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Diario Italiano: le notti britanniche

I ragazzi inglesi li si riconosce, hanno uno sguardo particolare, che ricorda molto un film di pochi mesi fa. C'è qualcosa dei miti degli anni '90, qualcosa di quel nichilismo alla base di una mancanza che appare e scompare fino quasi a sembrare di non esserci.

Un primo approccio con il futuro della Gran Bretagna - i suoi giovani - non è agevole. Serve una certa dose di fortuna, conoscenza della lingua e dimestichezza. Ma soprattutto servirebbe capire il caos che deriva nella loro testa dal contrasto tra più modelli di vita incompatibili tra loro. Tanto forte da stringerli in una morsa.

L'aspetto più interessante da rilevare nella società britannica, specie quella universitaria, è come diversi modi di vedere la realtà, diverse concezioni dell'esistenza finiscano per coesistere. Di giorno business man, impeccabile e integrato, di notte nichilista, senza però alcuna apparente soluzione di continuità. Due identità, come in una mente schizofrenica, appaiono e scompaiono, rendendo difficile dare un nome a chi si ha di fronte. Giocano a nascondino, sembrerebbe, proprio quando si gettano a ondate nei club, bui, inaspettatamente tranquilli nonostante la musica che fa tremare ogni cosa. Qui il principio di un successo che è a portata di mano e va raggiunto secondo precise modalità non scompare, anzi convive e va a braccetto con la notte. È nelle parole di Ash, che studia Business, anche se non gli piace.

Non è calo delle inibizioni, quanto perdita del concetto che qualcosa abbia in fondo davvero senso. Un nichilismo che all'affacciarsi del buio è ancora più palpabile e reale. E lo si vede negli occhi di tutti. Non è leggerezza, ma è anzi pesante e sottile. Non è il nichilismo tratteggiato da Galimberti (L'Ospite Inquietante, Feltrinelli), la perdita della capacità di indicare cosa si vuole, quanto una cosciente caduta oltre l'orizzonte di senso. Ha qualcosa del vedere con i propri occhi insieme Noi siamo infinito e quindi l'intero mainstream degli anni '90, persi e illusi da ognuna delle autorità che si ponevano davanti ai giovani, ma c'è anche lo sciamare casuale di vita che ha fatto di American Beauty un capolavoro. È l'uscita da se stessi, la responsabilità di Shaun che voleva dare una gioia ai propri genitori, quanto lo sguardo della ragazza sbronza, studente di Psicologia.

Per vedere dove finisce lo stordimento dei tre imperativi categorici che la società britannica ha affidato loro - work, drink, buy - non bisogna attendere la mezzanotte, non bisogna entrare nelle infernali cavità del degrado. Basta entrare nei pub, nel mezzo del vociare, tra le targhe che dicono "leave silent", lascia il locale senza massacrare il vicinato di schiamazzi. Anche perché fuori le zone alcohol restricted sono molte, quindi, innanzitutto, decoro. Decoro, come quello che serve nella vita, perché quello che conta è il successo. Quindi giacca e cravatta, week days, poi se nel weekend il successo, distorto torna sbronza, perdita della cognizione, uscita dal mondo, poco importa. L'importante è che la "nuova leva" sia composta di uomini e donne di successo, pronta a marciare. Morti dentro? Lavoreranno meglio.

Di imprese che non aspettano che loro - camerieri, lavapiatti, venditori porta a porta, ma sempre in giacca e cravatta - ce ne sono in abbondanza. Nuova teoria d'impresa, che però non ha mai salvato nessuno. Se non gli squali. Quelli morti dentro appunto.

Foto: Mike Cunningham/Flickr

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