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Fughe olimpiche: quando gli atleti scappano dai Giochi e dal proprio paese

Alcune voci giravano nel villaggio olimpico già da qualche giorno ma ieri è arrivata la conferma dal Ministro dello sport del Camerun Adoum Garoua avvisato dal proprio capo della delegazione olimpica: “David Ojong ha rivelato che dei 60 atleti e funzionari, 28 sono rientrati in Camerun, 24 sono ancora nel villaggio olimpico e 7 hanno disertato”.

La prima ad allontanarsi sarebbe stata Drusile Ngako,portiere della squadra di calcio femminile, seguita poi dal nuotatore Thomas Essomba, subito dopo si sono perse le tracce di ben 5 pugili Thomas Essomba, Christian Donfack AdjoufackAbdon Mewoli, Blaise Yepmou Mendouo e Serge Ambomo.

Secondo alcuni la scelta degli atleti sarebbe stata favorita dal particolare permesso di soggiorno rilasciato dalle autorità inglesi per i Giochi, che permetterà agli spotivi di trattenersi legalmente nel paese fino a novembre.

Dietro questa scelta sicuramente la voglia di allontanarsi dalla povertà, come spiega Flaubert Mbiekop, economista camerunense intervistato dal Guardian:

“Le motivazioni di questa defezione sono di ordine economico. Guardate la condizione economica del Camerun e vedrete come il sistema è difficile per la maggior parte della gente, particolarmente per gli atleti che non ricevono alcun aiuto da parte del governo. Londra rappresenta una possibilità; non sono sorpreso che l’abbiano afferrata”.

Non è la prima volta che alcuni atleti provenienti da paesi disagiati tentino la fuga o chiedano ospitalità. Ai giochi di Melbourne nel 1956, in piena guerra fredda, 45 atleti ungheresi chiesero asilo all’Australia. Nel 1996 l’intera squadra di basket femminile dell’ex Zaire rimase negli Stati Uniti. La rappresentativa cubana, qualunque sia lo sport o la competizione raramente è riuscita a riportare tutti gli sportivi nel paese.

Anche nelle competizioni minori si registrano defezioni. Già l’anno scorso, dopo le Olimpiadi giovanili del Commonwealth due atleti camerunensi di 16 anni avevano fatto perdere le proprie tracce poco prima di imbarcarsi sull’aereo. Ai Giochi della Francofonia, in Canada nel 2001 circa 106 atleti hanno chiesto il diritto d’asilo. Nel 2002 ai giochi del Commonwealth, in Inghilterra solo 10 dei 30 atleti della Sierra Leone hanno fatto ritorno in patria.

Per lo stesso motivo la Corea del Nord è riluttante ad inviare i propri atleti alle competizioni internazionali, anche per evitare che arrivi alle orecchie degli oppositori del regime di Pyongyang il modo di vivere degli stranieri. In caso di defezione, i parenti dei colpevoli sono costretti ai campi di lavoro. 

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