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Commento di Elia Banelli

su Gaza, collaboratori e scomparsa dei fatti


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Elia Banelli 19 gennaio 2009 15:45

Definire Travaglio "infiltrato del regime" e "collaborazionista" mi sembra davvero eccessivo. Così come accusarlo di non fornire la sua dettagliata versione dei fatti su signoraggio o sulla guerra di Israele a Gaza, come se dovesse obbligatoriamente occuparsi di tutte le questioni del globo terracqueo.
Se volete una versione alternativa sulla politica estera ci sono i Noam Chomsky e John Pilger o i Paolo Barnard di casa nostra, che io stimo e leggo spesso.
Ma non mi sono mai sognato di accusare Barnard di occuparsi troppo di Stati Uniti e Israele e non di mafia o corruzione.
Ogni giornalista, scrittore o intellettuale, ha le sue peculiarità e aree di competenze sulle quali si specializza e costruisce il proprio lavoro giorno per giorno. La pluralità degli argomenti deve essere coperta dalla pluralità di persone che se ne occupano, ciascuno a modo suo.
Francamente stanca sentire ogni volta queste accuse a Travaglio, come se bisogna per forza evidenziare dei punti critici e costruirci delle battaglie senza alcun fine specifico.
Massimo Fini è una persona libera, e come tutte le persone libere dà voce anche a un Travaglio che magari non è spesso in linea su tutta la politica editoriale del ribelle.
Mi piacerebbe un giorno sentire dai ferventi critici una bella accusa dettagliata su quello che scrive, basata su fatti concreti. Sempre che la prossima contestazione non sia di far parte del gruppo Bieldeberg, della setta dei "distrattori", dei rettiliani o della Grande Alleanza per la cospirazione mondiale.


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