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Festività

Non troverei disdicevole che venissero abolite tutte le feste infrasettimanali, non solo per sconfiggere l’abitudine di chi ne approfitta per una mini vacanza, ma anche perché tutto ciò che è da celebrare, pagano o cattolico che sia, può benissimo essere celebrato privatamente, con l’insegnamento nella scuola o con appositi corsi rinfrescanti.

Vale molto di più parlare nelle scuole o in conferenze per grandi e piccini del 1° maggio, del 2 giugno, del 25 aprile oppure nelle chiese – per chi ci va – del valore dell’Epifania, di Ognissanti, della festa di Santo Stefano ecc.

Toglierei anche il 15/8, che è festa da noi e in pochi altri paesi, come non avessimo già abbastanza giorni liberi con cui costruirsi “ponti”. Porterei tutte queste celebrazioni alla successiva domenica, senza discorsi in cui onorevoli o religiosi si devono sperticare a trovare argomenti sempre validi, sempre originali, possibilmente diversi da quelli dell’anno prima: penso a quanti prima di queste ricorrenze si preparano, scrivono riscrivono e correggono discorsi da tenere, e lucidano tromboni. E quanti sono ben lungi dal pensare al significato di quelle ricorrenze e, nei giorni precedenti, si stanno preparando un bel viaggio? E’ un modo di celebrare questo, di avere presente il valore dell’anniversario?

Che queste feste si celebrino dunque, ma in forme più dense di significato, più intime e spirituali: farei slittare alla domenica anche tutte le manifestazioni pro o contro qualcosa o qualcuno (gli scioperi non hanno mai ottenuto niente o quasi), del resto sono un lavoratore autonomo e non posso protestare contro nessuno, e nessuno “lassù” mi ama. Questa soluzione aumenterebbe la produttività, per chi un lavoro ce l’ha, e non inficerebbe il PIL turistico, perché chi ha mezzi e disponibilità alle sue vacanze non rinuncia, con o senza ponti.

Da ultimo: chi si ricorda il 17/3/2011? Si celebrava il 150° dell’Unità d’Italia. C’è qualcuno che ci tenesse, oltre a Napolitano e pochi addetti ai lavori? Forse ora, ma molto dubitativamente, siamo più uniti noi italiani, tutti per uno o uno per tutti?

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