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Economia: in attesa degli otto punti del PD

Sarà la Direzione del PD guidata da Pier Luigi Bersani a darci gli otto punti su cui sarà fondata la proposta politica del partito per il governo. L’importanza dell’ evento è accentuata dalla attuale mancanza di alternative (anche se la politica ha una consolidata consuetudine nel ricercare ogni soluzione possibile e la sua opposta!). Insomma, è da tenere presente che, in assenza di un accordo, si potrebbe anche ritornare alle urne ed il PD non potrebbe non ripartire dalla sua proposta degli otto punti.

A completare l’attesa e l’interesse per i contenuti, l’oggettiva difficoltà di trovare risposte adeguate alle aspirazioni dei cittadini. Su almeno due punti è da prevedere un sapiente esercizio di “arrampicatura sugli specchi”.

Il primo è l’assetto normativo su lavoro e pensioni; sul lavoro che si va sempre più rarefacendo e sulle pensioni che si vanno sempre più allontanando. Vedremo come la Direzione del PD saprà affrontare la prima legge della globalizzazione, la quale, secondo David B. Audretsch, recita «Se non si permette al costo del lavoro di diminuire, i posti di lavoro scompaiono dalle regioni del globo ad alto costo per ricomparire in quelle a basso costo». Staremo a vedere.

Il secondo punto è la crescita dell’economia, che potrebbe contribuire al ridimensionamento del nostro enorme debito pubblico senza sacrifici per i cittadini-contribuenti. Vedremo come la Direzione del PD affronterà le problematiche della crescita economica alla luce delle considerazioni di Gregorio Arena sulla globalizzazione: "Niente è più come prima, dovremo imparare a vivere in un mondo completamente diverso […]. Vivevamo in un mondo in cui il 20 % della popolazione (fra cui noi italiani) consumava l’80 % delle risorse del pianeta. Era un assetto profondamente ingiusto, che condannava centinaia di milioni di persone a vite indegne di esseri umani. Ma è un assetto che sta rapidamente cambiando. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica stanno crescendo a ritmi paragonabili a quelli dell’Europa negli anni Sessanta. Il loro prodotto interno lordo aumenta ogni anno dell’8-10%, mentre i Paesi oggi più ricchi sono sostanzialmente fermi. […] Se i grandi Paesi abitati dal 42 % della popolazione mondiale crescono con questi ritmi, poiché le risorse del pianeta non sono infinite, qualcuno in qualche altra parte del mondo dovrà diminuire i propri consumi. E quelli siamo noi".

Non sarà facile per la Direzione del PD mettere insieme gli otto punti.

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