• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Dalle promesse alle croci bianche: l’isola che non c’è

Dalle promesse alle croci bianche: l’isola che non c’è

Dal Cavaliere Bianco ai pellegrinaggi a Roma, l’agonia dei lavoratori turritani.

Ombre fugaci schizzano intermittenti sulla parete scrostata dell’antica Torre Aragonese. Fantasmi che aleggiano, quasi schiacciati alla scaletta che ancora regge frustate gelide, indomite di maestrale. Sono quasi tutte volate o strappate, le bandiere colorate e gli striscioni sindacali che ne avvolgevano la cinta a mo’ di bandana. Un sacrilegio, l’accostamento al frivolo accessorio, così estivo e mondano, ostentato all’altro capo dell’isola, immune alla lotta degli ultimi disperati e ai loro resti post nuragici: siti tossici ebbri di veleni e sciagure nascoste.

Nella domenica papale dedicata agli operai sardi e non di Alcoa, prossimi al baratro del licenziamento, a Portotorres don Antonio Sanna precede di poche ore il richiamo del Pontefice, predicando alla messa dei bambini. Alcuni accomunati dallo stesso triste destino di troppi coetanei, dell’isola e del continente. I papà o parenti prossimi che si danno il turno da settimane, giorno e notte, sulla cima della Torre. Sono gli operai precari di Vinyls. Per i quali è stato già deciso il licenziamento. Dopo una ridda di chiusure, riaperture, ipotesi di nuovi compratori dalle etnie più diverse: gli ultimi investitori, gli arabi Ramco, erano in arrivo dal Qatar.

Peccato che Portotorres (sembra) non l’abbiano vista manco dal mare. L’approdo per i velieri o gli harem galleggianti, non è previsto da queste parti e anche il porto civico è una chimera. Guai a chiedere lumi alle istituzioni locali. Le iniziative di lotta per trattenere il gigante ENI e il lavoro dei circa duemila superstiti non si contano più. Sono passate anche attraverso il campeggio forzato del primo cittadino nella scorsa estate. Un presidio di svariati giorni nella tenda, all’ingresso dei cancelli Polimeri Europa, (altro satellite fuori orbita nella galassia ENI) divenuto simbolo di una resistenza, capace se non altro, di tenere alta la guardia.

L’accordo siglato da ENI con le segreterie nazionali di categoria dello scorso novembre diffondeva manna dal cielo: cicli di lavorazione per le manutenzioni ma soprattutto l’impegno per circa 600 milioni di euro da spendere in bonifiche su un territorio davvero stuprato (direbbe Vendola) da decenni di insana gestione. Promesse di sviluppo utili a chi le diffondeva da Roma, amare per chi restava sul molo industriale, aspettando gasiere e speranze, dissolte nell’aria, sempre più pesante, nonostante il maestrale.

"...Gli uomini della politica devono incontrare quelli dell’economia. Insieme devono trovare una soluzione !.. ", insiste don Sanna, parroco da 50 anni, prima in cattedrale e poi alla Chiesa del Cristo Risorto, parrocchia nata agli inizi dei ’70, per ospitare i neo industriali del take off petrolchimico targato Rovelli. Ancora la Chiesa tenta una mediazione con gli operai disperati, un collante di solidarietà: così la fiaccolata dei mille turritani dello scorso 26 gennaio, ( la notte per il lavoro che precede il giorno della memoria, un gemellaggio che lega crimini contro la dignità umana) sotto la pioggia battente è guidata dal vescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei.

Un chilometro silenzioso dalla basilica dei Martiri Gavino, Proto e Gianuario sino alla Torre. L’altare del martirio che ascende lentamente: il lavoro va via. Ai suoi piedi un tappeto di croci bianche. Questa è l’isola delle promesse, mancate. Tante, troppe per dimenticarle: una delle più recenti narra l’arrivo dell’Uomo della Provvidenza a pochi mesi dall’ultimo appuntamento elettorale (manco a dirlo) le regionali, anticpate sull’isola allo scorso febbraio 2008. Sono molti ad averle già archiviate, elettori e politici (certamente non le avrà dimenticate lo scrittore Veltroni), fra quest’ultimi sicuramente chi aveva "nominato" il Cavalier Bianco della Laguna, Fiorenzo Sartor, l’Uomo della Provvidenza. Sappiamo tutti (?) come è andata a finire.

Per chi ha dimanticato, basta fare due passi ai piedi della Torre, il Camposanto è qui.

 

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.238) 8 febbraio 2010 18:51
    Renzo Riva

    Della disoccupazione degli altri altri non me ne può importare di meno.
    Al pari di quando ero io senza lavoro e importava niente a nessuno.
    Ognuno utilizzi il suo sedere per farsi infinocchiare e non quello degli altri.
    Vero cari sindacalisti che rispondete ad altri interessi e non certo a quello dei lavoratori?
    D’altronde i lavoratori sanno quali sono i loro interessi?
    Se poi penso agli ecocatastrofisti questo è il giusto epilogo per qualsiasi attività industriale.
    Salutatemi l’antinuclearista Cappellacci.
    Mandi,
    Renzo Riva

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares