaio 2009 12:24

      se questo è il livello del citizen journalism di Rivelli, Carlo Caracciolo si starà rivoltando nella tomba come editore e come padre.......

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.58) 20 gennaio 2009 13:05
      Francesco Piccinini

      Il citizen journalism è fatto di opinioni che possono anche essere discordanti. Nicoletta Forcheri ha espresso il suo punto di vista lei sarà altrettanto ben accetto nel voler esporre il suo in un articolo su AV. E’ un arte antica - greca - l’arte del dialogo che è alla base della conoscenza.

    • Di alessandro cascone (---.---.---.30) 20 gennaio 2009 13:12

      non sapevo che nell’arte della conoscenza rientrasse anche invitare i propri interlocutori "ad appendersi al tram".....della serie non si fiìnisce mai di imparare smiley

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 20 gennaio 2009 13:56
      Francesco Piccinini

      ho chiesto anche a Nicoletta di moderare i toni... se vuole lo copio-incollo nel commento per essere "trasparenti"

    • Di alessandro cascone (---.---.---.30) 20 gennaio 2009 14:00

      grazie non ne ho bisogno smiley

    • Di ncoletta forcheri (---.---.---.76) 20 gennaio 2009 15:28

      Per chi di voi fosse rimasto sorpreso della risposta a cascone, a mia discolpa consideri che in tre giorni costui mi ha postato almeno dieci messaggi dello stesso tenore. Alla fine un sbotta e gli ho persino fatto un piacere a scendere ai suoi "livelli" 
      D’ora in poi rispondo solo a post interessanti e argomentati

    • Di alessandro cascone (---.---.---.30) 20 gennaio 2009 16:07

      http://www.facebook.com/home.php#/t...

      (NOTA: l’argomento in opggetto l’ha creato il sottoscritto)

      e questo perchè l’informazione dovrebbe essere VERA ?! grandissimo esempio di giornalismo quello della Forcheri, soprattutto veritiero !!
      Consiglio alla Forcheri (come già fatto nella sede sopra postata) di leggere attentamente la dottrina e la giurisprudenza in merito all’art. 595 del codice penale, il tutto ovviamnete nel pieno rispetto dell’art. 21 della Costituzione

  • Di (---.---.---.39) 20 gennaio 2009 16:25

    Brutta cosa l’invidia...tutto sto casino perchè nessun direttore vuole assumerti ?

  • Di Ciuco (---.---.---.56) 27 luglio 2018 08:32

    Mi sono imbattuto in questo articolo e, anche se a distanza di anni, dico la mia. Ho letto tra i commenti critiche alla Forcheti, non ai contenuti del suo scritto, se non marginalmente. I suoi toni possono risultare aspri e non indurre simpatia, ma si pensi ai fatti, e lo stesso principio valga per la considerazione di Travaglio. Ordunque, pensando ai fatti, ciò che scrisse Travaglio, partendo dal presupposto che lo scrisse, su Israele e Palestina, alla luce dei fatti, per l’appunto, fu ignobile. E per un giornalista di tal calibro, supposto, è un errore che mi lascia sgomento. ’Piombo fuso’ fu una vera e propria carneficina, una strage, un orrore abominevole nei confronti dei civili. Dunque ripeto, partendo da questo fatto (verificato) Travaglio non può che lasciarmi sgomento. Un giornalista non può commettere errori del genere. Qui si parla di vite umane, migliaia.

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