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Diluvio a Città del Capo. De Rossi salva l’Italia dal naufragio

Gli azzurri vanno sotto su calcio piazzato. Ma nella ripresa è tutta un’altra storia e alla fine il pareggio va fin troppo stretto.

Sotto il diluvio di Città del Capo l’Italia fa il suo esordio al mondiale sudafricano, davanti ha l’avversario più temuto del girone. Il Paraguay di Barros, Cardozo e Santa Cruz.
 
La formazione italiana è quella pronosticata da tutti i quotidiani: Cannavaro e Chiellini a difesa di Buffon, Zambrotta e Criscito esterni, De Rossi e Montolivo davanti alla difesa. Gilardino unica punta con Pepe, Iaquinta e Marchisio alle sue spalle.
 
La squadra di Lippi si tiene corta, compatta, affidandosi alle incursioni di Zambrotta e Pepe a destra, mentre sulla sinistra Criscito pensa più che altro a coprire.
 
I buoni propositi non mancano, ma gli azzurri faticano a metterli in pratica. I cross in area diretti a Gilardino e Iaquinta vengono puntualmente intercettati dai difensori avversari e l’Italia non trova la scintilla in fase offensiva. La scintilla sarebbe dovuta arrivare da Montolivo e Marchisio, ma entrambi praticamente invisibili in mezzo al campo, facendo poco e male. Al 22’ Montolivo si divora una chance irripetibile: il suo pressing costringe un difensore all’errore e il giocatore viola si trova davanti una prateria da percorrere palla al piede, solo un paraguaiano a difendere la porta di Villar. Ma Montolivo non mostra decisione e sangue freddo, anzi, la timidezza sostituisce la forte personalità che tutti si aspettavano.
 
Palla lenta fra le braccia del portiere, mani nei capelli.
 
Il Paraguay non riesce a impostare, bloccato a centrocampo da un infaticabile De Rossi. Anche la difesa italiana è resa solida da una straordinaria prestazione di Cannavaro, a un passo dai livelli del 2006, e da un ottimo Criscito. Semplicemente monumentale il capitano.
 
Al centro non si passa. Nemmeno sulla fascia.
 
Nessun problema per il Paraguay. Sfruttando la scarsa concretezza della nostra azione offensiva colpisce dove l’Italia, in Europeo e Confederation, ha dimostrato di essere meno solida: sui calci piazzati. Già su corner al 29’ la difesa italiana traballa ma riesce ad allontanare il pericolo. Dieci minuti dopo non sarà così fortunata. Alcaraz salta più in alto di tutti, segnando di testa il gol dell’1-0. E’ un brusco risveglio per gli azzurri. Si va al riposo in svantaggio.
 
Uno svantaggio oggettivamente non meritato, vista la maggiore mole di gioco macinata dalla squadra di Lippi. Il Paraguay fa il minimo sindacale. Primo tiro, primo gol. Dagli spogliatoi arriva una brutta notizia. Buffon non è in grado di continuare la gara a causa di un risentimento muscolare. Ma non c’è problema, Marchetti si infila i guantoni e, vivendo una scena che avrà di certo sognato ogni notte, fa il suo ingresso nello stadio sudafricano mentre la pioggia gli dà il suo umido bacio.
 
Dietro Gilardino qualcosa si muove. Pepe si sposta a sinistra, Iaquinta va a destra in cerca della giusta posizione.
 
L’Italia parte subito in avanti, sbilanciandosi un po’ troppo, lasciando spazio alle ripartenze del Paraguay. Al 55’ Barrios mette i brividi, e per poco non infrange come uno specchio il morale degli azzurri. Prima lui, poi Vera, non riescono ad anticipare per un soffio i difensori italiani che salvano in extremis.
 
Lippi mette dentro Camoranesi al posto di Marchisio, alias “il centrocampista fantasma”, e qualcosa cambia davvero. Subito l’italo-argentino sforna un paio di cross di ottima fattura per le teste acuminate di Iaquinta e Gilardino. Italia vicina al gol.
 
Pepe corre come un dannato avanti e indietro, assieme a De Rossi recupera mille palloni in tutte le zone del campo. Montolivo finalmente cresce, cresce sempre più. Ora partecipa in maniera significativa non solo in attacco ma anche in fase di copertura.
 
Chi di corner ferisce …
 
Su calcio d’angolo di Pepe il portiere paraguaiano esce completamente a vuoto, dietro di lui sbuca De Rossi che fa a sportellate con i difensori e riesce a toccare il pallone, spingendolo in rete.
 
Il pareggio era nell’aria. E ora l’Italia ha acquistato fiducia, spinge più di prima. Il gioco si fa più fluido, le azioni più frenetiche. E’ una vera metamorfosi.
 
Straordinaria partita di Pepe e De Rossi. I due combattono fino allo stremo su ogni pallone, come se ogni azione fosse l’ultima del Mondiale.
 
Montolivo viene messo giù in area, dubbi sull’intervento. Gilardino cerca di girarsi in area ma viene murato dalla difesa. E’ ancora il centrocampista viola a mettere paura con un insidiosissimo tiro da fuori. Villar si distende e mette in angolo. Ormai l’Italia ha in pugno la partita.
 
Manca solo quel gol, a dare il giusto risultato a una partita nettamente dominata dai campioni del mondo in carica, che darebbe più di una sicurezza nel girone.
 
Lippi tenta la carta Di Natale, ma l’asso napoletano non fa davvero la differenza. Piuttosto che accentrarsi e provare la soluzione personale rientra a centrocampo a fare quasi da trequartista, innescando Pepe e Zambrotta sulle fasce Ottima la collaborazione fra i reparti. E’ la squadra che vuole Lippi. Compatta, corta, solida in difesa e veloce nelle ripartenze. Manca solo la concretezza sotto porta che un Gilardino troppo isolato non è riuscito a dare (anche perché le palle buone che ha avuto sono davvero poche).
 
Non dimentichiamo poi che manca Pirlo, che Lippi proverà a recuperare in tempo per l’ultima partita contro la Slovacchia. Nessuna delusione per il pareggio, vista l’ottima prestazione dell’Italia, che ha incassato gol su palla ferma da una squadra che ha costruito poco e niente. Come ha affermato lo steso Lippi, in un mondiale le squadre crescono partita dopo partita.
 
Così è stato nel 2006.
 
Work in progress.

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