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Diritti Umani: le più belle notizie del 2018

Non c’è settimana che la sezione “Buone notizie” del sito di Amnesty International Italia non venga aggiornata. L’organizzazione per i diritti umani ne ha raccolte oltre 200 nel corso dell’anno.

Sono le notizie che raramente fanno notizia. E invece meriterebbero attenzione, perché dietro ognuna di esse c’è la pressione delle attiviste e degli attivisti per i diritti umani che spinge i governi ad agire.

Selezionare la migliore buona notizia di ogni mese è stato un compito arduo.

Il 2018 si è aperto e si è chiuso con annullamenti di condanne a morte (l’ultima delle quali nei confronti di un cittadino italiano, Denis Cavatassi, in Thailandia) ed è stato segnato da rilasci di prigionieri di coscienza, miglioramenti legislativi (la Legge sugli scomparsi in Libano) e importanti sentenze giudiziarie (dopo quasi mezzo secolo sono stati condannati in Cile gli autori del sequestro e dell’omicidio di Victor Jara).

Troppo poco, nell’anno in cui sono proseguite le mattanze di esseri umani in Siria, Yemen e Afghanistan, in cui si sono inasprite le già dure politiche globali contro migranti e rifugiati?

Da un punto di vista statistico, sì. Ma se guardiamo alla gioia ritrovata di chi ha trascorso ingiustamente lunghissimi periodi in carcere, alla felicità di famiglie riunite, alla sensazione che alla lunga la giustizia può vincere e all’entusiasmo e alla fiducia che tutto questo genera nella comunità mondiale delle attiviste e degli attivisti per i diritti umani, non è affatto poco.

Qui, mese per mese, il racconto di 12 mesi di successi nel campo dei diritti umani.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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