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Fini-Giornale. Giornalismo punitivo nella disonorata società

Non sappiamo se c’è arrosto, oltre alla spessa coltre di fumo, nella vicenda dell’appartamento a Montecarlo venduto dalla Fondazione di Alleanza Nazionale ad una società offshore e successivamente finito nella disponibilità del fratello della compagna del presidente della Camera. Forse lo scopriremo, magari per effetto dell’attività della magistratura, o forse no. Quello che colpisce è che questa vicenda sia esplosa solo ora, ad alcuni anni di distanza dagli accadimenti, in contemporanea agli eventi traumatici che hanno determinato l’uscita di Gianfranco Fini dal Pdl.

Giornalismo investigativo a orologeria, per usare un’espressione cara al popolino garantista di casa nostra, in trepida attesa davanti alla forca con la bava alla bocca? O un suggerimento del Cielo, nel momento in cui il Grande Leader è in difficoltà? Pare in effetti esserci una sorta di punizione divina a mezzo stampa per chiunque entri in rotta di collisione col premier. Ricorderete il caso-Boffo (qui un efficace compendio della vicenda), il manganello mediatico contro un “oppositore”. La vicenda è finita in una bolla di sapone ma trovandoci in un paese dove vigono oblio ed autoassoluzione l’autore di quella atroce bufala è rimasto al suo posto, pagando il modesto pedaggio di scuse bofonchiate sul giornale che dirige ed una procedura sanzionatoria dell’Ordine dei giornalisti.

E a proposito di oblio, non è mancato nei giorni scorsi chi ha rimembrato con voluttà l’”operazione Boffo”, auspicandone la replica nei confronti di Fini. Utilizziamo per un momento un approccio diverso: immaginiamo che effettivamente oltre al fumo ci sia anche l’arrosto. Dopo cinque anni ed una “coincidenza”, questa sarebbe la punizione per quanti si azzardano ad uscire dal “cerchio magico”? Archivi pieni di dossier da utilizzare solo nel caso in cui l’”alleato” smettesse di essere tale? In caso il concetto continuasse a sfuggirvi, le parole di Pierferdinando Casini sono di sufficiente buonsenso:

«Se io sono un bandito lo sono sia che mi allei con Berlusconi, con Fini o con Vendola. Se invece divento un delinquente se faccio una scelta, e un santo se ne faccio un’altra, allora questo si che è doppiopesismo e non fa onore a chi lo alimenta»

Il termine più adatto non è doppiopesismo, ma a volte occorre usare delle esangui perifrasi. Quanto all’onore, siamo decisamente più in tema.

Commenti all'articolo

  • Di Strangelove (---.---.---.158) 6 agosto 2010 16:40
    Strangelove

    Visti i fatti non è difficile fiutare l’arrosto. Possiamo anche fare finta che non ci sia e parlare del cattivo Feltri che attacca l’indifeso Fini. Però il tutto è un po’ ridicolo, visto che i finiani stessi si sono crogiolati nel "giornalismo" stile Novella 2000 della Repubblica e dell’Unità attorno alla vita sessuale del premier. Un’inchiesta che mette in luce l’incoerenza di un falso moralista (per di più presidente della camera) è già più professionale di un’inchiesta nella vita sessuale di chi non ha mai fatto professione di castità.

  • Di poetto (---.---.---.232) 7 agosto 2010 10:04

     Non so se dietro le domande del Giornale ci sia qualcosa di vero, fatto sta che l’utilizzo di questo “espediento” per fare battaglia politica è una squallida mossa.

    Al giornale della famiglia non importa un ficco secco se veramente Fini ha fatto o non ha fatto un determinato reato quello che interessa è colpire, colpire duro uno che non si è allineato al volere del principe.

    Penso che questa storia dovrebbe far riflettere anche i più stretti collaboratori del premier.

    Il conflitto di interessi, che è stato, anche da Fini, in sostanza ignorato, sta dando i suoi frutti politici, non esiste personalità politica, piccola o grande che sia, che non possa essere attaccata dai vari giornali e televisioni di famiglia.

  • Di poetto (---.---.---.232) 7 agosto 2010 10:07

     Per refuso ho battuto “espediento” , naturalmente il termine esatto è: espediente.

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