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 Home page > Attualità > Politica > E tiriamo di nuovo ai piccioni radicali...

E tiriamo di nuovo ai piccioni radicali...

Ci risiamo. I Radicali sgarrano dalla strada pre-stabilita e s’alza il gran polverone dei soloni del moralismo “a prescindere”. Non dimentichiamocelo questo giorno! Dice qualcuno con fare tra il minaccioso e il sentenzioso.

E i commenti e le lettere e lo sdegno e l’indignazione riempiono giornali e web (il tutto dimenticandosi naturalmente di quando fu il PD a salvare lo stesso Cosentino).

Che Cosentino possa essere un camorrista non lo posso certo escludere, ma – stante l’attuale situazione di privilegio dei parlamentari rispetto ai comuni cittadini (cosa che non dipende certo dai Radicali; n.b. proviamo a chiedere al PD se è d'accordo o no con l'abolizione di questa 'protezione' per gli onorevoli) – la giunta per le autorizzazioni a procedere aveva solo il compito di stabilire se esisteva o meno ‘fumus persecutionis’ che è altra cosa – ben diversa – dall’entrare nel merito delle accuse, questione che spetta solo alla magistratura.

Il voto parlamentare infatti non blocca il processo, ma decide solo sull’arresto preventivo dell’accusato. Il grande scandalo quindi è questo: Cosentino non aspetterà il processo, già avviato, in manette.

Di lui non faccio fatica ad immaginare le cose peggiori, così come di molti altri individui - di destra e di sinistra - che sono costretto a chiamare “onorevoli” digrignando i denti per lo sdegno; e posso anche non condividere sempre e comunque le scelte dei parlamentari radicali.

Ma non sopporto il linciaggio mediatico - e le valanghe di insulti - che si scatena ogni volta che prendono una decisione “non conforme” alle aspettative e non condivisa “a pelle” da una maggioranza di certo pochissimo informata sulle loro reali motivazioni. Motivazioni che in genere ci si guarda bene dallo spiegare al “popolo bue”, vendendo pari pari la solita ambigua storiella che loro, si sa, si vendono; per la poltrona o per soldi o per l'amnistia o per il finanziamento a radio radicale (che è una convenzione sottoscritta dai governi di tutti i colori che si sono succeduti da anni) ma che ad ogni voto 'non conforme' torna a galla (ma quante volte si sono dovuti vendere i voti finora per avere sempre lo stesso "regalo"? Non se l'erano già assicurato "garantendo" il quorum di ottobre? O con la cena di Pannella ad Arcore?).

Forse il tempo non è passato, forse una certa storia non è mai finita. Forse esiste ancora il Politburo di staliniana memoria che nel chiuso delle segrete stanze prende decisioni che tutti poi devono ratificare per alzata di mano o con un uniforme applauso standard in stile ‘caro leader’.

Diamo atto a La Stampa ed a Il Mattino che hanno fatto quel lavoro (il minimo richiesto ad un giornalista) di informazione, intervistando i deputati radicali dissenzienti:

Cosa vi ha spinto a esprimervi in questo modo?


Soltanto lo studio approfondito degli atti, dei verbali e delle memorie difensive. Ciò che purtroppo non fa quasi nessuno. La conoscenza della materia è indispensabile per valutare se c'è o meno il fumus persecutionis, che è l'unico aspetto su cui sono chiamati ad esprimersi i parlamentari. Bastava leggere le carte per rendersi conto che non c'è nulla di concreto...

Si fanno domande e si ascoltano risposte. Poi si valuta. Troppo strano ?

Poi basta sfogliare l’Unità del 13 gennaio per trovare una perla – che la dice lunga – di Claudia Fusani che rispolvera la mai dimenticata giornata del voto di fiducia “Quando furono, allora sì, decisivi per far scattare il quorum che salvò ancora per un mese Berlusconi”. Dice lei.

Chiunque si ricordi o abbia voglia di rileggersi le vicende di allora (era il 14 ottobre) non farà fatica a ricordare che il voto di fiducia al governo fu approvato con 316 voti (esclusi i Radicali che, sia chiaro, votarono contro) con il quorum fissato a 309 e l'opposizione ferma a 301.

Anche un decerebrato capirebbe che se i voti a favore del governo (voti cioè di deputati che volevano mantenerlo in vita, mantenendo così in 'vita' anche se stessi) fossero stati anche uno solo in più del quorum, nessun (ripeto “nessun”) voto proveniente dall’opposizione sarebbe stato necessario per raggiungere il quorum stesso facendolo "scattare”. Figuriamoci con quindici voti in più degli avversari e cinque in più del necessario per superare la soglia minima.

Sottilmente si insinua con rara arguzia che se i radicali non fossero entrati a votare (contro) tutti i rimanenti deputati di centrodestra che dovevano ancora votare si sarebbero sottratti al voto (a favore) facendo cadere il governo (in realtà - attenzione! - facendo solo ripetere la votazione di lì ad un'ora, come da regolamento della Camera). Una ricostruzione della giornata che solo un mentecatto può prendere per buona.

I casi quindi sono solo due: o alla giornalista manca l’intelligenza matematica per far di conto (e allora potrebbe banalmente occuparsi di tutto ciò che non contempli l’uso di complesse operazioni aritmetiche), oppure mente sapendo di mentire. Vale a dire che imbroglia. I Radicali non furono affatto decisivi per far scattare il quorum (come qualcuno più onesto ammise già nell’immediato o pochi giorni dopo il voto – Giovanna Casadio su Repubblica del 22.10.2011, pag. 17: quando i Radicali entrarono in aula “il numero legale in realtà già c’era”), ma lei dice il contrario, sicura probabilmente che nessuno dei lettori dell’Unità abbia il tempo, la voglia, la pazienza o l’interesse di andare a verificare se gli stanno vendendo farina o segatura. La quale "segatura" consiste nel reiterare le bufale ad infinitum affinché vengano digerite ben bene ed assimilate una volta per tutte. Si chiama disinformazione.

D’altra parte da una giornalista coinvolta quand’era ancora a Repubblica in una strana anteprima degli articoli di D’Avanzo faxati direttamente al Sismi deviato di Mancini e Pompa (che le costarono un'inchiesta interna e la poltrona di prima fila - fu relegata alla redazione internet - oltre che un bel po’ di polemiche) si può sospettare un uso - come dire? - disinvolto delle notizie. O no?

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.39) 17 gennaio 2012 10:22
    Giorgio Zintu

    Il punto non è la posizione dei radicali quanto il fatto che deputati e senatori siano protetti da un sistema che li rende tutelati rispetto ai comuni cittadini, anche quando non si tratta di garanzie sulla libertà di espressione ma di fatti che devono essere accertati da un tribunale.
    Come non definire tutto questo un privilegio? Mi meraviglia che i radicali non dicano nulla in proposito eppure sono aperte praterie di iniziative da intraprendere per combattere queste rendite.

  • Di (---.---.---.82) 17 gennaio 2012 10:36

    Sulla questione che sollevi sono state scritte milionate di pagine a favore e contro le protezioni ai parlamentari (dovrebbero servire a proteggerli da persecuzioni di tipo politico, come si sa; finisce spesso che li proteggono dal rendere conto alla giustizia).
    Dici che i Radicali non dicono nulla o sei tu che non sai nulla di quello che dicono i Radicali ? (lo chiedo senza spirito polemico; quante volte i Radicali sono stati invitati a esprimere il loro punto di vista in qualche talk show ? in che proporzione rispetto a qualunque altro politico ? quanto ne sa la gente comune di quello che dicono, fanno, propongono ?)
    Invito a leggere almeno qui http://notizie.radicali.it/articolo...

    Aggiungerei che le iniziative da prendere sono tante, ma perché non viene chiesto al PD o più ampiamente al centrosinistra tutto che ha ben altra forza d’urto rispetto ai soli Radicali ?

  • Di (---.---.---.88) 17 gennaio 2012 11:18

    Sembra che in molti si facciano bue, nella "loro" stalla o stalletta che sia.

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