Da oggi sono con le donne indiane
Si è parlato molto, anche troppo per i miei gusti, del parroco di San Terenzo che avrebbe affisso la locandina femminicida. Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere e non intendo dargli ulteriore importanza. Immagino che il suo scopo principale sia stato abbondantemente raggiunto: quello di essere sulla bocca di tutti come portatore di una sola verità. Manco ai tempi della caccia alle streghe ed alle crociate per salvare Gerusalemme. Pur essendo in vacanza a 400 km circa, sono stato solidale e presente con il pensiero alla manifestazione di protesta organizzata dal comitato spezzino di "Se non ora, quando" tenutasi sabato pomeriggio a San Terenzo.
Ora vorrei parlare di altro: un argomento più serio diventato attuale in questi giorni, tanto per rimanere a tema. Il mio pensiero va alla condizione delle donne indiane. Nascere donna in India, ancora oggi, equivale ad una condanna a morte: parliamo di una società di tipo patriarcale che priva le donne di ogni diritto e persino della dignità di esseri umani. Il loro destino è legato all'usanza della dote che rappresenta tuttora la strada per garantirsi il reddito per intere famiglie: un figlio maschio, per assicurarsi una rendita a vita grazie alla nuora.
Leggete questi articoli per credere:
India, in fin di vita ragazza stuprata da branco, Sonia Gandhi: "Nostri pensieri sono con lei"
Direi che il materiale è sufficiente per farsi un'idea: non bastasse, Internet è una miniera di informazioni. Basta cercare e documentarsi.
Altro che perdere tempo con quel parroco...
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