• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Egitto e Tunisia la primavera è già finita?

Egitto e Tunisia la primavera è già finita?

Egitto e Tunisia, ci dicevano che la cacciata dei tiranni avrebbe ridato speranza a un’intera regione. Ma la primavera araba, la rivoluzione via twitter, è già finita. Ora c’è solo il caos.

Ci avevano raccontato che la piazza stracolma di giovani amanti della democrazia e della libertà aveva vinto la propria battaglia in Egitto. Ci dicevano, con le lacrime agli occhi dalla gioia e dalla commozione, che la cacciata di Mubarak avrebbe ridato speranza ad un’intera regione, pronta a correre verso il progresso ed il rispetto dei diritti civili e politici. Parlavano, i teorizzatori delle rivoluzioni su twitter, di “primavera araba”, accomunando un po’ troppo facilmente e velocemente il crollo del muro di Berlino del 1989 alle ribellioni che da qualche mese incendiano il Vicino e Medio Oriente. Sembrava, sostanzialmente, che tutti si fossero occidentalizzati, che tutti aspirassero alla democrazia perché affascinati dai social network. E che è successo dopo la cacciata dei tiranni, da Mubarak a Ben Ali? Il caos.

All’ombra delle piramidi, il referendum sulle modifiche costituzionali è stato vinto dai Fratelli Musulmani (a proposito, ma non erano così deboli da non contare nulla?), la piazza è inferocita, la polizia spara sulla folla, i giovani chiedono le dimissioni del Capo dell’Esercito (che veniva salutato come moderato traghettatore), autobus e camion vengono dati alle fiamme.

E il tutto immerso in un clima sempre più crescente di ostilità nei confronti dell’Occidente e di Israele, visti anche i ritorni di sceicchi ed Imam saggiamente epurati da Mubarak trent’anni fa.

In Tunisia, invece, la cosa che più risalta agli occhi di questo cambiamento epocale è la straordinaria velocità con cui nascono e cadono i governi: capita, infatti, che da mattina a sera cambino due o tre Ministri dell’Interno, che il Premier di oggi non sia quello di domani. E la conseguenza più evidente è che le migliaia di rivoluzionari in erba, quelli che hanno dato la caccia a Ben Ali, pagano gli scafisti per farsi portare in Italia. Della serie, noi cambiamo il sistema, poi vedetevela voi.

La sensazione, magari prematura, è che la Comunità Internazionale sia stata presa da un grosso abbaglio, ed abbia semplicemente equivocato tutto: ha visto in quei moti di piazza un Rinascimento arabo che nei fatti non esiste. Basta leggere, infatti, tra le righe delle proteste: in Bahrein non chiedono democrazia, bensì chiedono che gli sciiti abbiano più peso e potere; in Egitto le forze emarginate dal vecchio Rais hanno deciso di alzare la testa pensando a tutto tranne che a diffondere la libertà. E senza contare la Libia, dove uno scontro tribale tra clan della Tripolitania e della Cirenaica, fomentato e cavalcato da potenze occidentali tutt’altro che disinteressate, è diventato guerra internazionale.

Infine, la Siria, dove ogni giorno decine e decine di persone muoiono in scontri tra le mille tessere di un mosaico etnico e religioso che regge solo grazie al pugno di ferro degli Assad. Senza che gli aerei di Sarkozy si levino in volo per fermare il massacro.

E’ una commedia degli equivoci, un drammatico abbaglio che rischia di estendersi in modo irreversibile con conseguenze disastrose. Un po’ di sano realismo sarebbe servito, anche se è indubbiamente più chic applaudire piazze colme di giovani in jeans e t-shirt.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares