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Dite un po’: avreste il coraggio di chiamare "compagno" Letta?

Il Pd e la polemica sul Compagni di Gifuni con lettera di protesta dei giovani del Partito a Bersani. La parola non mi disturba, ma chiedo: ve la sentireste di dirla in faccia a Enrico Letta?

Dite un po': avreste il coraggio di chiamare "compagno" Letta?

Un putiferio. Basta una smozzicata di un attore, tale Fabrizio Gifuni, per innescare il rodatissimo turbine della “bufera a cazzo” nel Pd. E giù a pregare la segreteria: “non ci si chiami compagni”, che “abbiamo l’età del Pd e vorremmo che anche la nostra tradizione politica fosse quella del Pd“. Ulalà, scatta la lettera dei cinque, giovani come quante “g” neppure immaginate, che avendo l’età anagrafica del partito (ovvero 3 anni, a ben vedere) avrebbero piacere a vedersi anticipare dall’apposizione “democratico”.

La bella mossa, spiego, è la citata “bufera a cazzo”, fatta propria – come se non ce lo si aspettasse – da alcuni ex popolari, che a vedere certe debolezze d’antan proprio non ci stano. La tempistica è pessima, l’asino prima o poi – comunque – sarebbe cascato. Sì, è come aleggiasse l’epoca del cambio del nome del Pci: un’etichetta che rischiava di non aver più alcun senso storico, ma che evidentemente – a giudicare lo scialacquio di tessere e messe elettorali – riusciva ancora e tuttavia ad accomunare un terzo circa degli aventi diritto.

Intendiamoci: parla chi “compagno” non lo è mai stato, comunque “svoltista”, che avendo potuto avrebbe appoggiato la Bad Godesberg emotiva del Pci occhettiano, lacrime e travagli a parte. Che a vedere su Blob un giovane Veltroni parlare di fronte a Botteghe Oscure è passato l’appetito, ma che a scorgere Prodi nelle immagini seguenti, sorridente, a dire cose sensate e da premier, è venuta in testa “la pazza idea ulivista“.

Ebbene. La morale: ben venga la retorica figurata, cumulativa, ottocentesca. La vedo come un bagaglio da non smarrire del tutto, e da rivisitare e raccontare a modo, nell’esercizio mai prodotto di una sincera e razionale valutazione storica: il Partito Comunista Italiano è stato Mosca e fino a un certo punto, è stato servizi segreti fino a un punto più in là, ma cosa ben diversa dal comunismo che Berlusconi e carico a seguito spacciano. E’ stata l’unica matrice evolutiva del paese, sebbene solo idealmente e ben poco a livello dirigenziale. L’unica forza capace di veicolare le sfide secolariste del secondo dopoguerra con la forza dei numeri. E viva, e tenuta in vita, grazie quasi soltanto a quell’immaginario di miti, lessico e prospettive inarrivabili.

Perdere quel lessico è l’ultimo passo, e forse inevitabile. Ma la totale censura, da sinistra, da giovani, è monitor di una pochezza culturale e intellettiva di fondo. Ciò detto, torno sull’ineluttabilità – purtroppo intempestiva – del dibattito: adesso, ad oggi, guardando Enrico Letta negli occhi, vi sentireste di chiamarlo compagno?
U‘

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