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Democrazia, primarie e legge elettorale

Ebbene si, lo ammetto, anch'io pensavo nel 1993, all'epoca del referendum promosso da Mariotto Segni, che con una legge elettorale maggioritaria si sarebbe potuto cambiare la politica italiana, scardinare il regime partitocratico, annientare il potere di ricatto di una pletora di insulsi partitini, imporre la selezione di una nuova classe dirigente che si fondasse sui criteri della competenza e dell'onestà.

La storia che ne è seguita, credo che nessuno possa negarlo, è stata diversa. Questi sedici anni sono stati gli anni del berlusconismo, è emerso un personale politico impresentabile ed inqualificabile che ha fatto perfino rimpiangere i vecchi notabili democristiani, la mala pianta della corruzione e dell'inefficienza non è stata certo debellata ma al contrario si è incredibilmente irrobustita e radicata, la politica, intesa come gestione della cosa pubblica da parte di coloro che sono chiamati a rappresentare la sovranità popolare, è stata via via sempre più espropriata da lobbies, oligarchie, mafie, organismi italiani ed internazionali (WTO, FMI, BCE ed altri) non democraticamente eletti e che non devono rispondere a nessun popolo delle decisioni assunte.

Della politica, quella che si può vedere alla luce del sole, è rimasto solo il teatrino, sempre più squallido ed autoreferenziale, di una casta corrotta e vorace che impone ad un'intera Nazione la mano morta del proprio insostenibile parassitismo.

E' dunque davvero sconcertante e deprimente che tante voci di quell'opposizione che si definisce “democratica” (Il Fatto, l'Unità, Repubblica, Giustizia e Libertà ad esempio) ripropongano oggi al centro del dibattito politico gli stessi argomenti - le alleanze anti-berlusconiane, le primarie per la scelta del leader e dei candidati, la riforma della legge elettorale – e che questi argomenti appassionino così tanto la base militante dell'opposizione.

Si tratta, sia ben chiaro di problemi reali, quelli di una legge elettorale truffaldina (e qui Sartori ricorda bene le responsabilità del Presidente Ciampi per averla firmata), della definizione di regole democratiche interne ai partiti, della necessità ed urgenza di liberare il Paese dalla vergogna del governo Berlusconi, ma la loro soluzione non è condizione sufficiente per ridare vita e futuro alla democrazia italiana.

Se un personaggio inaffidabile e screditato come Berlusconi ha vinto tre elezioni dal 1994 ad oggi ed è considerato favorito qualora fossimo a breve chiamati nuovamente alle urne, se, quando possono disporre della possibilità di scegliere tra i candidati disponibili, gli elettori inviano Mastella al Parlamento Europeo, la Trota al Consiglio Regionale nella civile e progredita Lombardia per il solo “merito” di essere il figlio di Umberto Bossi, se la Carfagna è la più votata in tutta Italia alle elezioni regionali, l'attenzione andrebbe posta anzitutto su altro.

E cioè che la crisi politica italiana nasce dalla crisi e dal degrado della società italiana, dall'incapacità dei cittadini, quantomeno di parte rilevante e determinante di cittadini, di esigere una rappresentanza politica in grado di perseguire il bene comune. E che la trasformazione della società italiana, ridare dignità e sovranità ai cittadini, richiede una vera rivoluzione etica e culturale.

Altrimenti, come dimostra il fatto che Berlusconi cade solo perché sfiduciato all'interno della sua stessa maggioranza e che non vengono messi assolutamente in discussione i mandanti della propria azione politica (il potere economico e finanziario, il Vaticano), cambiare la compagine di governo e la coalizione di partiti al potere non servirà a cambiare nulla.

Dice Gino Strada, uno dei pochi riferimenti etici rimasti in questa Italia degradata:

“Noi non riteniamo che questo Paese sia un Paese democratico. Noi non riteniamo che Democrazia sia uguale ad elezioni.”

Il Mondo che vogliamo

 

http://it.peacereporter.net/videogallery/video/12243

 

La democrazia è qualcosa che si fonda sulla libertà unita all'uguaglianza, sul rispetto dei diritti e delle regole e che deve vivere giorno per giorno attraverso la partecipazione informata e consapevole dei cittadini.

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