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Dalle lance ai geni: una riflessione sull’espressione cambiare il mondo

Una riflessione libera sull'espressione "cambiare il mondo" che domina tutti i discorsi pubblici in riferimento alla sostenibilità del nostro futuro. 

La storia dell'umanità si potrebbe riassumere in una cronologia delle conquiste dell'uomo sulla natura. All'inizio furono creati utensili di base in legno e pietra che permisero di migliorare l'efficacia nella caccia e difesa contro gli animali selvatici. La padronanza dell'utilizzo del fuoco, permise in seguito ai nostri antenati di scoprire nuove tecniche per preservare il cibo, e scoprire la fusione del metallo. Successivamente, l'uomo rivoluzionò il proprio modo di vita da nomade a sedentario, con le prime coltivazioni risalenti a poco più di diecimila anni fa. Ancora una volta l'inventiva dell'uomo gli permise di vincere la scarsità della natura e avere una produzione alimentare stabile durante l'anno. Questo fu l'inizio della civilizzazione e della costruzione delle prima città-stato. Arrivarono poi i primi imperi, e la civiltà si estese lentamente oltre il Medio Oriente. Con il Rinascimento arrivò una maggiore conoscenza della scienza, e poco più di cinquecento anni fa, con l'invenzione della stampa, questa conoscenza poté essere distribuita più velocemente.

La rivoluzione industriale, e in particolare l'Ottocento, accelerarono la conquista di nuove tecniche per controllare la natura: la macchina a vapore, la scienza chimica, la medicina, l'elettricità e la conoscenza delle leggi fisiche, ebbero tutte un impatto irreversibile sul rapporto uomo-natura. Il Novecento è stato un ulteriore secolo di scoperte che si sono susseguite a un ritmo sempre più incalzante: la scoperta dell'energia atomica, la creazione di macchine computazionali, il telefono, Internet. Oggi abbiamo la capacità di modificare il DNA degli esseri viventi, produciamo nanotecnologie, esploriamo il sistema solare, e la nostra vita quotidiana è dettata dalle nuove tecnologie. L'utilizzo di un computer e di un telefono con accesso a internet è parte integrante della nostra routine quotidiana, così come l'utilizzo della lancia lo era per i nostri antenati del paleolitico.

Mai nella breve storia dell'umanità, abbiamo avuto tanto potere sulla natura come oggi. Se indicizzassimo questa tendenza, osserveremmo probabilmente una curva piatta fino al 1800, momento dal quale l'indice di potere dell'uomo sulla natura è schizzato verso l'alto in maniera esponenziale. Se questa tendenza continuerà anche in futuro è difficile a dirsi, le previsioni sono sempre un azzardo; ciò che è certo, è che oggi l'uomo ha il potere di distruggere la natura, o salvarla.

In senso stretto, siccome ogni istante è diverso dal precedente, il mondo è in continuo cambiamento, e questo è probabilmente vero a prescindere dalla nostra esistenza: il mondo continuerà a cambiare anche quando l'umanità sarà estinta.

In un senso più intuitivo e vicino alla nostra comprensione, si parla di cambiare il mondo se ciò beneficia all'uomo: ovvero modificare qualcosa in maniera che la situazione che segue il cambiamento porti benefici all'uomo se comparata alla situazione antecedente al cambiamento. 

Questa definizione nasconde però un pericolo, poiché essendo in grado di cambiare il mondo a nostro beneficio immediato, siamo anche in grado di produrre grave detrimento a tutto ciò che non è umano se agire così migliora la nostra vita anche solo nel più breve termine. La magnitudine degli effetti sulla natura dovuti al cambiamento è diversa dal caso di un centinaio di migliaia di uomini che iniziano a utilizzare una lancia con una punta in metallo, in confronto al caso di otto miliardi di uomini che eliminano una porzione di foresta grande quanto un continente per coltivare una monocoltura geneticamente modificata. Entrambi i casi modificano l'ambiente in cui viviamo, ma gli effetti sull'equilibrio a lungo termine hanno due ordini di grandezza difficilmente comparabili. Quello che possiamo fare oggi può potenzialmente facilitare la nostra estinzione: ironicamente, "yes, we can". 

Quest'osservazione mi porta a concludere che un cambiamento nell'attuale situazione può essere più negativo che positivo se la natura viene considerata come parte dell'equazione: è più opportuno parlare di una necessità di conservazione del mondo piuttosto che di cambiamento.

In conclusione, suggerisco che la grande sfida per il secolo in corso non necessita più una retorica sul dovere di cambiare il mondo, espressione abusata in tutti i discorsi sul futuro e sullo sviluppo sostenibile, quanto sul dovere di preservare il nostro mondo dal cambiamento che l'umanità stessa ha ora potenzialmente facoltà di commettere. Questa è oggi la retorica di una vera responsabilità morale verso noi stessi, la natura e le generazioni future. 

Foto: Flickr, JD Hancock

 

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