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Dov’è l’alternativa di sinistra? Bisogna riscoprire i princìpi e i valori

La prima parte è qui

Allo stato attuale, nel centrosinistra, manca un leader, manca un’alleanza, manca un programma, manca l’alternativa. Ma quale leader, un leader dominus o un leader servo del programma? E quale alleanza, quella dei vertici o quella della base, quella di palazzo o quella programmatica, quale programma quello che guarda all’esistente o quello che guarda al futuro?

La risposta a questi interrogativi incontra la cultura, e quindi l’egemonia culturale berlusconiana, che ha sottratto all’Italia, conquiste di civiltà, nate dalla resistenza,dal 68 e dalle lotte operaie.

E, allora, l’alternativa non può prescindere dalla riconquista delle cose che, venti anni di berlusconismo, ci hanno tolto, dalla giustizia sociale, alla legalità, dalla solidarietà all’ambiente, alla cultura. Riappropriamoci del nostro presente del nostro futuro. Riappropriamoci della comunicazione, della globalizzazione, della lotta.

Sono questi i capitoli, i pilastri dell’alternativa di sinistra.

Ma un pilastro non si fa solo con sabbia e cemento, ma anche con i principi e con i valori. Il bravo e onesto muratore per fare un pilastro robusto e a regola d’arte, usa più cemento e meno sabbia, anche se il cemento costa più della sabbia. Il muratore incapace o disonesto usa più sabbia e meno cemento, così guadagna di più, e poco importa se il pilastro cade. Nella costruzione di un pilastro sono determinati i principi e i valori, i valori della professionalità e dell’onestà. Allo stesso modo l’alternativa del centro sinistra, non si costruisce solo con programmi e proposte, ma anche con i principi e valori.

L’egemonia culturale, costruita da Berlusconi li ha oscurati. E se la giustizia sociale, la legalità, la solidarietà scompaiono dall’orizzonte politico del centrosinistra, allora si spiegano quel silenzio sui lavoratori ricattati e affamati, sullo strapotere del capitalismo finanziario, le incertezze sulla laicità e legalità, l’adesione di Fassino al contratto di Marchionne per Mirafiori, l’appoggio al governo Monti, la votazione delle sue leggi, delle sue riforme che sono proprie della più oscura destra liberista. E il grido di solidarietà verso gli esodati, i precari, i cassaintegrati, che attinge alla storia della sinistra, al suo DNA, rischia di spegnersi, in una scia di indifferenza, mentre le incertezze intaccano il suo patrimonio politico, etico e culturale. E tutto ciò ha detto chiaramente, che il berlusconismo non è qualcosa che riguarda gli altri, ma riguarda anche la sinistra e i suoi valori, le sue idee, e quanto cammino le resta da fare per liberarsi del cavaliere. 

E, allora, occorre riscoprirli questi principi, questi valori che segnano il discrimine tra destra e sinistra, e liberarli da quella melassa che ha accomunato tutto e tutti. E ciò a partire dalla riscoperta del valore della lotta come metodo di azione politica, per l’affermazione di quelle idee e quei principi che hanno segnato la storia della sinistra, e fanno parte del suo dna, e del disvalore del metodo craxiano della vittoria ad ogni costo, che significa allearsi anche con il diavolo pur di vincere, preferire una cattiva vittoria ad una buona sconfitta e relegare in secondo piano gli ideali e i principi e sacrificarli sull’altare della conquista del potere.

Se l’alleanza con la Lega consente di andare al governo, allora passa in secondo piano l’antirazzismo, l’antisecessionismo, come ostacoli a questo risultato. Per converso il dialogo con la Lega, legittima il razzismo e il secessionismo. Quando poi trasferiamo questo principio della vittoria ad ogni costo, all’interno della vita dei partiti, nella scelta di un candidato ad esempio, succede che tra un soggetto onesto che porta 100 voti e un soggetto di dubbia onestà che porta mille voti, si sceglie quest’ultimo perché consente di vincere. E così la corruzione si insinua nella sinistra ed intacca i valori morali, che sono un suo un patrimonio indispensabile che li differenzia rispetto ad altri partiti e gli assicura la vittoria. 

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