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Elezioni Regionali Piemonte: difficile informare ai tempi della Lega

Elezioni Regionali Piemonte: difficile informare ai tempi della Lega
Seconda premessa: io non ho nulla contro il signor Buonanno, non lo conosco di persona, può essere simpatico, generoso, intelligente, spiritoso ecc. ecc. non lo so e, in questo momento, non mi interessa. Io contesto, e duramente, le concezioni e azioni politiche dell’onorevole, del sindaco, del vicesindaco ecc. Gianluca Buonanno, che, ora, si candida anche come consigliere regionale per il Piemonte con il PDL e Cota presidente.
 
Inizio ispirandomi a Primo Levi per due motivi: sia per cercare di capire in che modo una persona come Buonanno con la sua formazione, con il suo modo di fare politica sia potuto arrivare a essere onorevole; in secondo luogo perché uno dei capisaldi dell’onorevole e sindaco ecc. è la lotta al clandestino all’immigrato e specificatamente in questa campagna elettorale per le regionali la lotta agli zingari. Nel capitolo “I sommersi e i salvati” del suo libro “Se questo è un uomo”, in cui Primo Levi racconta la sua esperienza nel lager, l’autore parla a un certo punto di Elias, un personaggio perfettamente adattato al lager, tanto da fare una certa carriera. Secondo Levi uno come Elias nella vita normale sarebbe un disadattato, o quanto meno un personaggio oscuro, invece grazie alle sue particolarità di disadattamento nel lager diventa qualcuno. Questo discorso si applica bene non solo a Buonanno, ma alla politica odierna: ben peggio della candidatura a onorevole di Buonanno è quella dell’igienista dentale di Berlusconi nel listino i Formigoni per esempio, ma direi che lo stesso Berlusconi, come Buonanno, è diventato quello che è perché l’Italia non è un luogo “normale”, è ora un luogo dove furbizia, malafede, arroganza, spregio della verità e una certa dose di ignoranza in politica rendono di più.
 
Questo è l’humus e i frutti li vediamo.
 
Primo Levi fu vittima di una mentalità che perseguitava il diverso, ora la Lega e l’onorevole Buonanno non propongono veri e propri lager per i clandestini o per gli zingari, ma certo non li ritengono esseri umani con gli stessi diritti degli altri, in questo modo incontrano le oscure paure di ognuno di noi. La politica dovrebbe puntare al miglioramento dell’uomo, in questo caso invece ne sollecita gli istinti più bassi.
 
Soprattutto questo mi ripugna nella campagna elettorale di Buonanno (e della Lega). E se l’appello all’umanità non tocca le persone, allora si sappia che, se la Regione Piemonte ha speso dei soldi per dare una possibilità di integrazione e di vita migliore ai Rom, nel comune di Milano si spende molto di più nei continui sgomberi dei campi (almeno 30 dall’inizio dell’anno: 30!!!), senza mai trovare una situazione definitiva.
Veniamo al resto.
 
Qualcuno potrà perdonare i toni forti, spesso volgari e offensivi che l’onorevole usa non solo in televisione, ma anche in Parlamento e dire “però almeno qualcuno a Roma pensa alla Valsesia”. Sono andata sulla pagina dell’onorevole Buonano nel sito della Camera. Egli, ho visto, non ha proposto alcuna legge, è stato cofirmatario di varie leggi, ma nessuna di particolare interesse per la Valsesia. Il che, dal mio punto di vista, è anche giusto, poiché io non credo legittimo che un onorevole dello stato italiano privilegi una realtà piuttosto che un‘altra (anche se così fan tutti). E dunque è pur vero che Buonano spegne le luci in parlamento, ma quanto a proposte di legge, quanto a iniziative politiche mi pare (forse perché è da poco in parlamento e le luci sono tante) più un urlatore che un promotore, staremo a vedere. Il suo urlo di guerra “La Valsesia sempre” forse sarà più ascoltato in Regione. (Ma chi paga le grandi pagine di propaganda che l’onorevole fa a se stesso, al suo amico Cota e al suo partito? Speriamo sia la Lega Nord e non la Valsesia!) Intanto però l’onorevole con la Lega ha votato i tagli alla scuola (qualche mamma comincerà a sentirne gli effetti a breve, quando i bambini non potranno più fare a scuola le 40 ore), lo scudo fiscale, il ritorno al nucleare e recentemente la legge sul lavoro che tende a vanificare l’articolo 18, rendendo così, proprio in un momento di crisi, più facile il licenziamento!
 
Un’altra cosa molto negativa è l’ultimo volantino distribuito per la campagna delle regionali. La prima notizia è che per una mammografia ci sono 13 mesi di attesa. NON E’ VERO. Ho telefonato al mio CUP e in capo a due massimo tre mesi avrei la mia mammografia, in più se si supera una certa età si ha diritto al pap test e alla mammografia gratuite grazie al fondo Tempia e alla Regione Piemonte. (Quando ho detto all’ospedale di questo volantino si sono pure molto offesi e mi hanno pregato di smentire queste falsità!)
 
Se questa notizia, la prima per fare colpo, è falsa chi mi dice che tutte quelle dopo siano vere? Io non posso credere a una cosa sì e a un’altra no. Va bene la propaganda politica, ma menzogne tanto grossolane mi offendono, non mi va di essere presa così in giro.
 
E ora l’ultima cosa e, forse la più inquietante. Io posso scrivere tutto questo su tutti i siti del mondo, posso mandare queste considerazioni sperando che le pubblichino su giornali nazionali (mi è già successo), ma so per certo che mai nessuno dei tre giornali locali la pubblicherà, soprattutto in campagna elettorale e dunque nella mia zona la mia voce sarà inascoltata. Mi è stato confermato da alcuni giornalisti che non sono d’accordo con queste scelte dei loro editori, (tutti o legati in qualche modo ai favori di Buonanno o affascinati dalla sua politica) i quali impongono questa dura selezione. So che la censura è la moda del momento, ma in Valsesia è totale perché non c’è altro modo per raggiungere le persone, persone che leggono i giornali locali, meno quelli nazionali e ancor meno navigano sul web.
 
Dunque un nome solo risuona alle loro orecchie con tutto lo strascico di falsità, di millantate imprese romane e non, e con tutta la boria di chi non sarà contraddetto perché le voci contrarie sono imbavagliate.
 
Una volta, lontani dalla campagna elettorale scrissi con alcuni colleghi una lettera a Buonanno sulla scuola. La lettera fu pubblicata da un giornale, l’onorevole ci rispose dicendo che non c’era bisogno di scrivere ai giornali bastava mandare una mail a lui e avrebbe sistemato le cose. Gli rispondemmo dicendo che non si era più nel feudalesimo, ma ora come ora non ne sono tanto sicura. Dovrò fare il banditore e girare di piazza in piazza a leggere le mie considerazioni finché qualcuno, spero gentilmente, non mi zittisca.

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Autore

Maria Rosa Panté

Maria Rosa Panté

Vive a Borgosesia (prov. di Vercelli) ed è insegnante. Collabora ai siti www.personaedanno.it; www.bibliomanie.it; Voci del verbo insegnare (Istituto Gramsci di Bologna); alla rivista online Griselda dell’Università di Bologna. Occasionalmente scrive per altre riviste soprattutto online. Ha pubblicato, nel 2004, una raccolta di liriche “L’amplesso retorico. Voci femminili dal mito” (su (...)


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