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Dove andrà l’Inter_inho senza Mourinho: una simbiosi spezzata

Dove andrà l'Inter_inho senza Mourinho: una simbiosi spezzata

Cosa accadrà nei prossimi mesi all’Inter, ormai diventata Inter_inho, senza il suo condottiero? Difficile fare previsioni, più interessante è rileggere questo intenso e breve passaggio di Mourinho nell’Inter, nel calcio e nel costume sportivo italiano.
 
Nel calcio, come nella vita professionale, contano i risultati, e Mou arrivato nello scetticismo e dopo un primo anno poco brillante e un secondo che fino a Marzo poteva essere l’ennesima delusione (disclaimer l’autore dell’articolo è interista) è poi passato alla storia calcistica mondiale con il Triplete, Coppa Italia, Scudetto, Coppa dei Campioni (a noi ci piace chiamarla così).
 
E poi se ne è andato, anzi non è più tornato, sì forse lo stile non è stato impeccabile, se è vero che la sera stessa del trionfo in coppa prendeva i primi accordi operativi con il Real.
 
Ma in questa sua uscita di scena dall’Inter Mou ha insegnato una cosa che molti dovrebbero imparare (Lippi, Schumacher), cioè ad uscire di scena con le braccia levate che sorreggono il trionfo più alto, quando sai che hai dato il massimo e sfidare ancora la sorte, dicevano gli antichi greci, sarebbe stato un peccato di ubris, cioè di arroganza contro gli dei.
 
Mou si è "giustificato" dicendo che il calcio italiano non l’ha amato (lui ha detto rispettato, ma il Gran Narciso intendeva: amato o forse adorato), conclusione logica perfetta di un comportamento che non è mai, sottolineo mai, causale.
 
Mourinho che fa il gesto delle manette in panchina contro la Sampdoria (grande scandalo! Tutti i Soloni del calcio felici di avere almeno altre tre ore di palinsesto calcistico occupato da interminabile discussioni) si prende la scena e nel prendersi la scena diventa il parafulmine della insopportabile oppressione mediatica italiana sul calcio.
 
Ho capito che era la sua arma strategica alla fine (sono uno di quelli che fino a qualche mese fa pensava Mourinho sarebbe stato l’ennesimo Cuper di passaggio) nel suo commento, dopo aver vinto, alle dichiarazioni di Van Gaal prima della partita. Van Gaal attacca Mourinho dicendosi sicuro che l’Inter non attaccherà farà catenaccio, Mourihno, ripeto a fina partita, spiegherà che Van Gaal voleva provocare l’orgoglio dei giocatori dell’Inter facendoli uscire allo scoperto e permettendo al Bayern di attaccare in contropiede, tattica che lo stesso Mourinho vuole adottare e per questo dice che lui conosce bene Van Gaal (è stato suo allievo) e non è caduto nella provocazione.
 
Stessa identica provocazione, anzi arte della provocazione che Mourinho ha innescato tutto quest’anno, i bersagli sono stati tutti, importava poco il bersaglio, era solo uno strumento per distogliere l’attenzione da uno spogliatoio storicamente fragile come quello interista e far il lui Don Chisciotte, un Don Chisciotte consapevole però. 
 
I cronisti sportivi di lunga data come Mario Sconcerti, dicono che il mago Herrera ha inventato questa tecnica di comunicazione, all’epoca non c’era la TV ma quando i giornalisti arrivavano lui attaccava Paròn Rocco e così era fatta.
 
Se io fossi lo IULM o un’università che si distingue per la comunicazione darei una laurea honoris causa a Mourinho e gli chiederei di tenere una lectio magistralis sull’arte di camuffare gli obiettivi veri parlando d’altro, cioè sullantica arte della Retorica.
 
In questo senso io non so dire se Mourinho è il più grande allenatore, so che è il più grande retore della comunicazione passato nel calcio italiano, prima che figlio di Herrera e van Gaal è figlio della retorica e dei sofisti dell’antica grecia. 
 
Per questo è davvero speciale perché in una società dove conta l’immagine lui è riuscito a far credere di essere un uomo d’immagine nascondendo la profonda attenzione per la cura di ogni dettaglio della strategia di comunicazione come arma vincente.
 
Se fossi un professore di comunicazione amante del calcio quest’anno farei un corso facendo vedere ai ragazzi tutte le conferenze stampa di Mourinho.

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