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"Finchè è Berlusconi a governare siete fortunati", il Tg1 colpisce ancora

Il Tg1 delle 13.30 si conferma un tg satirico nel pieno delle aspettative esordendo con un servizio sul soggiorno romano di Gheddafi annunciato dalle parole:

"Con la sinistra a governare l’Italia la fortuna delle vostre imprese sarebbe minore. Finchè è Berlusconi a governare siete fortunati. Queste le parole di Gheddafi che si è rivolto ai seicento imprenditori italiani ed ha ricevuto un forte applauso".

Il fatto non è che queste parole non sono state pronunciate.
Il problema non sussiste nemmeno nel fatto che l’applauso ci sia stato.

Il problema sta nel fatto che il Tg1 continua a fare finta di informare donando in realtà piccole pillole da ingoiare, senza spunti di riflessione, senza porre interrogativi, senza addentrarsi nelle questioni. Mancanza di tempo, si capisce, ma non è comprensibile il netto taglio dato alle notizie.

Si può raccontare una notizia dicendo che "oggi dodici giugno il settantenne Egisto Valori è caduto dalle scale fratturandosi una costola" oppure, con la sola spesa di qualche parola in più, indirizzando sulla "strada giusta" le persone sostenendo che "è probabilmente colpa dei comunisti se Egisto Valori si è fratturato una costola cadendo dalle scale. Il leader libico Gheddafi è accorso in suo aiuto tra gli applausi della folla estasiata. Un bambino si è commosso davanti al viso sorridente di Berlusconi, mentre un cane ha iniziato a parlare dicendo: non molli presidente!"

Il Tg1 delle 20.00 scavalca quello delle 13.30 e offre un breve spazio alle opposizioni. O meglio, alla opposizione. Casini. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perchè alla fine di una "notizia" sul ritardo di Gheddafi, Pierferdy faccia un monologo da campagna elettorale.
E’ forse il nuovo opinionista del Tg1?
Preferivo Benjamin. Almeno conciliava il sonno.

E allora proviamo ad andare oltre noi.
Iniziando, magari, da una foto: La Sapienza blindata dalla celere, a dimostrazione che esistono anche le proteste, anche se non se ne parla:



Con buona grazia e silenzio (come mai?) di Calderoli, Gheddafi è islamico, e quando salì al potere con un golpe dell’esercito, fece ristabilire la Sharia, ovvero la legge islamica.

Eppure non ho visto nessuno andare a giro con i maiali a Roma.

Vero è che la politica di Gheddafi si è spostata lentamente nel tempo di baricentro, dal 1990 a oggi, forse anche grazie all’aiuto e alle spifferate dell’amico Bettino Craxi, oppure merito dell’esordio con la maglia del Perugia, del suo terzo figlio nel campionato italiano, se ricordate bene.

Anni fa voleva addirittura candidarsi al ruolo di presidente della repubblica italiana, non si sa come, non si capisce il perchè.


Tipo strano questo Gheddafi, islamico e nemico degli Usa fino a un paio di decenni fa, ad oggi amicissimo di Berlusconi. Ed è un amore a prima vista, tanto che l’Italia vorrebbe addirittura conferirgli una laurea ad honoris causa. Quale onore, mi chiedo?

Vediamo le cose come stanno, mettiamo le carte in tavola.
Gheddafi è un dittatore.



Contro i dittatori, ci insegnano gli Usa di Bush e le operazioni di pace italiane, si usano gli apache, i bombardamenti aerei delle bombe intelligenti, le cluster bombs e chi più ne ha più ne metta. Ma se di mezzo ci sono i soldi, gli investimenti all’estero degli industriali no, si arriva perfino a voler dare una laurea ad honoris causa.

A nessuno viene in mente che i talebani hanno lo stesso diritto di governare il proprio paese che ha Gheddafi.

Saddam Hussein aveva lo stesso diritto.
Un diritto nullo, se si crede nella democrazia.

Eppure, questo signore che assomiglia vagamente a Claudio Gentile (nazionale 1982), prende applausi ovunque vada, parla addirittura di rivoluzione rosa, di potere alle donne. Ovvio che non ha sentito parlare del Berlusconi teen’s gate, di Noemi e dell’harem berlusconiano.




Tornando a noi, che ad una futura rivoluzione rosa crediamo davvero, il qui presente Riciard si è preso il permesso di scrivere a tutte le deputate italiane, chiedendo confronto e sostegno sugli argomenti di abituale discussione alla tavola del dopocena. Ovvero quote rosa, inserimento della figura femminile sul lavoro, maternità etc.

Ad oggi nessuna risposta, ma non mancherò di comunicarvene le eventuali.

Il problema, però, è che statisticamente è dimostrato che il 63% dell’elettorato forma la propria opinione di voto grazie alla televisione. E fino a che sarà così le nostre, su internet, saranno solo chiacchiere.
O forse no.

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