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Emergenza rifiuti, l’Ue vuole vederci chiaro

Terminata la missione Ue per capire a che punto sia l’emergenza rifiuti, che strategia abbia il governo e decidere se sbloccare o no i fondi comunitari

di Cecilia Anesi e Giulio Rubino *

Si è conclusa martedì sera la missione in Campania della delegazione della Commissione Europea, composta da Pia Bucella (Direttrice della Protezione Civile in Europa), Julio Garcia Burgues (capo unità DGENV), Manuela Algeri e Giuseppe Manganaro.

Missione Campania, il ritorno. È la seconda volta che da Bruxelles l'Unione Europea giunge ad indagare direttamente sulla cosiddetta "emergenza rifiuti". La prima volta si trattava della commissione petizioni, arrivata in risposta ad una chiamata popolare, questa volta si tratta direttamente della Commissione Europea: il "governo" d'Europa.

Nonostante il premier Berlusconi abbia più volte ribadito che il problema non esiste o che comunque è gia risolto, l'ultima proprio martedì sera in una telefonata alla trasmissione Ballarò, l'opinione di cittadini e istituzioni europee su tal punto è molto diversa.

I nodi sono gli stessi, da anni: non esiste un piano coerente per un ciclo integrato dei rifiuti. Gli inceneritori, soluzione finale nella visione del governo, richiedono molto tempo e molto denaro per essere costruiti. Ovviamente questo denaro deve venire da investimenti privati, quindi chi lo investe pretende un cospicuo margine di guadagno, di conseguenza i rifiuti attendono, fermi a Taverna del Re o in altri siti di stoccaggio "temporaneo", di poter essere bruciati con profitto. Profitto che verrebbe dai contributi statali per le energie alternative (i cosiddetti CIP6 in teoria destinati alle energie "pulite") dalla vendita della suddetta energia alla rete nazionale, e dal costo del "servizio" di incenerimento che comunque le province dovrebbero pagare.

Mentre questa macchina del business tarda ad ingranare, il governo e la Protezione civile si affannano a ripetere che è tutto sotto controllo, quando invece è palese il contrario. Nuove discariche e nuovi siti di stoccaggio sono le soluzioni previste per risolvere l'emergenza, provvedimenti "tampone" in attesa dei nuovi termovalorizzatori.

Il giudizio dell'Ue. In questo quadro, la visita della delegazione della Commissione Europea di questi giorni arriva con lo scopo di capire se sbloccare i fondi EU da destinare alla Campania, oppure no.

Dopo avere visitato l'inceneritore di Acerra e il deposito di stoccaggio temporaneo (così definito) di ecoballe di Taverna del Re (la cui piazzola antincendio da poco è anche diventata una discarica a cielo aperto come Ferrandelle), gli eurodeputati hanno incontrato il presidente Legambiente Campania, Michele Buonomo, il presidente Wwf Campania Alessandro Gatto e tre rappresentanti del Co.re.ri (Coordinamento regionale rifiuti, ndr), Nicola Capone, Elena Vellusi e Lorenzo Tessitore.

L'incontro si è tenuto a porte chiuse alle ore 14:00 presso gli uffici del Consiglio regionale, e per più di un'ora la delegazione ha ascoltato sia le denuncie che le delle associazioni in merito alle linee programmatiche inerenti la gestione dei rifiuti elaborate dalla giunta regionale.

Pia Bucella ha spiegato ai suoi interlocutori che l'Assessore all'Ambiente della Regione Campania, nell'incontro con la delegazione, aveva parlato di un piano di gestione rifiuti che a breve la Regione proporrà al governo, e di conseguenza alla EU. La Commissione Europea, ha spiegato inoltre la Bucella, ha limitato potere riguardo alle strategie governative italiane in tema di gestione rifiuti, ma potrà sicuramente decidere di sbloccare i fondi e affidarli alla Regione Campania qualora un piano rifiuti coerente e fattibile venga presentato, oppure intervenire, bloccando i fondi e prevedendo eventuali multe nei confronti dell'Italia, nel caso in cui il piano proposto sovverta la gerarchia delle operazioni indicate dalla recente direttiva europea che vede al primo posto la raccolta differenziata e il recupero e riciclo della materia.

Inceneritori, la strada che non piace. Dopodiché la Bucella ha voluto conoscere il parere dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste e del Co.Re.Ri. in merito alle linee programmatiche della Regione Campania e all'ipotesi di piano annunciata dall'Assessore Romano. "La risposta del Co.Re.Ri. in particolare", ci spiega Lorenzo Tessitore "è stata che ovviamente il piano, essendo ancora sconosciuto, non può essere commentato, ma che sicuramente se si basa sull'incenerimento (con due inceneritori previsti, uno a Salerno e una a Santa Maria la Fossa e forse un terzo a Giugliano) non può che guadagnarsi la nostra disapprovazione". In primis perché il Co.re.ri non ritiene che l'incenerimento sia un corretto metodo di gestione del rifiuto, e in secondo luogo perché un impianto d'incenerimento necessita di tempi di costruzione di almeno 4 anni - il che significherebbe, nella migliore delle ipotesi, nuove discariche", spiega Tessitore.

La soluzione, ha evidenziato il Co.re.ri, consegnando alla delegazione anche le proprie proposte redatte da tempo, piuttosto può consistere nel ‘rivalutare' e ‘riconvertire' gli impianti ex-CDR (oggi STIR) esistenti, facendoli diventare impianti di trattamento meccanico manuale con estrusione a freddo. Inoltre, bisognerebbe mettere in esercizio in tempi brevi gli 11 impianti di compostaggio già programmati, finanziati e in parte costruiti. "A tal proposito", continua Tessitore, "noi come Co.Re.Ri abbiamo evidenziato come in questi anni la raccolta differenziata sia stata di fatto impedita dai costi esorbitanti per lo smaltimento, fuori regione, della frazione organica e perché nessuna filiera dei materiali è stata organizzata per il reale recupero della materia selezionata. In questo senso le nostre proposte si prefiggono di supportare l'implementazione di una raccolta differenziata seria, abbandonando progressivamente le discariche e gli impianti di incenerimento."

Basta deroghe. Importante - hanno poi sottolineato i rappresentanti del Co.Re.Ri - è che in Campania si metta fine una volta per tutte alla normativa derogatoria in materia di gestione rifiuti in Campania. Ci spiega Tessitore: "Non va bene che in Campania si continui a governare la gestione rifiuti in deroga alle normative italiane ed europee. Non solo, questo modello di gestione scellerato si sta pericolosamente allargando al resto d'Italia, visto che il nuovo decreto legislativo di attuazione dell'ultima direttiva comunitaria (approvato il 19 novembre scorso dal governo e in corso di pubblicazione) fa si che la priorità non sia assolutamente la raccolta differenziata, tant' è che consente ai Comuni di derogare all'obbligo di raggiungere le percentuali di raccolta differenziata previste dalla normativa qualora ci siano comuni cosiddetti virtuosi nelle vicinanze. In pratica, se un comune fa il 90% di raccolta differenziata, gli altri comuni limitrofi possono permettersi di fare anche meno del 30%, tanto il comune riciclone tira su la media. E la parte indifferenziata può andare ad incenerimento".

In risposta alle preoccupazioni del Co.re.ri la delegazione ha evidenziato che tra i suoi compiti rientra anche la verifica del corretto recepimento, da parte del governo italiano, delle normative comunitarie. Per questo, qualora dovesse ritenere questo nuovo decreto irrispettoso delle normative europee, si dice pronta ad agire per assicurare il completo rispetto delle leggi europee in materia di gestione rifiuti.

*Autori del documentario Selva di Chiaiano e curatori del sito WasteEmergency

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