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Francesco: Papa un discepolo del Card. Martini al cui funerale Ratzinger fu assente

Papa Francesco, un argentino, ma di origini e, soprattutto, di formazione italiana. Una formazione gesuitica del massimo spessore, quella del Cardinale Carlo Maria Martini. Da più parti, con criticismo, si è osservato: "Un Gesuita Papa e per di più con il nome di Francesco...". La cosa invero non stupisce chi ha avuto l'onore di frequentare le scuole di formazione della Compagnia di Gesù, dove molti degli allievi frequentano realtà francescane, e ciò ha spinto ad una sinergia con esiti positivi.

Quello di Martini è stato un insegnamento che ha lasciato una impronta decisiva connotando una teologia progressista, la quale, lasciata alle sue spalle la vecchia concezione autoritativa che si riteneva in "possesso" della "Verità", ritiene invece che il "possesso" della "Verità" appartenga in senso proprio solo a Dio, e che tutte le creature - una concezione francescana -, in quanto tali, siano, in vario modo e grado, portatrici di verità. Il rapporto con i laici ed i non credenti è così invertito. Sorge ora un dialogo che si colloca su un piano nuovo, e il Card. Martini lo pose in essere in un confronto Spirituale, culturale ed intellettuale amichevole ma profondo con uno degli intellettuali laici forse più noti, specie all'estero: Umberto Eco.

Sul piano pastorale di più alto livello questa concezione teologica ha portato alla realizzazione delle "Scuole di formazione politica" dell'Ordine ed al mensile di grande levatura "Aggiornamenti Sociali". Sul piano invece della pastorale più propria, quella in sostegno degli ultimi e dei più bisognosi le realtà di concrezione sono state disparate e molteplici, praticamente in tutti i settori del sociale, specie i più disastrati ed usualmente abbandonati e disertati, tra questi quello delle "favelas" in Argentina, dove ha testimoniato il suo grande impegno proprio Jorge Bergoglio, l'attuale Papa, un uomo già impegnato, come grande moderato, nella "teologia della liberazione". Si tratta di un indirizzo ben più radicale di quello di Martini e che sia Giovanni Paolo II, sia, soprattutto, l'allora capo della "Congregazione della dottrina della Chiesa", Card. Ratzinger, hanno aspramente contrastato, non senza qualche ragione in quanto tra gl'estremisti di essa c'era gente quale ad es. un certo "frate mitra" che andava in giro con quell'arma.

Lo stesso indirizzo molto più mitigato del Card. Martini era solo tollerato, ma certamente non desiderato e tantomeno amato. In molti hanno sostenuto che la scelta dei Cardinali e del Conclave indichi la decisione della Chiesa di "voltare pagina", personalmente ritengo invece che a Papa Francesco spetti necessariamente un compito assai più difficile: quello di trovare una sintesi.

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