E questi mistici alla moda? Cronaca vera di Avellino con i Baustelle

Il corso di Avellino è un po’ come L’Occidente. Lungo una treccia di fior di latte di 150 metri si spiega l’Irpinia del Fuoco Barocco che accompagna il giglio di Flumeri con una musica classica probabilmente troppo colta per una festa di città molto popolare. E forse anche per una generazione di concerti con occhi verdi ed asfalto di vetro.

Quindi è solo un caso (o forse non lo è) che in tedesco “lavori in corso” si dica Baustelle. I provinciali in Almost Famous non rendono Piazza Garibaldi il solito bagordo armonico e quando smettono i violini attaccano loro (sono appena passate le 22.00), dalla provincia cronica toscana che ammira sempre con devozione il colpo d’occhio dei concerti giù al sud.

Sarà pure una frase ad effetto ma funziona quasi come quelle scritte dallo stesso Bianconi (il feedback in “Il sottoscritto” è emozionante quasi come la canzone stessa). Stasera sul palco si è dandy. E Rachele ha modi e occhi bellissimi. Sono semplici e sinceri questi mistici che cantano la loro generazione. Alternativi ma non snob. Non importa se poi buona parte invochi ripetutamente Charlie ad ogni entrata (3 non sono forse un po’ troppe?), ma la gente ascolta ciò che vuole sentirsi cantare. Suona uguale a sentire ciò che vuole sentirsi dire.

Diciamolo e ripetiamolo allora che i Baustelle sono tra le realtà più interessanti e importanti sullo screen saver della musica italiana. E sono atipici – suona meglio originali? – in quanto non ci piacciono i cliché pubblicizzati da quella finestra sul mondo che è il tubo catodico. Quando si spengono le luci sul palco è mezzanotte. I Baustelle sono disponibili dietro il palco come lo sono stati sopra. Si è suonato tanto e bene. Saltato con l’ultimo lavoro in studio ma anche cantato forte gli altri precedenti. Di corvi, Colombo, bamboline, provincia e vita bassa. Sono forse argomenti troppo colti. Ma non se esiste un work in progress.