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Ericsson Marcianise: ecco come si bruciano 2000 posti di lavoro nel Casertano

Il casertano, "Terra di Lavoro" umiliato ed offeso anche da colossi industriali internazionali: Ericsson e Jabil i protagonisti, vittime i lavoratori.

Provo a raccontare la storia di questa fabbrica, la Ericsson Telecomunicazioni, che ormai non esiste più. E' un fantasma che ancora si aggira nell'area industriale del comune di Marcianise, nel casertano e destinato a sparire completamente nel giro di qualche anno.

E' una storia emblematica che conferma come in Italia ed in particolare al sud non sia possibile creare lavoro e benessere per la totale assenza a livello nazionale di strategie industriali che indirizzino le attività, di politiche che favoriscano lo sviluppo e di controlli sul corretto utilizzo degli incentivi alle concessi alle aziende. I grandi gruppi industriali hanno cosi le mani libere per fare quello che vogliono, aprire, chiudere, dismettere, prendersi i benefici, penalizzando i lavoratori ed il territorio; talvolta operando ai limiti della legalità, alla faccia di etica ed integrità con cui riempiono i loro siti internet.

Cominciamo dalla fine, o meglio dall'ultimo capitolo di una storia che comincia molti anni fa...

Dallo scorso primo di aprile 2015 lo stabilimento Ericsson di Marcianise (350 dipendenti) è passato di mano alla multinazionale americana Jabil Circuit, già presente in Marcianise con un altro stabilimento che impiega oltre 600 unità. Detta così sembra tutto regolare, un normale avvicendamento tra aziende che in ottica industriale ha un suo significato strategico per entrambe. Ma cerchiamo di andare un po' più a fondo...

I due nomi coinvolti sono entrambi dei colossi internazionali, la Ericsson, multinazionale svedese operante nel settore delle telecomunicazioni con grandi interessi commerciali in Italia, la Jabil Circuit multinazionale americana operante nel settore del contract manufacturing. Parliamo di realtà industriali di grande spessore, con una presenza industriale e commerciale in tutti i continenti e con fatturati miliardari.

Dal 1992 al 2006 la fabbrica di Marcianise (allora di proprietà Marconi) è diventata un centro di eccellenza nel settore delle produzioni di sistemi per telecomunicazioni, per le tecnologie sviluppate e le competenze acquisite. Tuttavia la crisi economico-finanziaria di quegli anni non risparmia la neanche la Marconi che nel 2006 viene acquisita dalla Ericsson: la fabbrica di Marcianise dunque, dopo alcuni anni di crisi, sofferenze e cassa integrazione, passa nelle mani degli svedesi che giurano e spergiurano ne potenzieranno le capacità produttive e ne valorizzeranno le competenze.

Tuttavia scopriremo solo qualche anno dopo che l'acquisizione ha seguito esclusivamente logiche di opportunismo industriale, semplicemente la Ericsson ha acquisito la Marconi per evitare che un competitor asiatico potesse anticiparla, accelerando cosi la sua crescita e penetrazione nel mercato. Questa premessa spiega perché lo stabilimento di Marcianise non ha mai beneficiato della sua appartenenza ad una realtà industriale come Ericsson, leader mondiale delle telecomunicazioni, mantenendo di fatto la base clienti ed i fatturati che aveva prima dell'acquisizione. 

Comincia cosi, già dal 2010, il lento declino della fabbrica di Marcianise abbandonata e quindi, praticamente, condannata a morire dalla stessa Ericsson che pochi anni prima l'aveva acquisita. Il percorso è quello solito, dichiarazione di esuberi, cassa integrazione, incentivazioni all'esodo e lavoratori sfiancati dai sacrifici che intanto hanno portato o stabilimento da 700 a 350 unità lavorative. Il tutto supportato dai soliti programmi industriali "farlocchi" di cui si fa garante come sempre il nostro Ministero dello Sviluppo Economico, diventando così complice dei fallimenti di questo e di tanti altri altri piani aziendali che in quella sede vengono ufficializzati.

Ma come può fare la Ericsson a "liberarsi definitivamente dello stabilimento" di Marcianise senza "sporcarsi le mani"? Non dimentichiamo che la grande Ericsson, quotata in borsa sui mercati internazionali, non si può certo permettere di attrarre l'attenzione dei media ed in ogni caso non fa parte dello stile della casa "chiudere" uno stabilimento. Quindi?

E' qui che entra in scena la Jabil Circuit Italia con uno stabilimento a Marcianise (poco distante dallo stabilimento Ericsson) in crisi profonda, un procedimento di cassa intergrazione in corso e dichiarazione di diverse centinaia di unità in esubero. Uno stabilimento in sofferenza da anni e decisamente orientato su un percorso di dismissione già pianificato dalla casa madre americana.

Ma cosa lega la Jabil e la Ericsson? Semplice, la Ericsson è uno dei principali clienti della Jabil: i più importanti apparati che la Ericsson vende nel mondo sono costruiti dalla Jabil. La partnership che lega le due aziende è consolidata ed in forte sviluppo. Quindi la Ericsson può chiedere alla Jabil Circuit Italia di acquisire lo stabilimento di Marcianise, risolvendole questo piccolo problema, ma promettendo in cambio un cospicuo aumento di business per l'azienda americana (parliamo di miliardi di dollari) in altre parti del mondo.

Con i clienti non si discute, soprattutto quando le condizioni sono così generose, quindi Jabil esegue il mandato: acquista lo stabilimento Ericsson di Marcianise beccandosi il notevole aumento di business sviluppato in vari suoi stabilimenti, ma naturalmente non a Marcianise, dove la Ericsson garantisce alla Jabil solo 3 anni di ossigeno a partire da aprile 2015. 

Cosa accade dunque? Un paradosso. La Jabil Circuit Italia, azienda in crisi e sull'orlo del baratro, acquisisce su mandato della casa madre, la Ericsson a Marcianise con una chiara missione: chiudere non più uno stabilimento ma due, il suo e quello appena acquisito. Sembra una conclusione inevitabile dato che la Jabil Circuit non manifesta alcuna intenzione di mantenere Marcianise oltre i 3 anni previsti dal contratto con Ericsson... quindi ad oggi siamo a -2 dall'epilogo.

Ecco come la Ericsson ha bruciato 2000 posti di lavoro tra diretti ed indotto sul territorio, annientato le competenze costruite negli anni e distruggendo le speranze di un territorio già dilaniato dalla disoccupazione. Un omicidio perfetto che non lascia ombra di dubbio sulle responsabilità: il braccio è quello della Jabil Circuit, il mandante Ericsson... vedrete se non finirà così.

E in tutto questo i lavoratori ? Restano vittime inconsapevoli di logiche industriali perverse, di assenza di politiche industriali e di un management "di plastica", gretto ed impettito, spesso guidato soltanto da interessi personali, distanti sia dalle Aziende di cui sono al timone, sia dai lavoratori.

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