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Eclissi sulla riforma fiscale: le riserve di Tremonti sul deficit

I tagli alle tasse sono l'ennesima promessa mancata del Premier e del Governo, non per vivere qualche anno, ma per sopravvivere qualche mese.

La riforma fiscale, dice Giulio Tremonti, non può essere fatta in deficit. Secondo il ministro dell'economia per recuperare risorse da destinare alla riduzione delle tasse, si renderà necessario un taglio deciso alla spesa pubblica. Inizia così la requisitoria di Tremonti, a quanti lo incitano a salvare una legislatura in bilico e sempre più claudicante. Nulla da dire sul suo "incipit", guai se così non fosse, dalla Grecia a quel punto ci separerebbe solo uno splendido mare, e null'altro. A quel punto ammesso si salvasse la legislatura si perderebbe il Paese. 

Ma cosa bolle nella pentola del Ministro, che cosa frulla nella sua testa, e soprattutto che uscirà mai dal suo cilindro? Non rassicura di certo la proposta di tagliare gli aiuti ai proprietari di Suv: è un'ovvietà, un provvedimento che si doveva adottare già da tempo. E allora visto che non ci sono risorse disponibili e non c'è né la volontà né il coraggio di tagliare in profondità i costi della politica e delle rendite finanziare, si pensa di spostare semplicemente il carico ed il costo della riforma tagliando l'Irpef e aumentando l'Iva; attraverso il passaggio dalle cinque aliquote attuali, alle tre proposte. 
 
In pratica, a riforma attuata, guadagneranno i ricchi, a cui abbasseremmo sostanzialmente le tasse, per dare le briciole di pochi euro a chi muore di fame. Dicono che solo così si possono convincere gli evasori a non evadere il fisco. E pensare che in America e in altri paesi hanno saputo adottare metodi e ricette più convincenti. A fronte di ciò si aumenterebbe l'Iva, non su i prodotti di lusso, visto che questo non darebbe grossi introiti, ma su quelli di grande consumo, togliendo con una mano ben più di quanto si riuscirebbe a dare con l'altra. 
 
E allora come sarà possibile dire di aver fatto una riforma per la gente, quando poi i ricchi diventerebbero più ricchi e i poveri rimarrebbero sempre tali? Ma soprattutto chi ne pagherà di più i costi ? Semplice, visto che i miracoli non li fa nessuno e che questo governo li fa solo a chiacchere, la pagherà ancora una volta proprio quella classe media, che unica, potrebbe aumentare davvero i consumi, ma alla quale non si può concedere nulla senza tagli pesanti, senza scelte impopolari, o senza costi aggiuntivi. 
 
Come è facile prevedere, questa sarà un'altra promessa mancata del Premier e del Governo, quella fatta, non per vivere qualche anno , ma per sopravvivere qualche mese. Facile però prevedere che sarà anche l'ultima, quella fatta non per tirare avanti, ma semplicemente per tirare le cuoia. A quando la prossima sberla per la Lega, per il Governo e per il premier ? Facile prevederlo, dopo una siffatta riforma. 
 
Ivan Zatti, Iseo (Brescia)

Commenti all'articolo

  • Di Strangelove (---.---.---.86) 16 giugno 2011 15:06
    Strangelove

    Per il ceto medio il rialzo di 1-2 punti percentuali dell’iva non è poi la fine del mondo.

    Molto più devastante per il PdL sarebbe il rialzo delle rendite finanziarie:

    alzare le tasse sui risparmi investiti degli italiani per dare soldi ai nababbi di confindustria e per far contenti i fondi pensione dei sindacalisti? Erodere in modo ricorrente il risparmio? E bastonare gli elettori PdL che da sempre vedono i sindacalisti come il fumo negli occhi?

    Questo sì che sarebbe devastante per il centro destra.

    Altro che il rialzo dell’iva.

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