• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Elezioni ed economia, il populismo

Elezioni ed economia, il populismo

L’ipertrofico vociare della campagna elettorale ha portato una new entry nel gergo del politichese, ossia il termine “populismo”. È stato il cancelliere Angela Merkel ad utilizzarlo per primo quando ha invitato l’ex premier Silvio Berlusconi a non servirsi strumentalmente della Germania in operazioni di propaganda populistiche. L’uso del termine è poi dilagato.

A questo punto urge quella che i teologi della Scolastica chiamavano “explicatio terminorum”, ossia chiarire all’inizio di ogni pubblica disputa il significato dei termini utilizzati per evitare incomprensioni e malintesi.

Probabilmente non si è lontani dal vero se si rileva nella frase della signora Merkel un chiaro richiamo al regime fascista ed alle sue votazioni-farsa in forma plebiscitaria. Non è facile, però, dare una precisa ed attuale definizione del termine “populismo”. Si è portati ad assimilarlo al termine “demagogia”, ma questa è pur sempre una forma di governo, giusta o sbagliata che sia. L’analogia funziona meglio con “giustizialismo” perché entrambi i termini fanno riferimento ad istanze così ampie e generali che non possono essere negate, ma che non possono nemmeno essere felicemente utilizzate in politica, se la politica è scelta fra diverse opzioni. È evidente che nessuno desidera uno governo ingiusto; allo stesso modo nessuno desidera un governo contrapposto alla volontà popolare; e, però, guardare da questi punti di prospettiva i problemi concreti spesso porta all’errore ed all’inefficacia politica.

Quel che accomuna tutti i movimenti giustizialisti e tutti i movimenti populisti è la difficoltà estrema nell’utilizzo del discernimento e della prudenza, quasi che la mancanza di determinazioni delle loro radici porti inesorabilmente all’impossibilità di impiego dell’umana ragione, cosicché essi solitamente portano a forme di governo non democratiche, retoriche e velleitarie.

A riprova forze e movimenti politici fortemente contrapposti nell’attuale campagna elettorale, ma che hanno il populismo nel loro DNA, sono giunti alle stesse abnormi conclusioni nel decisivo campo dell’economia.

Il movimento di Silvio Berlusconi ed il movimento di Beppe Grillo sono giunti alla conclusione che si debba uscir fuori dall’area dell’Euro ; quello di Vendola ne è ad un passo.

È del tutto evidente che a nessuno fanno piacere le difficoltà economiche che in questa contingenza affliggono il Paese e le conseguenti sofferenze sociali che esse arrecano alla popolazione; è anche evidente che i legami politici con la Comunità Europea costituiscono un forte vincolo all’azione di governo in campo economico e fiscale. Non è comprensibile, però, come fare a meno di questi vincoli possa favorire una risoluzione per dette difficoltà, o quanto meno possa portare ad un loro allentamento.

Passare da una moneta forte come l’Euro ad una moneta debole, come era la vecchia Lira, significherebbe dover pagare interessi sul debito pubblico molto maggiori di quelli attuali perché questo richiederebbero gli investitori; la necessità di far fronte a questa esigenza, unita ad altre esigenze prospettate dai vari populismi e rese possibili dall’affrancamento dall’Euro (da quella di diminuzione del carico fiscale a quella di maggiori risorse pubbliche per l’occupazione), porterebbe alla necessità di stampare moneta. Il risultato sarebbe una inflazione a due o a tre cifre, con conseguente crisi economica estremamente più grave rispetto a quella attuale e con conseguente dilagare di miseria e di povertà. È quello che è già successo in un Paese dotato di risorse ben maggiori rispetto al nostro ma vittima di una forma estrema di populismo: l’Argentina del peronismo.

Non è necessario molto discernimento per giungere alla conclusione che adottare le politiche economiche populistiche di uscita dall’Euro porterebbe ad un futuro immediato di miseria e di povertà per la nostra popolazione, per i nostri figli ; e lo stesso varrebbe per le prossime generazioni.

L’esatto contrario di quello che i vari populismi dicono di voler perseguire.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares