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Emergenza Nord Africa: Exit strategy all’italiana

Sono passati quasi due anni (11 marzo 2011) da quando l'Emilia Romagna e le altre regioni dello stivale hanno dovuto affrontare il difficile compito umanitario. Il 28 febbraio 2013 è la data stabilita con un'ordinanza della Protezione civile (n. 33 del 28 dicembre 2012) per concludere il piano di "uscita" dal sistema d'aiuto ed emergenza.

Sono cominciate le prime avvisaglie di protesta nell'ex struttura ricettiva dell'hotel Selice a Conselice (RA) dove, da marzo 2011, la cooperativa "La linea d'ombra" si sta occupando dell'accoglienza dei profughi provenienti dal Nord Africa. Nella giornata di giovedì, 17 gennaio, ha avuto luogo una ribellione da parte degli ospiti dello stabile che, in base alle ultime ordinanze governative di scadenza della formula di accoglienza (rese note nel dicembre 2012), cominciano a non vedere il futuro d'integrazione in cui tanto speravano. "Abbiamo avuto questo timore da tempo – afferma la coordinatrice e portavoce della struttura Claudia Carloni -. Giovedì si è verificato ciò che più temevamo. I ragazzi e le famiglie che ospitiamo, hanno cominciato ad occupare il centro dicendo, a me e ad un'altra collaboratrice, di uscire per non essere coinvolte – aggiunge la portavoce Carloni -. Gli abitanti dell'ex hotel, si dichiarano molto preoccupati per il loro destino e per quello dei bambini nati proprio durante la permanenza nel centro. Per adesso le Forze dell'Ordine hanno ristabilito la calma cercando di far ragionare i rifugiati".

È una trama molto complicata, quella che ha a che fare con i profughi provenienti dal Nord Africa. Sono passati quasi due anni (11 marzo 2011) da quando l'Emilia Romagna e le altre regioni dello stivale hanno dovuto affrontare il difficile compito umanitario. Il 28 febbraio 2013 è la data stabilita con un'ordinanza della Protezione civile (n. 33 del 28 dicembre 2012) per concludere il piano di "uscita" dal sistema d'aiuto ed emergenza. Ma l'emergenza nei centri predisposti del territorio romagnolo e dell'Italia intera è tutt'altro che conclusa. Da allora, dopo mesi di disposizioni del Governo che ha prorogato l'incarico emergenziale con il passaggio di consegne dalla Protezione Civile ai Prefetti, si è giunti ad una difficile conclusione: «L'accoglienza è finalizzata ad una progressiva uscita dal sistema per circa 17.000 persone rimaste […]. Il passaggio alla fase ordinaria deve rendere tutti consapevoli della assoluta necessità di sostituire alla fase assistenziale quella di una progressiva autonomia di quanti potranno rimanere sul territorio nazionale» (comunicato del Viminale, 28 dicembre 2012). Inoltre dovrà chiudersi entro giugno la tortuosa procedura di riesame per i permessi dei "diniegati dell’emergenza Nord Africa".

In questo scenario fatto di proroghe, decreti e disposizioni governative, opera da tempo la cooperativa "La linea d'ombra" a Conselice. La struttura ex hotel, di proprietà della cooperativa, che ha il compito di accogliere e rendere autonome le coppie e le persone richiedenti asilo nel nostro paese, deve cominciare a prevedere un piano di chiusura dell'ospitalità imposto dalle scadenze di permanenza fissate per il 28 febbraio.

"Attualmente, presso lo stabile, sono presenti 32 persone (28 adulti e 4 minori) che con circa 40 euro al giorno, per ognuno, sono seguite nella ricerca di un lavoro che li renda autonomi per uscire dalla fase assistenziale - spiega la portavoce di Linea d'ombra Claudia Carloni -. I casi in questione sono, però, da analizzare in base alle esigenze che ognuno di loro ha. Soprattutto facendo riferimento alle famiglie con bambini nati lo scorso agosto, già in condizioni d'emergenza, e attualmente residenti nell'ex struttura alberghiera. È un momento cruciale – dice la Carloni -, abbiamo cercato di adibire spazi per permettere ai neonati una permanenza dignitosa e coerente alla loro età. Anche le visite medico sanitarie sono più che mai necessarie in questa fase e non è sempre così facile ottenerle, questo perché lo status degli ospiti, secondo i centri d'impiego territoriali, è di inoccupazione e non di disoccupazione, con tutto ciò che ne consegue in termini di esenzione da ticket sanitari e agevolazioni. I costi, dunque, cominciano ad essere elevati e, come per ogni essere umano, il lavoro è l'unica soluzione che può permettere loro l'autonomia – sospira la portavoce -. Tutti hanno ottenuto il permesso di soggiorno ma si sa che quello del lavoro è un tema complicatissimo da affrontare in questo momento storico per il nostro paese".

Intanto, si cerca più dialogo con l'amministrazione locale conselicese che attraverso l'assistenza sociale, cerca di collaborare per l'emancipazione degli ospiti nel loro percorso d'indipendenza. "È un argomento molto delicato – afferma l'Assessore alle Politiche Sociali di Conselice Susanna Melandri -, i servizi sociali devono coordinarsi con la cooperativa potendo operare solo con chi è in regola per stabilire piani personalizzati d'aiuto – indica la Melandri -. Abbiamo provato ad aprire un tavolo di lavoro per trovare una soluzione di proroga della loro permanenza. Il progetto più efficace per adesso è stato il corso di lingua italiana e devo ammettere che vi è una forte motivazione da parte di queste persone. Adesso, però, si è nelle mani della Prefettura a cui spetta il difficile compito di valutazione e intervento su questa prolungata emergenza".

Molti degli ospiti nelle strutture italiane che hanno avuto accesso alla mediazione culturale con altre nazioni europee, hanno preferito anticipare la fuga dal Bel Paese prolungando l'agonia del viaggio perenne verso la conquista di diritti. Un fenomeno migratorio che non riguarda più solo i profughi dal Nord Africa. Dopo 35 anni, nel 2011, l’Italia è tornata ad essere un paese di emigrazione. Per la prima volta dal 1976, infatti, il numero di persone che hanno lasciato il nostro Paese è stato superiore a quello dei nuovi arrivati: 50 mila nel 2011 contro 27 mila, rispettivamente, ovvero quasi il doppio. Lo dice l’ISMU, nei dati presentati lo scorso dicembre 2012 a Milano. Una doppia emergenza che i futuri governanti eletti dovranno affrontare con la massima priorità.

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